In un caldo e stanco venerdì di metà luglio giunge la notizia che i tifosi ferraristi non volevano leggere: Adrian Newey è sempre più lontano da Maranello. A darne conto è Roberto Chinchero, affermato professionista che non si lancia in previsioni che si reggono su basi argillose.
Che il genio inglese negli ultimi tempi stesse valutando altre offerte era ormai chiaro: Aston Martin fa sul serio, McLaren non si è mai del tutto defilata e lui, in una linea di continuità ormai chiara, è molto restio a lasciare la sua terra natia. La realtà è che Maranello probabilmente non è stata mai la prima opzione dell’ingegnere che ha firmato la RB17 presentata poc’anzi. Peccato invece che in Italia questa cosa sia stata raccontata in maniera del tutto diversa.
Classico meccanismo per accontentare tifosi sognatori e per alimentare un meccanismo, quello del clickbait, che purtroppo è duro a morire. Ma la serietà, si sa, non alberga in tutte le redazioni. La deontologia professionale vola via come gli uccelli cinguettanti che si fanno latori di presunte informazioni. Ma lasciamo stare, questo è un altro discorso che a tempo debito verrà affrontato.
Ferrari spiazzata? Sarebbe corretto affermare ciò se Newey fosse stato davvero un obiettivo. Ma questo non lo capiremo mai o probabilmente sarà chiaro nel momento in cui Fred Vasseur – o chi per esso – ammetterà una volta e per tutte che una trattativa c’è stata. La sensazione è che gli uomini di Maranello hanno in mente uno schema diverso da quello dell’ingaggiare una stella che probabilmente vuole lavorare non direttamente in fabbrica e intende farlo nel ruolo di super consulente esterno.
Ferrari è alla ricerca di un altro profilo, di chi possa essere inserito in pianta stabile nella fabbrica modenese e che possa vivere la realtà della scuderia giorno per giorno, sia in azienda che sui campi di gara.
Chi sarà il nuovo direttore tecnico che spezzerà l’interim di Fred Vasseur lo scopriremo solo tra qualche mese. Loic Serra (in calce l’approfondimento video sul mago delle sospensioni)? Una risorse interna? Un Mr. X? Ognuna di queste opzioni è sulla scrivania di Vasseur.
Volendo divertirci un po’ e fare un giochino senza imbonire i lettori affermando che vi sono notizie in merito, il nome che sembra essere letteralmente cucito su misura per la Ferrari è quello di Aldo Costa.
Chi è Aldo Costa
Non ci sarebbe bisogno di farne una presentazione, ma tracciamo un rapido identikit di Aldo Costa, uno dei tecnici più vincenti della storia della Formula Uno.
Costa si laurea all’Università di Bologna in ingegneria meccanica. Entra in Formula 1 nel 1988 come capo progettista della Minardi. Nel 1995 approda in Ferrari. Il suo primo incarico è quello di sviluppare il progetto della versione GT-Le Mans della spider F50. L’anno dopo diventa responsabile della progettazione autotelaio, nell’ambito della Gestione Sportiva.
Nel 1998 viene nominato assistente del capo progettista della monoposto di Formula 1, Rory Byrne, al quale è succeduto nel 2004. Nel 2006 è stato nominato capo della direzione autotelaio e dal 2008 è divenuto direttore tecnico fino al 24 maggio 2011.
Il 30 settembre 2011 la Mercedes annuncia l’arrivo di Costa nel ruolo di direttore dell’ingegneria e responsabile della progettazione e sviluppo. È stato ad interim direttore tecnico della scuderia anglo-tedesca da gennaio a marzo 2017, mese in cui lo sostituisce James Allison.
A luglio 2018, Mercedes annuncia l’addio di Costa a fine stagione. Nel settembre 2019 lascia definitivamente ogni incarico in Mercedes per approdare in Dallara dove, dal gennaio dell’anno seguente, subentra al fondatore Gian Paolo Dallara come direttore tecnico dell’azienda di Varano de’ Melegari.
Ferrari: perché Aldo Costa sarebbe un nome buono?
Inutile ripercorrere tutti i trionfi ottenuti da Costa, basta incrociare le date che avete letto in alto con l’albo d’oro della Formula Uno. Ribadendo che NON ESISTE UNA TRATTATIVA (scusateci per il maiuscolo, ma a volte è necessario “urlare”), perché Costa sarebbe un affarone?
- Ha lavorato con Lewis Hamilton e ne conosce pregi, virtù e difetti. Un fattore importante che potrebbe pesare quando c’è da impostare un nuovo cammino tecnico definito dalle regole 2026;
- Costa opera in Dallara, una struttura che fornisce il suo know-how a molte categorie del motorsport, quindi anche alla F1, ma che non ha legami strettissimi con altre squadre. Quindi sarebbe libero da vincoli di opportunità e conflitti di interesse assortiti;
- Probabilmente non sarebbe soggetto ad un periodo di gardening in virtù del punto precedente;
- Rimarrebbe in Italia, a un tiro di schioppo da Varano de’ Melegari. Cosa che soddisfa le sue esigenze e quelle della Ferrari;
- Avrebbe la possibilità di dimostrare che Maranello sbagliò a non puntare su di lui creando le basi per il trasferimento in Mercedes dove ha contribuito ad avviare la striscia di vittorie più lunga della storia Formula Uno;
- Porterebbe una metodologia vincente sviluppata in Mercedes insieme a Loic Serra che è stata una pedina chiave per creare quei sistemi sospensivi che hanno fatto grandi le varie W che si sono succedute negli anni.
Quelle sopra mostrate sono solo alcune delle cose che renderebbero questo matrimonio particolarmente fruttuoso per la Ferrari. Peccato che Aldo Costa stia benissimo in Dallara e che non stia pensando di mollarla per chiudere la carriera laddove ha preso lo slancio verso la gloria.
Quella di Costa è una dolce suggestione destinata a non concretizzarsi. E come questa ve ne sarebbero tante altre che forse hanno più chance di diventare reali. Se, come pare, Adrian Newey snobberà il Cavallino Rampante, Vasseur deve proseguire nel suo casting. Nella speranza, per i tifosi della rossa, che centri il nome giusto.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari