In queste settimane il sette volte campione del mondo è stato in giro come rappresentante del suo team, consumando e ripetendo quasi all’infinito il saluto agli uomini con cui ha vinto sei mondiali e al marchio motoristico con cui ha praticamente corso ogni singolo chilometro della sua carriera su vetture a ruote scoperte ottenendo sette allori complessivi.
Quest’ultimo elemento dà la misura di quanto sia rivoluzionario e stravolgente il passaggio del britannico a Maranello. Lewis è già stato in Italia diverse volte, notizia raccontata con un po’ di scalpore, ma che è assolutamente nella norma considerando l’ambientamento necessario, nonché l’esigenza di trovare un alloggio nel quale vivere. Milano dovrebbe essere la città che diventerà base operativa di chi, in realtà, frequenta poco la propria dimora in un campionato iper-compresso che si svolgerà in poco più di otto mesi.

Lewis Hamilton: un valore aggiunto per la Mercedes
Molto si è detto in questi anni sul fatto che Lewis debba essere grato al team che gli ha offerto vetture che hanno permesso di scrivere molti dei record della Formula 1. Poco, invece, si è parlato del contributo che il pilota ha dato alla squadra, facendola diventare grande e consentendole di ottenere 15 trofei in otto stagioni.
Quando Hamilton varcò i cancelli della factory di Brackley, era la stagione 2013, la Stella a Tre Punte aveva ottenuto qualche vittoria qua e là e aveva appena detto addio a Michael Schumacher. Una squadra ambiziosa, ma che non era ancora in grado di lottare sistematicamente per il vertice. Poi arrivò la rivoluzione motoristica del 2014 che Mercedes seppe sfruttare meglio di ogni altra realtà in griglia. Ma questo non basta per giustificare tutti i clamorosi traguardi raggiunti.
Quella che si è creata è un’amalgama decisiva, alla quale ha contribuito anche il quasi quarantenne di Stevenage. Della sua portata e della sua importanza ne ha parlato Andrew Shovlin, il trackside engineer della scuderia anglotedesca.

Andrew Shovlin ritiene Hamilton uno dei segreti dei successi Mercedes
Il tecnico, che dirige le operazioni di pista della Mercedes, ha lavorato a stretto contatto con Hamilton e, nel salutarlo, al podcast Beyond the Grid, ha mostrato una vena di nostalgia assolutamente comprensibile. Shovlin ha detto che con Lewis si è divertito molto e che i successi ottenuti sono stati clamorosi.
Ha anche sottolineato quanto negli ultimi anni si siano incontrate delle difficoltà, ma anche come queste si sono rivelate stimolanti, perché il ruolo di un ingegnere è affrontare i problemi e provare a risolverli con il lavoro. In questo cammino, Shovlin ha parlato del privilegio nel lavorare con Hamilton, provando a riportare la Mercedes in una posizione più consona alle sue ambizioni.
Non ha usato mezzi termini, l’ingegnere, quando ha dovuto fare una fotografia tecnica del sette volte campione del mondo. Tra le tante caratteristiche che contraddistinguono i grandi di tutti i tempi, Shovlin ha sottolineato che Hamilton ha un’abnegazione totale nel puntare costantemente alla vittoria, nello stimolare il team e gli uomini intorno a lui a migliorare per primeggiare. Ha detto che, per Lewis, perdere una gara è qualcosa di insopportabile e che quindi farà costantemente qualcosa per evitarlo.
Ovviamente questa caratteristica non esclude altre come la velocità, la capacità di guida e la visione di gara, sia nella sapienza strategica che nella gestione delle gomme, aspetto nel quale Lewis è stato definito un maestro. “Per vincere un campionato devi essere in grado di guidare con diversi equilibri, in condizioni diverse e su circuiti diversi”, ha spiegato Shovlin evidenziando come Hamilton sia arrivato a un punto in cui non aveva punti deboli né circuiti che non sopportava.
Mercedes: Hamilton ha proseguito l’opera di Schumacher
Ne facevamo allusioni in precedenza: Lewis Hamilton ha sostituito un colosso come Schumacher. Shovlin ha spiegato che questi aveva cominciato a imprimere quella mentalità vincente alla scuderia, opera che il britannico ha proseguito. Shovlin ha sottolineato come i due siano diversi dal punto di vista della personalità e nella maniera in cui interagiscono con la squadra. Più simili, invece, sono quando si trovano nell’abitacolo: come si preparano alla gara e ciò che danno al team in termini di feedback tecnici.
L’ingegnere ammette che Schumacher ha alzato l’asticella del team con la sua mentalità, forgiatasi in una compagine vincente come la Ferrari, e che Lewis abbia proseguito su questa scia, consolidando la crescita di una squadra che è diventata leggenda della Formula 1.
Secondo Shovlin, Lewis si è migliorato anno dopo anno senza mai cullarsi sui traguardi raggiunti. Ogni volta che vinceva, spingeva sempre di più, senza pensare di essere arrivato. Ha usato ogni inverno per migliorare se stesso da un punto di vista fisico e mentale per farsi trovare ancora più pronto nella stagione successiva. Il motore di questa voglia irrefrenabile di perfezione era la paura di perdere e di essere superato dai rivali. Ecco perché tende a essere sempre più forte, più completo e più efficace.
Hamilton ha quella capacità di spingersi sempre oltre e di non crollare anche nei momenti più difficili, trovando motivazioni anche dalle situazioni meno serene. Il tecnico ha ammesso in maniera netta e chiara che la Mercedes è diventata il team che è anche grazie a Lewis e alla sua maniacalità nel tendere alla perfezione.
Hamilton: una risorsa per la Ferrari
Da questo spaccato fatto da Andrew Shovlin si evince quanto Hamilton sia un vero e proprio uomo squadra, un motivatore che con la sua azione tende a migliorare se stesso e tutti quelli che gli stanno intorno. Fred Vasseur, il grande architetto dell’operazione Hamilton-Ferrari, ha più volte ribadito questo concetto, spiegando come sia importante portare quella mentalità vincente in un team che negli ultimi anni non è mai riuscito a fare il passo decisivo per consolidarsi come realtà di riferimento.
Vasseur ha osservato che Hamilton rappresenta un’opportunità e non una minaccia per Charles Leclerc, proprio perché alzerà l’asticella di tutto il team e quindi permetterà al pilota monegasco di elevare le sue prestazioni.
Insomma, Lewis potrebbe essere per la Ferrari ciò che Michael Schumacher è stato per la Mercedes: un portatore di mentalità che, negli anni a seguire, è servita per strutturare un team che si è trasformato in una vera e propria fortezza che per otto anni ha dominato in lungo e in largo prima che intervenisse un nuovo quadro normativo creato per spezzare quell’impero.
Ecco perché è sbagliato ritenere quella di Hamilton un’operazione commerciale. Lewis arriva in Ferrari con una voglia di vincere intatta e, soprattutto, con un bagaglio tecnico e organizzativo di prim’ordine che, secondo Vasseur e gli altri dirigenti del Cavallino Rampante, sarà fondamentale sia nel 2025 sia in vista del nuovo quadro normativo, in cui c’è il rischio che ci si possa smarrire.
Tra pochi giorni, gli effetti della personalità di Hamilton si cominceranno a sentire fattivamente in quel di Maranello, che punta a gettare le basi di una nuova era sportiva.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP