Nel dibattito che accompagna il presente e il futuro della Ferrari si inseriscono le parole di Gian Carlo Minardi, un personaggio le cui parole non vanno considerate mai alla stregua di semplici opinioni. Sono valutazioni che arrivano da una figura che conosce la Formula 1 dall’interno, ne comprende le dinamiche umane oltre a quelle tecniche e, soprattutto, ha maturato un’esperienza diretta nella gestione di strutture complesse, in contesti spesso più difficili di quello attuale di Maranello. Per questo, le considerazioni rilasciate al Quotidiano Sportivo su Fred Vasseur meritano di essere lette come consigli preziosi, non come critiche fini a se stesse.

I consigli di Minardi a Vasseur e alla Ferrari
Minardi entra subito su un punto che in Ferrari continua a essere sottovalutato, ma che nella storia del team ha sempre avuto un peso determinante: la dimensione umana e culturale della leadership. “Fossi in lui cercherei di imparare finalmente l’italiano. In un gruppo di lavoro competitivo non di rado l’empatia vale quanto se non più di un aumento di stipendio”.
È una frase che va ben oltre l’aspetto linguistico. Parlare italiano, per un team principal della Ferrari, non è un vezzo identitario né un dettaglio folkloristico. È uno strumento di lavoro. È la possibilità di comunicare senza filtri con tecnici, meccanici, operai, di cogliere sfumature, umori, segnali deboli che spesso fanno la differenza tra un ambiente coeso e uno semplicemente funzionale. Minardi richiama un concetto importante: l’empatia come leva prestazionale. In una squadra che da anni alterna picchi di competitività a ricadute improvvise, la capacità di creare un’identità condivisa può incidere quanto un aggiornamento aerodinamico.
Il secondo passaggio è ancora più delicato e tocca il tema della comunicazione esterna, uno dei punti più controversi della gestione Vasseur. Minardi non contesta la strategia tecnica in sé, ma la coerenza del racconto pubblico che l’ha accompagnata.
“Al suo posto starei più attento alle esternazioni pubbliche, per mesi ha garantito che stavano lavorando sulla SF-25 per migliorarla e invece in autunno ha raccontato che già da aprile avevano deciso di interrompere lo sviluppo per puntare tutto sul 2026. Un po’ incongruo, no?“.
Qui il messaggio è chiarissimo. In Ferrari, la comunicazione non è mai neutra: costruisce aspettative, orienta il giudizio dell’opinione pubblica e, soprattutto, incide sul clima interno. Raccontare una direzione e svelarne successivamente un’altra mina la credibilità del management, anche quando le scelte tecniche sono razionali e condivisibili. Minardi richiama implicitamente Vasseur a una maggiore disciplina comunicativa, perché in un ambiente sotto pressione costante la coerenza narrativa è parte integrante della leadership.
Queste parole arrivano in un momento delicato. Vasseur si avvicina a una fase della sua gestione in cui il tempo delle giustificazioni sta lasciando spazio a quello delle responsabilità piene. La Scuderia è chiamata a una transizione complessa, con il 2026 come orizzonte tecnico e politico, ma anche con la necessità di dare segnali di solidità nel presente. In questo scenario, i consigli di Minardi assumono un valore strategico.
Imparare l’italiano, migliorare l’empatia interna, calibrare meglio le esternazioni pubbliche: non sono dettagli, ma elementi strutturali di un progetto vincente. La storia della Ferrari insegna che i cicli positivi sono sempre stati accompagnati da figure capaci di incarnare il team, di parlare la sua lingua in senso letterale e culturale e di gestire la comunicazione con lucidità e coerenza.

Per questo le parole di Gian Carlo Minardi non andrebbero archiviate come una critica esterna, ma lette come un promemoria autorevole. La Ferrari e Fred Vasseur hanno davanti una sfida enorme. Ascoltare chi conosce profondamente questo mondo, e soprattutto mettere in pratica certi suggerimenti, potrebbe rivelarsi meno marginale di quanto sembri. In Formula 1, spesso, le svolte più decisive non arrivano solo dal tunnel del vento, ma dalle stanze in cui si costruisce la fiducia.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Minardi
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