Durante la puntata pilota di Critica Live (clicca qui per recuperarla), andata in onda mercoledì scorso sui nostri canali social, tra il serio e il faceto, con qualche ovvia risata a contorno, si affermava che la Ferrari fosse, in questo momento, forse la più seria candidata per la lotta al titolo mondiale. Dopo aver lanciato la bomba, frutto ovviamente di un parere personale corroborato da alcune evidenze, ho ritenuto che Maranello avesse un vantaggio sulla concorrenza: poter contare su due piloti solidi e collaborativi, cosa che non si vede altrove.
Red Bull ormai gioca a una sola punta. Perez non è di supporto, Sergio è letteralmente inutile: un driver incapace di portare punti, sottrarli agli avversari o dare una mano anche nelle situazioni più semplici. Un peso sullo stomaco, una palla al piede, un paracadute che si apre quando invece serve la massima velocità. La cosa che fa sorridere è che qualche giorno fa Antonio Perez, con un afflato paterno forse evitabile, ha affermato che il figlio prima o poi vincerà un titolo piloti. Evito ulteriori commenti.

A Woking le cose non stanno andando troppo diversamente negli ultimi tempi. Negli ultimi tempi sembra che Oscar Piastri sia stato contagiato dalla “perizite acuta”, quella malattia che, d’un tratto, fa perdere le forze al secondo pilota che invece di aiutare il compagno di squadra in lotta per qualcosa di grosso, si ammorbidisce inspiegabilmente, iniziando a guidare come un ultraottantenne che accompagna i nipoti a scuola. È vero che la MCL38 non è più quella vettura che fino a qualche gara fa riusciva a mettersi in testa al gruppo con relativa semplicità, ma da qui a considerare accettabile non superare la tagliola della Q1 ce ne passa.
La sensazione è che Piastri abbia sovra-performato nel momento in cui invece di aiutarlo, ha tolto punti preziosi al compagno di squadra. Salvo poi addormentarsi proprio quando serviva il suo supporto. L’australiano si è chiamato fuori dalla lotta nel momento più bello, un atteggiamento che rischia di vanificare quanto di buono il team ha fatto quest’anno, raggiungendo una prima posizione nella classifica costruttori che a questo punto non sembra più così solida.

Ferrari: Sainz e Leclerc due frecce nell’arco per lottare concretamente per il campionato costruttori
La Ferrari è lì, sorniona, con la Red Bull nel mirino, pronta a superarla forse già stasera, poco prima delle 23:00, quando verosimilmente si dovrebbe concludere il Gran Premio del Messico. Ma l’obiettivo di Maranello è più grande e ambizioso. E non viene più celato, finalmente. Sì, il Cavallino Rampante vuole vincere il campionato costruttori dopo un’era geologica. Che lo affermi il sottoscritto durante una live è una cosa, che lo dicano i diretti protagonisti è un’altra.
In Ferrari finalmente hanno detto addio al provincialismo, a quel modo di fare puerile che spesso attanaglia il mondo dello sport, dove il più forte del momento si nasconde dietro frasi di circostanza, scaramanzie stupide e storielle che non convincono.
La Ferrari è forte e lo sa. Ha corretto i difetti della SF-24, che ora non saltella più e non teme quelle curve a percorrenza medio-veloce che un tempo sembravano un satanasso da sconfiggere per i paladini Carlos Sainz e Charles Leclerc.
La vettura, affidata alle cure di Diego Tondi, che ha preso le redini dopo la partenza di Enrico Cardile, è ora sincera, non traditrice. È una macchina che si adatta allo stile di guida di entrambi i piloti, finalmente neutra, ciò che serve per massimizzare le prestazioni di driver dalle caratteristiche diverse.
Ancora, i due piloti sono collaborativi, nonostante il madrileno stia per dire addio alla truppa bardata di rosso per legarsi con la Williams. Sainz non sta correndo con spirito vendicativo, ma si sta mettendo a disposizione della causa per fare qualcosa di grande, per lasciare un’eredità di cui si parlerà negli anni a venire.
Carlos e Charles vogliono entrare nella storia, così come Vasseur, che in meno di due anni ha letteralmente cancellato il passato binottiano, ancora invocato dai soliti reazionari per i quali il vecchio è sempre meglio del presente, anche se i fatti dicono il contrario.

Anche nel Gran Premio del Messico che scatterà tra poche ore, la Ferrari potrà giocare a due punte e questo è un vantaggio che stavolta si vuole sfruttare veramente, per dare una mazzata definitiva dopo la batosta dell’uno-due di Austin, che ha lasciato la concorrenza stranita e traballante.
Il GP del Messico è un’occasione per accorciare le distanze in vista del Gran Premio del Brasile, che presenterà la Sprint Race e quindi altre occasioni per chiudere il gap e, magari, provare ad aumentarlo. Sì, la Ferrari può vincere il titolo costruttori. Ci crede. E se ne è convinta lei, perché non dovremmo esserlo anche noi?
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP