Negli ultimi mesi il rapporto tra Lewis Hamilton e la Ferrari è diventato uno dei temi più discussi nell’orbita della Formula 1. Comunicazioni radio analizzate al microscopio, toni interpretati come segnali di fratture profonde, parallelismi forzati con altri binomi pilota-ingegnere. Una narrazione che, a sentire chi lavora quotidianamente dentro il box di Maranello, ha finito per allontanarsi parecchio dalla realtà.
A riportare la discussione su binari più concreti è Matteo Togninalli, responsabile degli ingegneri di pista Ferrari, che interviene per fare chiarezza su un punto centrale: la relazione tra Hamilton e la Scuderia è molto più solida di quanto venga raccontato all’esterno, anche se non priva delle naturali difficoltà legate a un cambiamento epocale.

Hamilton – Ferrari: adattamento lento
Il nodo, secondo l’ingegnere che è intervenuto ai microfoni di Autosport, non è un rapporto deteriorato, ma un adattamento più complesso del previsto. Un aspetto che Ferrari e Hamilton, ammette Togninalli, potrebbero aver inizialmente sottovalutato. Il contesto, però, è fondamentale. Hamilton non è un pilota qualsiasi che cambia squadra: arriva in Italia dopo oltre un decennio trascorso nello stesso ambiente, con procedure, persone e dinamiche interiorizzate nel tempo. “Cambiare piloti e team, soprattutto per un pilota come Lewis che ha trascorso 10 anni nello stesso ambiente e ha un certo livello di esperienza, è molto difficile. Sia per il pilota che per la squadra”.
Un passaggio che spiega molto più di qualsiasi scambio vettura – muretto box. L’idea che bastino pochi mesi per ricreare automaticamente gli automatismi di una carriera intera è, di per sé, irrealistica. A questo si aggiunge un altro fattore chiave, spesso ignorato nel racconto mediatico: le aspettative sportive. Hamilton arriva in Ferrari per competere ai massimi livelli, ma la stagione 2025 non ha offerto una vettura in grado di lottare per il titolo. E quando risultati e ambizioni non coincidono, la frustrazione diventa inevitabile. “Se metti tutto in contesto, c’è il fatto che Lewis vinceva i campionati mondiali ed è un dato di fatto che quest’anno non abbiamo raggiunto l’obiettivo di lottare per il campionato. Quindi c’è la frustrazione che crea la situazione”.
È proprio qui che, secondo Togninalli, nasce la distorsione percettiva. Dall’esterno si leggono tensioni strutturali, mentre dall’interno si vive una fase di costruzione. “Penso che quello che vedi dall’esterno sia molto peggio di quello che è. Penso che il rapporto con Lewis, quello che stiamo costruendo con lui, sia estremamente positivo”. Un’affermazione netta, rafforzata da un dato temporale spesso dimenticato: dopo dieci anni nello stesso team, dieci mesi non possono bastare per cancellare abitudini, linguaggi e riflessi professionali. Eppure, sottolinea Togninalli, il legame è già solido. “Dopo 10 mesi penso che abbiamo già un legame molto, molto forte con lui”.
La narrazione mediatica, però, segue altre logiche. Le difficoltà in pista, i risultati al di sotto delle attese e qualche tono brusco alla radio diventano ingredienti perfetti per costruire una storia più drammatica del necessario. “La frustrazione, i risultati, stanno creando questa immagine di noi e di lui in Ferrari che credo sia peggiore di quella che è in realtà”. Una frase che smonta, senza giri di parole, l’idea di una convivenza problematica.

Anche il tema delle difficoltà tecniche della SF-25 aiuta a comprendere il contesto. Ferrari non ha vinto nemmeno un Gran Premio nel 2025 e ha chiuso quarta nel mondiale costruttori, lontanissima dalla McLaren. Ma, come spiega Togninalli, i problemi principali non risiedono nel passo gara bensì nella qualifica. Il cuore della questione è la capacità di “leggere” le gomme Pirelli che si sono rivelate estremamente sensibili nella finestra di utilizzo sul giro secco.
“Il 90% del lavoro quest’anno è stato fatto nelle qualifiche; se parti davanti, finisci davanti”. Un’affermazione supportata dai numeri: 16 gare su 24 sono state vinte dalla pole position. In un contesto così serrato, pochi centesimi diventano decisivi e la preparazione delle gomme può spostare il risultato di due o tre decimi. “Puoi muoverti di circa 2-3 decimi solo con la preparazione delle gomme in qualifica”.
Questo spiega molte delle difficoltà riscontrate, comprese situazioni episodiche che hanno inciso pesantemente sui risultati finali. In questo quadro, il rapporto Hamilton – Ferrari appare meno come una crisi e più come un progetto in fase di assestamento. “Come ho detto non penso che la relazione sia così male come pensate voi. Ma sono sicuro che col tempo miglioreremo”.
È forse la frase che meglio sintetizza il messaggio di Togninalli: meno romanzo, più realtà. La Ferrari e Hamilton non stanno divorziando, stanno imparando a parlarsi nella stessa lingua, sotto la pressione di risultati che, per ora, non aiutano. E in Formula 1, spesso, è proprio la mancanza di vittorie a rendere tutto più rumoroso di quanto sia davvero.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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