Poco meno di 90 km, un’ora d’auto per spostarsi da Maranello all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. Brevi distanze a confermare il fatto che per il Cavallino Rampante quello dell’Emilia Romagna è il Gran Premio di casa. Lo è più di Monza, e non perché reca al suo interno il nome del fondatore del mito rosso, ma poiché in quella zona si respira la stessa aria, si parlano gli stessi dialetti, si incontrano facce amiche. Insomma, ci si sente a proprio agio, come quando ti sposti per andare a trovare un vecchio amico.
Stavolta quel conoscente di lungo corso può venire in soccorso di una vettura, la SF-25, che boccheggia in difficoltà impreviste, divenute una solida certezza dopo sei gare di sofferenza e nelle quali sono emerse effimere soddisfazioni, sublimate in un podio nella gara canonica e una vittoria e un terzo posto nelle “garette” tanto care a Liberty Media?
Maranello ha fatto poco, pochissimo in questo 2025. Quasi zero rispetto alle attese invernali, che ponevano la Ferrari come uno dei soggetti da battere. Un team che a Miami è stato addirittura superato dalla Williams in cui corre quel Carlos Sainz deriso da qualcuno per aver scelto l’Inghilterra. Nemesi.

Ferrari in loop: a Imola per capire ancora
È difficile rispondere al quesito di cui sopra, ma di certo ci si approccia al primo Gran Premio europeo senza grosse aspettative. La vettura non dovrebbe subire significative modifiche, in attesa dell’introduzione del giro di vite sulla flessibilità alare previsto per il Gran Premio di Barcellona, che chiuderà il triplice appuntamento che si apre proprio con la gara che si svolge sulle rive del Santerno: qui il programma completo.
Gli ingegneri guidati da Loïc Serra pare vogliano concentrarsi non solo sulla veste aerodinamica, ma anche su quel sistema sospensivo posteriore che forse sta creando qualche grattacapo di troppo e che di sicuro non ha dato gli effetti sperati, nonostante il nuovo disegno del cambio al quale sono ancorati quei maccanismi ammortizzanti che sono diventati più croce che delizia per Charles Leclerc e Lewis Hamilton.
Se questa cosa fosse confermata – e ancora non vi sono elementi per poter dire con certezza che si introdurrà un nuovo cinematismo – sicuramente ci sarà da attendere molto, poiché si tratta di un intervento non contemplato nel programma di upgrade definito per la stagione 2025. Un lavoro per cui serve tempo e che, incrociandosi con la Direttiva, impone una riflessione più profonda ai tecnici, che hanno quasi le mani legate: non avrebbe senso stravolgere alcuni concetti aerodinamici prima di operare sulla sfera meccanica.

Ferrari: a Imola per raccattare punti
Per questa ragione, Imola si presenta come un weekend da giocare quasi in difesa. Una gara nella quale si proverà a non sfigurare davanti al pubblico amico, anche se le possibilità di avere la meglio su McLaren – e forse anche su Red Bull e Mercedes – sono davvero molto ridotte. Il ritornello sarà sempre lo stesso, quel refrain che sta facendo perdere la pazienza a un pubblico innamorato che ha riposto fin troppa fiducia in uno staff che per ora ha deluso: “bisogna capire”.
Sì, perché la SF-25 è ancora un laboratorio viaggiante, resta tuttora un mezzo con una finestra operativa molto piccola e che risente eccessivamente delle condizioni ambientali. Ma non solo: è un’auto che non risponde in maniera coerente alle variazioni d’assetto e sulla quale si stanno sperimentando diverse cose. Se Leclerc ha trovato una piccola direzione da seguire – che a Miami non ha comunque pagato – chi è più in difficoltà è Lewis Hamilton, che appare preoccupato e, peggio ancora, demoralizzato.
È sfiduciato il sette volte campione del mondo che qualche settimana fa s’è lasciato andare a dichiarazioni veramente preoccupanti, alludendo al fatto che questa macchina lo condannerà a una stagione di patimenti e che forse è il caso di cominciare seriamente a pensare al 2026. Ferrari questo non intende farlo, specie se davvero rimetterà mano alla sospensione posteriore. Segno che ci si vuole provare a rendere meno amara questa pillola.
Ma il tempo stringe, e serve fare un bagno di razionalità e pragmatismo: con un inedito quadro normativo alle porte, un budget cap che offre pochi margini operativi e un sistema ATR che incatena le squadre con un contingentamento orario che mal si sposa con le necessità di chi deve recuperare, è difficile pensare che la SF-25 possa di colpo diventare la vettura da battere.
Il fatto stesso di riporre tutte le aspettative nella direttiva tecnica del Montmeló dà la cifra di quale sia l’aria che tira nella gestione sportiva di Maranello. Il Gran Premio di Spagna ha il sapore dell’ultima spiaggia, ma prima di questo ci sono due gare da disputare: la nostra Imola – che presenta un tracciato che potrebbe non essere proprio nemico per le sue caratteristiche – e Montecarlo che, di converso, potrebbe rappresentare una vera e propria Caporetto tecnica, in considerazione del fatto che la SF-25 soffre maledettamente le curve di bassa percorrenza, a dimostrazione di una deficienza meccanica per la quale si sta provando a mettere una toppa.

Per questa ragione serve un bagno di realismo ed è necessario evitare di alimentare vacue speranze: Imola sarà un weekend in linea con quelli visti in precedenza. Ferrari sarà attendista e proverà a capitalizzare al massimo tutte le occasioni che la pista offre. Un tracciato molto refrattario alle manovre di sorpasso e sul quale sarà importantissimo partire quanto più avanti possibile.
Servirà una super qualifica, con un Leclerc d’annata e un Hamilton che finalmente riesce a superare il pantano tecnico-mentale nel quale è incastrato. Alla luce di quanto accaduto nelle prime sei gare, è verosimile pensare che ciò possa verificarsi? Nessuno me ne voglia, ma il barometro dell’ottimismo è ai minimi termini.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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È da tempi immemori che la Ferrari raccatta poco, considerando che quasi sempre nei cambi regolamentari il team dei progettisti ha quasi sempre “toppato”, inevitabile pensare ad un 2926 positivo. Il solo fatto che un venditore di bibite decide di investire sulla F1, costruirsi team ed un auto e in pochi anni ti massacra, la dice lunga sull’organizzazione Ferrari.