La settimana di pausa post Cina va per concludersi. Sono stati giorni di analisi e valutazioni inerenti la doppia squalifica dalla Ferrari che, diciamolo, non ha fatto una gran bella figura nel Gran Premio di Shanghai. Errori marchiani che sporcano l’immagine di un team che è apparso tutt’altro che professionale. Una battuta d’arresto – che si spera possa essere estemporanea – di un gruppo che, nella circostanza, ha mostrato scarsa preparazione e approssimazione. Concediamo il beneficio dell’errore una tantum, ma ora è necessaria una risposta concreta.
Due giorni fa, il primicerio della Scuderia Ferrari, Fred Vasseur, ha parlato alla stampa francese. Una mossa che non è molto piaciuta poiché il dirigente si è aperto in dichiarazioni-fiume mentre si è trincerato dietro un freddo statement che non ha spiegato cosa sia davvero accaduto in Cina.
Tra i tanti temi toccati dal team principal spicca quello relativo agli obiettivi fissati in inverno da parte del gruppo che guida. E ne sono uscite delle belle dalla chiacchierata coi connazionali de L’Equipe. Leggere per credere: “Cerchiamo di isolarci da tutto ciò che ci ruota attorno. Qualcuno ha detto che abbiamo fatto rumore quest’inverno, ma non è così. Sono i media ad averne fatto. Noi abbiamo fatto solo una foto senza rilasciare alcuna intervista. Non abbiamo nemmeno presentato ufficialmente la vettura a Maranello. L’entusiasmo nei confronti della Ferrari è un dato di fatto, ma non è un qualcosa che andiamo a cercarci. Ci dobbiamo convivere”.

Ferrari: una ritrattazione che non convince
Fermi tutti. Ora vogliamo far passare l’inverno rosso come una lunga teoria di calcolati silenzi? Per cortesia, cerchiamo di esser seri! Con l’arrivo di Lewis Hamilton la rossa ha drasticamente mutato l’approccio comunicativo. E non serve un professionista della materia per avvedersene.
I social media sono stati la cassa di risonanza da cui emanare il messaggio ferrarista. Storie, indizi, foto, filmati, parole e testi che si susseguivano in maniera tambureggiante fino ad arrivare all’abbuffata meneghina in cui il piatto principale non è stata l’iconica cotoletta ma le urla festanti dei protagonisti che si adeguavano al clima festaiolo di Piazza Castello.
La pressione non l’ha messa la stampa – quei brutti, sporchi e cattivi giornalisti che tutto determinano quando le cose vanno alla malora – se l’è caricata la stessa Ferrari con dichiarazioni dei suoi rappresentanti più illustri che hanno parlato, riparlato e straparlato di lotta per il mondiale, di vittoria dei titoli come obiettivi primari.
I cronisti hanno registrato e hanno riportato per poi fare analisi e ponderazioni tipiche di chi fa questo mestiere. O volete toglierci la possibilità di esprimere i nostri leciti punti di vista sulle cose? Comodo, oggi che il natante rosso imbarca acqua da tutte la parti, spostare l’attenzione di chi si è limitato a raccontare di un entusiasmo genuino ma, col senno degli eventi, forse troppo spinto.

Non si intende iniziare a condurre una lotta contro Vasseur, la Ferrari o chi ha alzato l’asticella delle attese facendo sognare i tifosi. Questa è una semplice e ormai necessaria puntualizzazione: in questo giochino vecchio come il mondo le responsabilità delle cose dette vanno ascritte ai parlatori, non ai veicolatori di messaggi.
Caro Fred, le orecchie ci funzionano ancora, così come è efficiente il nostro cervello. Accettiamo tutto, anche quelle critiche per certi giudizi errati, ma di certo non ci sentiamo responsabili per i vostri proclami. Buoni sì, fessi no.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP