La Formula 1 è uno sport bellissimo, la Formula 1 è uno sport spietato. 20 piloti a contendersi un titolo, 10 team a duellare per lo scettro del miglior costruttore. Alla fine vince uno solo. Bisognerebbe partire da questa elementare evidenza per moderare certi giudizi nel momento in cui si vanno ad analizzare gli andamenti di un campionato.
La stagione 2024 ci ha consegnato una Ferrari rinata, che è stata in grado di vincere ben cinque gare e di chiudere il mondiale per team in seconda posizione, a un soffio dalla McLaren campione e davanti – e pure abbastanza in scioltezza – a quella Red Bull che ormai da anni era abituata a mostrare a tutta la griglia di partenza il bel sedere delle macchine che produce.
Non è roba da poco, anche perché Maranello veniva da un’annata in cui era riuscita ad agguantare una sola vittoria, del tutto estemporanea, e da un terzo posto alle spalle di quella Mercedes che in questo campionato, pur avendo vinto lo stesso numero di gare, è stata ampiamente sconfitta in pista.

Ferrari 2024: gli effetti del metodo Vasseur
Questo breve incipit non vuole essere uno spot per il Cavallino Rampante, né intende essere un’ode esagerata in un’annata nella quale alcune cose non hanno funzionato; vuole semplicemente essere un modo per spiegare a quei tifosi che ora hanno la necessità di cercare un reo che nei processi di crescita devono esserci anche annate come questa, in cui si mostra di aver superato delle ataviche difficoltà e nelle quali i difetti più grossi, anche se non del tutto annullati, vengono smussati e affrontati con una nuova verve.
Si è chiuso il secondo anno con Frédéric Vasseur al timone, l’uomo che ha il compito di ristrutturare il reparto corse della Ferrari. Un’incombenza non semplice dalla quale deriva una grande responsabilità. Ma anche in questo caso il cammino è netto ed è in crescita: dopo una stagione di apprendistato, quella 2023, la Ferrari si è consolidata e probabilmente si presenterà ai nastri di partenza del 2025 non più come quella Cenerentola che deve provare ad approfittare di situazioni particolari per vincere – un ruolo che non le si addice affatto – ma come una squadra capace di portare sulle spalle il peso della responsabilità di essere una delle favorite.
In queste ore le solite fazioni tossiche del tifo rosso si scervellano nel cercare fatti ed episodi da imputare a questo o a quell’altro pilota per spiegare il secondo posto nel campionato costruttori. C’è chi tira fuori l’incidente di Baku di Sainz, chi cita qualche qualifica sottotono di Leclerc, altri che vanno a fare le pulci a qualche strategia non proprio azzeccata… dettagli che pesano ma che allo stesso tempo non hanno importanza, perché ogni team, nell’arco di una campagna a 24 gare, incontra momenti di difficoltà.
La perfezione non esiste; si può tendere ad essa, ma sarà impossibile non sbagliare qualcosa nello sport più veloce, tecnico e competitivo che ci sia. Ferrari il mondiale non lo ha perso ieri, né è sfuggito con la gara opaca del Qatar, dove l’altra contendente, la McLaren, di disastri ne ha fatti diversi. Ferrari il campionato lo perde quando non pensava di essere in corsa: all’inizio dell’estate, per la precisione tra Canada e Spagna, quando conosce due battute d’arresto che hanno segnato questo 2024.

Ferrari 2024: la capacità di reagire
Sul circuito intitolato a Gilles Villeneuve arriva un doppio zero dopo la straordinaria vittoria di Leclerc a Monaco; al Montmeló Maranello introduce un nuovo pacchetto di aggiornamenti che sarà la croce invece di essere quella delizia che un po’ tutti si aspettavano. Tanto tempo hanno impiegato i tecnici della scuderia per risolvere le problematiche emerse con quell’upgrade, che in realtà si è comportato da downgrade. È servita l’intera estate, sono serviti sforzi ulteriori, è stato necessario ridisegnare e riprogettare elementi cruciali della SF-24 per venirne a capo.
Proprio in questo arco temporale la Ferrari ha perso punti preziosi e quindi si è messa in condizione di dover recuperare col fiatone. Eppure alla fine era lì, pronta ad approfittare delle defaillance della McLaren. E questa evidenza ci dice che le donne e gli uomini che lavorano in tutte i comparti della Ferrari sono stati in grado di non perdere la bussola – come spesso accadeva in passato – e di rimettere il progetto in sesto, puntando a qualcosa di grosso, dimostrando convintamente di poter concorrere per quel titolo costruttori che manca dal 2008.
E questo tipo di tendenza spezza con quel passato in cui la Ferrari dimostrava quell’andamento depresso dopo avvii incoraggianti: il vero trionfo è quest. Anche perché, una simile dinamica, con tutti i distinguo del caso, si è osservata anche l’anno scorso. Segno che la cura Vasseur inizia a produrre degli effetti visibili che nel prossimo futuro possono trasformarsi in vittorie concrete.

Ferrari non deve recriminare per questo campionato, né devono farlo i tifosi, che prima o poi dovranno imparare a compattarsi per il bene della causa anziché sfidarsi in pubblica piazza, adombrando complotti e teorie che vengono smentite pateticamente dai fatti, come quella secondo cui Leclerc e Sainz sarebbero due nemici che lottano per priorità diverse: balle inaccettabili.
Per due mondiali Ferrari ha seminato e il 2025 sembra essere proprio l’anno della raccolta. Il progetto 677 – questo è il nome in codice del modello il cui nome sarà svelato nel mese di febbraio – si fonderà su basi tecniche solide; tutto il team, dal canto suo, sarà spinto da un nuovo entusiasmo e soprattutto da procedure operative che si sono ben oliate e che hanno dimostrato di poter essere efficaci per competere ai massimi livelli.
Ecco perché non ci si deve abbattere, ecco perché non bisogna arrovellarsi nel rammarico pensando di aver fallito e di aver mancato l’occasione della vita. No, la Ferrari sta compiendo il suo cammino e sta progredendo passo dopo passo. È in questo modo che in Formula 1 si creano le stagioni vincenti. Nulla si improvvisa, niente si inventa. Lavoro, umiltà e metodo… questo serve per vincere e Maranello ha operato benissimo per istituzionalizzare queste tre modalità.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP