Spesso, per spiegare un fenomeno, si tende a polarizzarlo, passando da un estremo all’altro. Quando si parla di Lewis Hamilton in Ferrari, sembra che si sia smarrita del tutto la capacità di cogliere le sfumature, puntando solo sul bianco o sul nero. Questo tipo di approccio, però, non aiuta a rappresentare accuratamente la realtà né a spiegare certe dinamiche.
C’è chi pensa che l’operazione sia esclusivamente commerciale; dall’altra parte, c’è chi ritiene che la Ferrari abbia scelto Hamilton per ragioni prettamente tecniche. Probabilmente, come in ogni fenomeno, la verità sta nel mezzo.
I primi sostengono che Hamilton sia innanzitutto un’azienda che un pilota e che il suo valore superi il compenso che la Ferrari dovrà corrispondergli. I grandi marchi del lusso legati a Hamilton investiranno somme elevate in sponsorizzazioni per anni, a prescindere dall’accordo con Maranello, considerando il sette volte campione un’icona della F1. Le basi di marketing per il “matrimonio” tra Hamilton e il Cavallino Rampante sono quindi più che solide.

Hamilton – Ferrari: non è solo questione di marketing
Ma non può essere solo questa la motivazione alla base dell’accordo. La Ferrari è già un marchio potentissimo e, data la costante positività dei suoi bilanci trimestrali, non ha certo bisogno di legarsi a un’icona come Hamilton per prosperare. Fred Vasseur, l’architetto di questa operazione, resa possibile grazie all’ok di Benedetto Vigna e soprattutto di John Elkann, sa che ci sono anche ragioni puramente tecniche che Maranello intende sfruttare.
Vasseur ha più volte ripetuto che la presenza di Hamilton alzerà il livello tecnico e, soprattutto, la responsabilità di ogni membro del team. Un ambiente meglio strutturato per un perfezionista come lui, che stimolerà anche Charles Leclerc a migliorarsi. Lo stesso Leclerc ha ammesso che il quasi ex-pilota Mercedes contribuirà ad aumentare il livello tecnico complessivo della Ferrari.
C’è anche un altro aspetto che Vasseur ha considerato prima di ingaggiare Hamilton, un ambito che Toto Wolff ha confermato di recente durante la presentazione del suo libro. Il team principal della Mercedes sottolinea come Hamilton sia in grado di togliere pressione alla squadra grazie alla sua capacità di assumersi responsabilità. “Ha tifosi devoti che cercano sempre di colpevolizzare la squadra, ma lui toglie pressione al team“, ha dichiarato Wolff. Questo fattore potrebbe rivelarsi prezioso per una scuderia che a volte fatica a mantenere la concentrazione quando le cose non vanno per il meglio.

L’ambiente Ferrari è difficile. Spesso si dice che vincere un titolo a Maranello equivale a vincerne molti altri altrove. Un pensiero romanzato, ma che riflette come l’ambiente italiano non sia tra i più semplici in cui operare. Hamilton potrebbe fare da parafulmine qualora le cose non andassero bene. Scongiuri autorizzati.
In questo senso, potrebbe rivelarsi un alleato importante per Vasseur, che ha già sperimentato quanto la situazione possa diventare rovente quando i risultati non arrivano. Dopo un primo anno in cui l’ambiente gli ha concesso il beneficio del dubbio, nel 2024 ci sono stati alcuni momenti critici per il manager francese. Uno è stato il periodo successivo a Barcellona, in cui la SF-24 ha registrato un calo prestazionale; l’altro è il mancato ingaggio di Adrian Newey, che molti davano già per certo a Maranello.
In questa fase, Vasseur è stato messo sotto pressione ma ne è uscito con decisioni coraggiose, come la rimozione di Enrico Cardile e la promozione di Diego Tondi, parte di una più ampia ristrutturazione interna che ha coinvolto anche Loic Serra.
In sintesi, Hamilton potrebbe essere un prezioso alleato nel catalizzare la pressione e liberare le enormi risorse interne della Ferrari, con professionisti desiderosi di passare finalmente dal partecipare al vincere. Magari già in questo 2024, con un titolo Costruttori a portata di mano, per cui la Ferrari non lascerà nulla di intentato.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP