Il filo rosso che unisce Torino, Leamington-Spa e Maranello si sta tendendo sempre di più. Secondo il Daily Mail, John Elkann avrebbe avuto un incontro discreto con Christian Horner per esplorare la possibilità di portare il manager britannico alla guida della Ferrari.
Un segnale che, se confermato, parla di una crescente inquietudine ai vertici del Cavallino Rampante, sempre più frustrati dall’incapacità di trasformare in realtà promesse e ambizioni. Un segnale che, ancora, smentirebbe clamorosamente la strada impostata pochi mesi dallo stesso Elkann quando, insieme a Benedetto Vigna, ha provveduto a rinnovare il contratto di Fred Vasseur.
Non è la prima volta che Elkann interviene direttamente in momenti di crisi. È stato lui, in gran segreto, a trattare l’arrivo di Lewis Hamilton passando poi la palla a Vasseur per definire i dettagli, convinto che il sette volte iridato potesse rappresentare il punto di svolta di una scuderia in cerca di leadership e metodo.
Ma lo scenario che si sta delineando racconta di un Hamilton deluso: le sue osservazioni sullo sviluppo della monoposto non sarebbero state ascoltate e, secondo indiscrezioni circolanti con insistenza, il campione britannico avrebbe inviato due promemoria interni a Vasseur, l’ultimo dei quali parzialmente trapelato alla stampa. In Ferrari, quando le fughe di notizie arrivano dall’alto, raramente è un caso.

Ferrari: l’ombra di Christian Horner si allunga su Vasseur
La posizione del manager ex Sauber, rinnovato da poco con un contratto pluriennale, resta teoricamente solida. Ma l’ombra lunga di Horner pesa e sembra poter diventare una minaccia concreta stando alla stampa britannica. Il team principal della Ferrari gode ancora della fiducia operativa di Elkann e Vigna, ma la pazienza si assottiglia: se la vettura del 2026 non dovesse essere competitiva fin dai primi Gran Premi, la dirigenza potrebbe rimettere tutto in discussione. Senza esitare oltremisura.
Del resto, Elkann non ha paura di applicare alla Formula 1 la stessa logica spietata del calcio, una disciplina che la sua famiglia conosce bene: quando non arrivano i risultati, si cambia l’allenatore. E a Maranello questa pratica non è mai caduta in disuso. Ricordiamo che Elkann, alla Juventus, ha fatto qualcosa di ancora più profondo azzerando la dirigenza e, nei fatti, defenestrando Andrea Agnelli. Il coraggio, insomma, non manca al dirigente newyorkese.

Horner, l’uomo giusto al momento giusto?
Il profilo di Christian Horner è oggi uno dei più ambiti nel paddock. Non solo per i suoi successi con la Red Bull, ma anche per la capacità di costruire intorno a sé un ecosistema vincente, cementato da fedeltà e competenza. Provando ad ammettere che lo “Spice Boy” possa arrivare a Via Abetone, è plausibile ritenere che potrebbe portare con sé un gruppo consistente di tecnici provenienti da Milton Keynes.
Horner, da scafato manager quale è, gioca su più tavoli e parrebbe aver preso tempo dopo la chiacchierata col presidente della Ferrari. È stato accostato a una possibile nuova scuderia – la famosa dodicesima squadra di cui nulla si sa – e persino a ingressi azionari in team esistenti come Aston Martin o Alpine. Ma anche lui sa che progetti di questo tipo richiedono anni per diventare competitivi. Maranello, invece, offrirebbe una piattaforma già pronta per competere, purché la direzione tecnica e strategica venga rifondata.
Un altro elemento di grande rilievo riguarda la sua clausola d’uscita dalla Red Bull: Horner avrebbe accettato una riduzione dell’indennità di licenziamento in cambio di un periodo di inattività più breve, aprendo così a uno scenario di possibile trasferimento già nel medio termine.
C’è però una condizione che complica il quadro: Horner vorrebbe un ruolo non solo gestionale, ma anche azionario, sul modello di Toto Wolff in Mercedes. Un’ipotesi che in Ferrari appare complessa, sia per ragioni statutarie sia per tradizione culturale: a Maranello, il controllo resta sempre nelle mani della proprietà.

La Ferrari è un bivio
In questo intreccio politico e strategico, emerge una certezza: la Ferrari è a un bivio, e la gestione Elkann-Vigna non intende più accettare compromessi. L’arrivo di Hamilton doveva rappresentare il nuovo corso, ma senza una direzione tecnica stabile e un piano a lungo termine la rivoluzione rischia di restare a metà.
Elkann, dicono a Maranello, non si lascia condizionare dai rapporti personali: per lui Hamilton è una scommessa, Vasseur un esperimento, Horner una tentazione. Il futuro, però, non aspetta. E se il 2026 dovesse iniziare con un’altra delusione, l’“operazione Horner” potrebbe diventare più che una suggestione. A quel punto, la Ferrari potrebbe voltare pagina ancora una volta. Con l’ennesimo cambio di rotta, ma forse – finalmente – con una direzione chiara.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP
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