La Ferrari è il simbolo più riconosciuto dell’automotive e del motosport. Il “Cavallino Rampante” che tutti sognano di poter cavalcare, sia in pista e sia su strada. L’azienda di Maranello, ha creato la sua leggenda grazie al mondo delle corse, in primis alla Formula 1. Storie di vittoria e gloria, storie di cocenti sconfitte, storie di uomini che hanno dato la vita ed il proprio corpo per la Rossa. Tutto questo per il sogno di uomo, Enzo Ferrari.
È per lui se oggi riempiamo le tribune e ci incolliamo alla TV per vedere le Rosse di Maranello sfrecciare sui tracciati di tutto il mondo. La scuderia italiana, ormai, ci ha abituato neanche a sconfitte, almeno quelle sono onorevoli, ma a vere e proprie umiliazioni sportive e politiche in cui gli avversari si fanno beffe degli uomini e delle donne che indossano la divisa della Ferrari.

Ma la “Ferrari” che sognava il Drake, è la stessa di oggi?
Nel corso degli anni, si sono succeduti presidenti, tecnici e piloti. Dopo il 2008, tutto è andato a rotoli, come nei funesti anni ’80 e ’90. C’è un paradosso, molto noto, tra l’altro che potrebbe ben spiegare le condizioni della Ferrari: il paradosso della nave di Teseo.
La nave di Teseo è un concetto filosofico che riguarda l’identità e il cambiamento. La storia di Plutarco racconta che la nave di Teseo, eroe mitologico greco, rimase in un porto e, nel tempo, tutte le sue parti, assi, veli e pezzi vari, vennero sostituiti man mano che si deterioravano. Tutto fu cambiato e la nave risultò nuova di zecca. Alla fine, ci si pose un quesito quando nessuna parte originale restò: è ancora la stessa nave?
Il paradosso solleva questioni sull’identità: cosa rende un oggetto “lo stesso” nel tempo? È la continuità delle sue parti materiali, la sua forma, la sua funzione o la sua storia? Alcuni filosofi sostengono che l’identità dipenda dalla continuità strutturale o funzionale, altri dalla percezione o dal contesto.
La scuderia, oggi, si racchiude in un’hashtag “#essereFerrari”, ma quale? Quella di Enzo Ferrari, forte nello sport e nella politica, che non si faceva intimidire dagli avversari e dalla Federazione o quell’attuale che sembra essere solo un motivo d’orgoglio, uno sponsor su quattro ruote tanto caro alla Formula 1? Più che #EssereFerrari, bisognerebbe #essereEnzoFerrari.
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Crediti foto: Ferrari