Sarebbero molte le cartoline da portarsi via da Città del Messico per la Ferrari: l’ennesima vittoria, il Campionato del Mondo Costruttori ufficialmente riaperto (in barba a chi non ci credeva, nonostante segni evidenti e tangibili di una rimonta tecnica dirompente), la tenera e spontanea commozione di un Carlos Sainz con la voce rotta dall’emozione, amorevoli lacrime di chi sa che tra poche settimane dovrà dire addio al sogno rosso e probabilmente a quello iridato.
Ci sono tante cose, quindi, da ricordare in questo ennesimo weekend trionfale per il Cavallino Rampante, ma preferisco riportare un’ altra immagine, meno “nobile”: pochi frame che mostrano un Charles Leclerc stizzito – e anche un po’ antisportivo, diciamolo – quando scende dalla vettura e preferisce tirare dritto come un bambino a cui hanno tolto il giocattolo senza salutare e tributare il compagno di squadra che aveva appena messo il punto esclamativo su un weekend di gara da superstar.
GP Messico, Ferrari: il Costruttori è a portata di mano
A Città del Messico la Ferrari ha effettuato il sorpasso sulla Red Bull, segnando un +25 sui campioni del mondo in carica che ormai hanno abdicato mollando di schianto. Ma quel che è più importante è che a Maranello vedono ben definiti gli scarichi delle McLaren MCL38: Woking ha un bottino di 565 punti, appena diciotto in più di una Rossa furiosa, che già in Brasile (vedi gli orari), complice la presenza della Sprint Race, può effettuare un altro sorpasso clamoroso e proiettare il team verso la vittoria di un titolo che manca dal 2008.
All’epoca, George W. Bush era il presidente degli Stati Uniti, in Italia Giorgio Napolitano svolgeva il suo primo mandato da Presidente della Repubblica e il mondo conosceva una crisi finanziaria senza precedenti causata dal crollo della Lehman Brothers. Lewis Hamilton vinceva il suo primo titolo mondiale beffando Felipe Massa – che ancora oggi si agita per vedere quel risultato ribaltato – e la Ferrari otteneva il suo ultimo Costruttori, senza immaginare, in quei giorni di gioie incomplete, che avrebbe dovuto attendere oltre tre lustri per tornare a lottare.
Questi cenni storici servono a far comprendere una volta di più quanto sia grande ciò che si sta giocando la Ferrari e quanto importante sia, per l’economia del team, riportare a casa un titolo che nobiliterebbe il blasone un po’ impolverato del Cavallino Rampante, che in questi anni non è stato poi così brillante.
Ora più che mai servono collaborazione, intesa, spirito di sacrificio e compattezza nei ranghi. Sainz, ma soprattutto Leclerc, devono capire che in ballo c’è qualcosa di più grande delle loro singole necessità. Già nella Sprint degli Stati Uniti, Charles non aveva accettato il sorpasso, duro ma pulito, del collega e aveva messo il muso lungo, prima di riprendersi con una vittoria che aveva cacciato via i cattivi pensieri.
Ieri questo atteggiamento infantile – non me ne voglia un campione straordinario – si è ripresentato davanti alle telecamere, quando sarebbe stato meglio ingoiare il rospo e fare buon viso a cattivo gioco, complimentandosi e magari rinviando alla proverbiale “camera caritatis” le discussioni sulla conduzione di gara che, va detto, è stata limpida e lineare.

GP Messico 2024, Ferrari: Leclerc mai al livello di Sainz
Lo aveva detto dopo le qualifiche che questo tipo di pista non favoriva il suo stile di guida. Leclerc era ben conscio che all’Hermanos Rodriguez avrebbe potuto prendere la paga che poi puntualmente è arrivata. E per tale ragione non si comprende quel non-sfogo, che vale più di mille parole urlate. Leclerc voleva la vittoria poiché probabilmente credeva ancora nel Campionato Piloti, nonostante i punti di distacco da Max Verstappen siano ben 71. Un trionfo gli avrebbe dato 10 punti in più, cosa che avrebbe ridotto il gap a 61 lunghezze. Comunque un abisso con sole quattro gare al termine.
Ma la questione è un’altra: il punto nodale è diverso. Leclerc non si è mai messo in condizione di poter vincere la gara messicana. Già al primo pit stop aveva accumulato un ritardo di circa 5 secondi, che non gli consentivano né di attaccare né di provare l’undercut. Nell’ultimo stint, quello con le gomme hard, ha visto addirittura aprirsi la forbice, fino a quell’errore fatale di cui ha approfittato Lando Norris e che poteva addirittura costargli la gara, visto che è mancato poco che finisse a muro.
Insomma, “Aiutati che Dio ti aiuta”. Se Leclerc non è stato in grado di incalzare, come una iena arrabbiata, la SF-24 numero 55, non può pretendere, specie con un Norris veloce e minaccioso, che il team imponesse a Sainz di rallentare e di lasciargli strada, rischiando di perdere capra e cavoli. Non serve un matematico per metabolizzare questa semplicissima dinamica. Per tale ragione la reazione di Charles è sembrata spropositata, fuori luogo e irrispettosa verso chi ha vinto una gara senza rubare nulla.
La dura verità che Leclerc deve accettare è che, probabilmente, il mondiale piloti è perso, salvo stravolgimenti e cataclismi. Se questo è accaduto, è soprattutto perché la Ferrari, da Barcellona alla pausa estiva, è stata alle prese con problemi di comprensione della vettura, che è diventata un monolite soltanto con la ripresa post agostana.

È normale sentirsi frustrati in un’annata che poteva avere un gusto ancor più dolce, ma il responsabile – se mai ce ne sono davvero – non è certamente Carlos da Madrid. Alla Ferrari non resta altro da fare che serrare i ranghi e proseguire su questa scia, approfittando di una vettura straordinaria e delle difficoltà degli avversari, alle prese con monoposto non sempre efficaci e con piloti iper-sbilanciati, considerando che sia Sergio Perez – non una novità – sia Oscar Piastri si stanno smarrendo letteralmente, prestando il fianco alla rimonta rossa.
Fred Vasseur deve lavorare sulla psiche di Leclerc in questi pochi giorni che ci dividono dal weekend del Gran Premio del Brasile. Sono certo che Charles, dopo una bella doccia e qualche momento di riflessione, capirà di aver fatto un’uscita a vuoto con quel non-tributo, e si farà trovare a Interlagos più pronto che mai. Lo scrivo, pur senza invitare nessuno a farlo: se dovessi investire un euro, lo punterei sulla vittoria di Leclerc nel Gran Premio di domenica prossima. Per il vincitore del Titolo Costruttori? Nemmeno m’esprimo, il mio pensiero è noto da tempo.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP