La confessione di Frédéric Vasseur è arrivata quasi di sfuggita, poco prima dell’avvio del Gp del Qatar, ma il suo peso strategico è enorme: già ad aprile, a Maranello, avevano deciso di mollare lo sviluppo della SF-25 per puntare tutto sul 2026. Una decisione presentata come dolorosa, anche se condivisa e razionale. Eppure, riletta oggi, quando il campionato sta per “morire” sembra più un segnale d’allarme che un atto di lungimiranza.
Il team principal ammette che, psicologicamente, sapere di avere ancora venti weekend davanti senza aggiornamenti aerodinamici è stato difficile da gestire. E ci mancherebbe altro! In quella confessione c’è un sottotesto che nessuno sembra voler enunciare a voce alta: smettere di sviluppare troppo presto rischia di creare un rilassamento interno che può diventare letale proprio mentre la Formula 1 entra nella rivoluzione regolamentare più grande degli ultimi decenni.

L’inverno 2024 aveva alimentato ben altre promesse. La Ferrari aveva blindato Charles Leclerc ed eletto Lewis Hamilton a simbolo rinascimentale di una squadra che voleva tornare a vincere il Mondiale Costruttori. E non solo. I due piloti più iconici della griglia nella stessa squadra: non una semplice line-up, ma un manifesto. E nella percezione collettiva, la Ferrari era il team che sembrava aver trovato la strada giusta, forse anche più della McLaren, nonostante una MCL38 che l’anno prima aveva chiuso in cima proprio davanti alla SF-24 andata in crescendo dopo aver individuato le problematiche che l’avevano attanagliata nella fase centrale della tenzone. Il potenziale, però, è stato dilapidato creando un vuoto tecnico.
Hamilton non è riuscito ad adattarsi alla vettura in 23 weekend. Leclerc ha limitato i danni, perché prova sempre a farlo, e i suoi sette podi testimoniano più la sua capacità di restare focalizzato che la competitività della SF-25. Il paragone interno, 226 punti contro 152, dice qualcosa ma non dice tutto: ciò che parla davvero è la classifica Costruttori, lì dove il Cavallino Rampante misura il proprio valore reale, e dove la squadra è sprofondata al quarto posto con soltanto una gara rimasta. Perfino la Red Bull spinta dal solo Verstappen è davanti. E il Qatar, fotografato con un Hamilton fuori in Q1, ancora una volta, ha certificato l’impotenza della Rossa.
Ferrari: lo stop alla sviluppo e le pericolose implicazioni in chiave 2026
La radice del problema, Vasseur lo dice senza giri di parole, è stata proprio quella scelta di aprile: arrendersi alla superiorità McLaren, prendere atto che il 2025 sarebbe stato irraggiungibile e spostare da subito le risorse sul 2026. Una decisione comprensibile nell’analisi fredda dei numeri, meno comprensibile nella lettura della cultura interna di un team che non può permettersi zone d’ombra. Perché smettere di sviluppare significa smettere di osare. E smettere di osare significa lasciare che si insinuino abitudini, ritmi, automatismi mentali che non appartengono a chi vuole vincere un Mondiale sotto nuove regole.
L’errore, forse, è stato pensare che la transizione si potesse fare a cassette degli attrezzi chiuse. Vasseur lo ammette tra le righe: l’aspetto psicologico è stato sottovalutato. Se tu dici ai tuoi ingegneri, ai tuoi aerodinamici, ai tuoi meccanici che non arriveranno più pacchetti, che gli strumenti sono quelli e che bisogna limitarsi a gestire, è quasi inevitabile che subentri una forma di inerzia. La stessa mollezza che oggi vediamo in pista, dove ogni fine settimana la Ferrari sembra galleggiare senza un vero trend di crescita.

È vero che la decisione è stata collegiale, condivisa tra tutti i membri della squadra e persino con i piloti. Ma proprio questo dettaglio evidenzia il rischio: un consenso così largo attorno a una scelta rinunciataria può trasformarsi in un clima di legittimazione del minimo indispensabile. Non è un caso che Vasseur abbia scelto parole come “accettarlo”, “difficile da gestire”, “psicologicamente complicato”. Termini che, letti al di là della superficie dell’acqua, raccontano un gruppo che ha rallentato, che ha interiorizzato la sconfitta e che, nel momento peggiore, si è autorizzato a convivere con essa.
Il problema è che il 2026 non sarà un normale reset regolamentare. Sarà uno stravolgimento totale, dove l’aerodinamica dovrà convivere con power unit completamente nuove e dove interpretare per primi la filosofia giusta farà la differenza tra vincere e annaspare per anni. Se la Ferrari arriva all’anno zero con un reparto corse che da mesi si abitua a non sviluppare, a non correre ai ripari, a non modificare nulla di sostanziale, il rischio è arrivare alla grande rivoluzione in un pericoloso stato di “rilassamento tecnico”.
E mentre Maranello si è concesso questo letargo programmato, la McLaren non ha alzato il piede neanche di un millimetro. Mercedes ha ripreso vigore. Red Bull vive nel mondo parallelo di Verstappen, dove un solo pilota basta a tenerla davanti anche quando la vettura non brilla. In questo scenario, la Ferrari ha scelto di fermarsi proprio quando gli altri acceleravano. Una scelta logica nei grafici PowerPoint, devastante nel linguaggio non verbale di una squadra che deve ritrovare aggressività e continuità.
Il 2026 può rappresentare l’occasione più grande dell’ultimo decennio, ma può anche diventare la pietra tombale delle ambizioni Ferrari se il team non riaccende immediatamente il proprio metabolismo tecnico. Perché si può decidere di mollare uno sviluppo. Non si può però permettere che l’intero organismo smetta di reagire.
La decisione di aprile, alla luce della stagione, non sembra più soltanto pragmatica. Sembra, piuttosto, un pericoloso invito al rilassamento. E in Formula 1, quando ti rilassi, qualcun altro ti passa davanti. Sempre.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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Una analisi giustificata dai fatti che si sono avvicendati tali da deprimere manifestamente tutti. Quindi “Perdendo ogni speranza” per il 2026; citando vagamente il Poeta più sublime.
Eppure sono sempre i fatti a dare una spiegazione almeno per consolare i più depressi. Cambia tutto ed è un fatto, basterebbe prendere il regolamento 2026 e avere la pazienza e la possibilità anche per un non addetto ai lavori di cercare le voci più delicate che hanno dettato la superiorità in pista di una squadra in particolare di colore sgargiante.
Gli pneumatici fanno la differenza su ogni frangente capaci di dare secondi di prestazioni in più a chi li manda nella ristrettissima finestra di funzionamento.
Una squadra ha fatto in modo di tenere la temperatura degli pneumatici in maniera più efficace.
Il come nel nuovo regolamento forse non sarebbe più compatibile a meno di non trovare un modo di eludere la proibizione, ovvero la temperatura non deve essere manipolata in alcun modo se non con la guida del pilota.
Altro punto importantissimo le celle delle batterie che saranno da presentare al vaglio della federazione e approvate per tempo.
Quindi non dovrebbero sussistere vantaggi per i produttori delle unità motrici dovuti a forniture delle stesse celle o almeno si spera che la Federazione tenga conto della delicatezza e importanza del settore.
E allora le competenze in Ferrari sono fittizie?
Dimostra qualcosa che l’Amministratore delegato Delegato sia un Fisico che ha un Curriculum importante in ambito internazionale nei settori della elettronica e in tanti altri?
La Ferrari ha legato importanti competenze a fornitori che hanno a che vedere con la parte elettronica ed elettrica della unità motrice?
Ad indagare vi sono dei fornitori autorevoli.
Il motore la parte endotermica meccanica e derivanti tecnologici sono normati dalla Federazione in modo assolutamente capillare e non vi è margine sostanziale per introdurre novità, tutto è bloccato.
La parte ibrida inciderà al 50% quindi è veramente importante.
In definitiva senza neppure sfiorare i meandri delle questioni legate alla aerodinamica i motivi per non essere almeno depressi ci sono e per qualcuno forse di speranza di rivedere alla fine del campionato 2026 un altro colore a primeggiare.
Grazie, cordialmente.