Il Fuji International Speedway non è soltanto uno degli impianti più iconici del Giappone, ma rappresenta una tappa imprescindibile nella storia delle corse endurance. Inaugurato nel 1965, il tracciato lungo 4,563 chilometri e caratterizzato da 16 curve si è ritagliato un ruolo da protagonista nel panorama motoristico internazionale, ospitando eventi che hanno fatto la storia, dalla 1000 Miglia del Fuji fino al FIA World Endurance Championship (WEC).
Tappa fissa
Da quando, nel 2012, è nato il FIA WEC, Fuji è entrato stabilmente nel calendario iridato. Unica eccezione il 2021, anno in cui la tappa giapponese non si disputò. Per Ferrari, il circuito ai piedi del Monte Fuji ha spesso rappresentato un terreno fertil. La casa di Maranello ha collezionato sette vittorie di classe con le proprie vetture GT, consolidando un rapporto speciale con il pubblico e con la pista.
Le vittorie arrivarono nelle categorie LMGTE Pro (2014, 2015, 2017 e 2022), LMGTE Am (2017 e 2023) e, più di recente, in LMGT3 nel 2024. Una sequenza che testimonia la costanza con cui Ferrari è riuscita a essere competitiva nelle classi GT, affrontando rivali agguerriti e gare spesso condizionate da pioggia e variabili strategiche.
I protagonisti dei trionfi GT
Il primo successo Ferrari a Fuji nel WEC risale al 2014, firmato da Toni Vilander e Gianmaria Bruni con la Ferrari 458 Italia. Un trionfo che aprì la strada a un bis immediato, nel 2015 gli stessi piloti replicarono la vittoria, confermando la superiorità della Rossa nella LMGTE Pro.
Anni dopo, nel 2024, la Ferrari 296 LMGT3, nuova arrivata nel campionato, colse il suo primo alloro proprio in Giappone. Fu il team Vista AF Corse, con Davide Rigon, Thomas Flohr e Francesco Castellacci, a scrivere una pagina importante, il successo al Fuji segnò la prima vittoria assoluta della 296 LMGT3 nel FIA WEC, a coronamento di un percorso iniziato con il debutto stagionale.
Sfide ancora aperte
Diverso, finora, il cammino della Ferrari 499P nella categoria regina delle Hypercar. Al debutto nel 2023, le vetture di Maranello centrarono un quarto posto con l’equipaggio formato da Fuoco, Molina e Nielsen, e un quinto con Pier Guidi, Calado e Giovinazzi. Risultati incoraggianti, ma che lasciarono anche il rammarico per non essere riusciti a salire sul podio.
Nel 2024, invece, le difficoltà furono maggiori, la #50 chiuse nona, la #83 iscritta da AF Corse terminò dodicesima, mentre la #51 fu costretta a un ritiro anticipato. Segnali di una sfida ancora tutta da vincere, soprattutto contro i colossi del mondiale endurance che hanno trovato nel Fuji un terreno adatto a esaltare la propria competitività.
Una storia che precede il WEC
La relazione tra Ferrari e Fuji non nasce con il WEC, ma affonda le radici molto più indietro. Negli anni Sessanta e Settanta, il tracciato era teatro delle celebri 1000 Miglia del Fuji, competizione di durata che dal 1967 agli anni Novanta attirava le migliori squadre internazionali.
Proprio nel 1970 arrivò il primo successo Ferrari in Giappone, la 512 S della Scuderia Picchio Rosso, guidata da Gianpiero Moretti e Corrado Manfredini, conquistò la vittoria nella 200 Miglia del Fuji, gara su invito che chiudeva la stagione. Un risultato che segnò l’inizio di un legame destinato a durare nel tempo.
Simbolo di resistenza e tradizione
Oggi il Fuji International Speedway è una delle tappe più attese del calendario WEC. Non solo per la sfida tecnica che impone ai piloti con il suo rettilineo lunghissimo e le curve lente che mettono a dura prova gomme e strategie ma anche per il peso storico che porta con sé.
Per Ferrari, il bilancio al Fuji racconta una storia fatta di successi importanti nelle classi GT e di sfide ancora aperte in Hypercar. Una storia che non è conclusa, ma che anzi continua a scriversi a ogni stagione, con la prospettiva di riportare il Cavallino Rampante sul gradino più alto del podio anche nella categoria regina.
In Giappone, ai piedi del monte sacro, Ferrari ha già lasciato un segno indelebile. Ora la sfida è rinnovarlo, trasformando i ricordi di vittorie in nuove conquiste capaci di celebrare ancora una volta la leggenda del Cavallino.
Foto Ferrari Media Centre