Lewis Hamilton aveva immaginato il suo primo anno in rosso come la realizzazione di un sogno, non certo come un incubo sportivo e tecnico. E invece il 2025 gli ha presentato un conto salatissimo. Dentro e fuori dalla pista. Ma proprio in questa stagione fallimentare stanno maturando le note più importanti per il futuro della Ferrari. O almeno è questa la speranza per non pensare che tutta questa agonia sportiva sia stata un vano esercizio.
Il britannico non ha mai nascosto la complessità del passaggio: una vettura completamente nuova al 99% (notizia strombazzata dai vertici rossi, ma cosa normalissima da un anno all’altro, anche in un contesto di “pax normativa”), figlia di un cambio di filosofia che voleva essere rivoluzione ed è diventato boomerang, e una squadra che sperava di capitalizzare l’inerzia positiva della SF-24 per fare un salto di qualità definitivo. È accaduto l’opposto. La Ferrari che si era giocata il Mondiale Costruttori 2024 con la McLaren sino all’ultima curva di Yas Marina si è trasformata, nel giro di pochi mesi, in una presenza anonima nell’alta classifica: rispettabile, sì, ma senza alcun mordente.

Sette podi di Charles Leclerc e una vittoria di Hamilton nella Sprint di Shanghai sono le eccezioni, non la norma. Il resto è un territorio grigio che racconta di regressi, difficoltà di correlazione e una vettura che ha perso le sue qualità migliori mentre provava ad acquisirne di nuove. Una stagione da dimenticare, ma non da ignorare: è proprio nei fallimenti che si trovano i margini più veri per ripartire.
Lewis Hamilton: le note per riprendersi la Ferrari e la sua carriera
Hamilton, nel dopo gara del Qatar, lo ha detto con la franchezza di chi ha vissuto gli anni d’oro di Brackley e sa cosa serve per costruire un ciclo vincente. Non ha parlato di emozioni, ma di appunti: una collezione fittissima di note tecniche, metodologiche, organizzative. La prova che il sette volte campione non è arrivato a Maranello per lasciare scorrere il tempo, ma per incidere.
“Ho molte note su cose che dobbiamo migliorare. Il tempo dirà se agiamo di conseguenza, manteniamo ciò che funziona e cambieremo ciò che non funziona, che è molto. Non c’è motivo per cui non possiamo sistemarli se ci mettiamo al lavoro. Sono fiducioso che andremo avanti”, ha detto a Sky F1. Un messaggio che è insieme schiaffo e incoraggiamento.
Lewis non si è limitato a parlare della Ferrari: ha fatto un paragone scomodo, ma necessariamente istruttivo. La Williams. Una squadra che, come il team italiano, non sviluppa la vettura da aprile e che, nonostante ciò, è riuscita a crescere in modo evidente dopo la pausa estiva. Una compagine che ha trovato ritmo, efficienza e continuità su piste dove non aveva alcuna ragione di essere competitiva. E mentre la Ferrari scivolava indietro, la Williams andava avanti. Per Hamilton è un modello virtuoso proprio perché non ha la potenza di fuoco di Maranello: se ci riescono loro, deve riuscirci anche la Ferrari.
“Senza dubbio è stato l’anno più difficile, sia dentro che fuori l’auto. Ha mostrato quanto siano sviluppate tutte le squadre e quanto poco siamo avanzati in questo periodo dell’anno. Sono quasi stato superato dalla Sauber e non sono riuscito a tenere il passo con la Williams. L’altra Williams era terza, quindi hanno fatto un ottimo lavoro”, ha aggiunto con lo sguardo che trasudava di realismo.

Sono parole che pesano parecchio. Perché arrivano da un pilota che, pur deludendo in termini di pura prestazione, porta in dote un bagaglio culturale (e tecnico-organizzativo) vincente che a Maranello manca da tempo. E perché fotografano la realtà: la Ferrari 2025 non è stata un progetto incompiuto, è stato un progetto sbagliato.
Ma la vera partita non si disputa più in questa stagione al canto del cigno. È il 2026. Ed è proprio qui che la voce di Hamilton può diventare la risorsa più preziosa: il britannico sta consegnando alla Ferrari un manuale operativo, la capacità di individuare le priorità, la lucidità nel capire dove un team perde tempo e dove può guadagnarlo. La sua presenza tecnica è un valore, non un semplice fattore umano.
Il 2025 ha sancito, definitivamente, che il Cavallino Rampante non può più permettersi rivoluzioni a caso. E non può più illudersi di colmare i gap solo con investimenti o cambiamenti di superficie. Se Hamilton riuscirà a trasferire la cultura della continuità, della coerenza e della misurabilità dell’evoluzione, allora questo anno nero potrebbe essere ricordato come l’inizio di qualcosa di diverso.
Tutto sta in questo: trasformare gli appunti di Lewis in un piano. Non è facile. Ma è l’unica strada che porta a qualcosa che somigli davvero a un futuro. Hamilton deve poter fare ciò per cui è stato ingaggiato. Che, va ricordato, non è fare da uomo immagine. La Ferrari è più grande di ogni suo interprete e non ha bisogno. Necessita, invece, della sapienza di chi, fino a prova contraria, è il pilota più vincente di ogni era.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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