“È stata una stagione difficile. Non credo che siamo stati esattamente dove volevamo essere come squadra”. A pronunciare queste parole è Charles Leclerc che si avvia verso Singapore, ma la sensazione è di déjà-vu. Esternazioni identiche, quasi fotocopiate, le abbiamo sentite da Fernando Alonso, da Sebastian Vettel, persino da Felipe Massa che ora cerca di elemosinare il titolo (o forse un po’ di grana) a suon di carte bollate. E ci si ferma qua per evitare di produrre una dolente e oltremodo lunga lista. Ogni autunno in Ferrari si consuma lo stesso rituale: certificare il fallimento del presente e affidarsi alla promessa del futuro. Un mondiale che sembra non poter arrivare mai.
Leclerc prova a metterci il cuore: “Personalmente sono molto soddisfatto delle mie prestazioni e non vedo l’ora di portare la Ferrari al vertice e tornare a vincere. Spero che questo avvenga già questo fine settimana a Singapore: è una pista che adoro”, ha spiegato a The Straits Times. Ma la verità è che queste dichiarazioni, ormai, hanno perso mordente. Alonso diceva che “ci siamo, manca poco”. Vettel assicurava che “il prossimo anno avremo la macchina giusta”. Persino Massa, dopo la beffa del 2008, parlava di “grandi opportunità” all’orizzonte. Risultato? Un titolo Piloti che latita dal 2007 e un Costruttori fermo proprio in quella San Paolo del Brasile in cui Lewis Hamilton incastonò la prima gemma nella sua corona.

Ferrari: il Mondiale 2026 è il nuovo Eldorado delle illusioni
Non a caso Leclerc, quasi a rispettare il copione, sposta l’asticella più in là: “Vedo sicuramente una grande opportunità per noi come piloti e come squadra. Ci saranno molti cambiamenti e sta a noi cominciare questo nuovo ciclo sulla strada giusta”. Il 2026, con la rivoluzione regolamentare, è diventato il nuovo Eldorado. Ma quante volte abbiamo sentito questa storia? Nel 2014, con l’avvento delle power unit ibride, si parlava di occasione da non perdere. Nel 2022, con le nuove regole aerodinamiche, la Ferrari avrebbe dovuto aprire un ciclo. In entrambi i casi, il futuro promesso è evaporato sotto i colpi implacabili della concorrenza. Mercedes, Red Bull e persino McLaren (che veniva da anni nerissimi) a banchettare, con il Cavallino Rampante a cibarsi di amare briciole.
L’impegno di Leclerc, va detto, non è in discussione: “Cerco sempre di lavorare il più possibile per essere pronto al massimo, sia fisicamente che mentalmente. Cercherò di spingere e di migliorare sempre di più ogni anno: questo è sempre stato il mio approccio e non cambierà”. È la Ferrari che non cambia, che continua a condannare i suoi uomini migliori a un destino da predicatori di speranza, costretti a vendere il sogno dell’anno che verrà.

Mentre i concorrenti capitalizzano il presente e preparano il futuro evitando una perpetua transizione, a Maranello si vive sospesi in una terra di mezzo. Un limbo in cui la gloria appartiene al passato e il futuro è sempre “quello buono”. Da Alonso a Vettel fino a Leclerc, il mantra non cambia. L’unica cosa che muta è il calendario: vent’anni di attesa per un titolo sono già troppi. Continuare a vivere di promesse non è più accettabile.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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