La Ferrari sta vivendo una fase di ridefinizione identitaria – l’ennesima – che va oltre quello che la semi-disastrosa stagione 2025 ha decretato. A indicarlo non sono solo i risultati in pista – scarsi, inaccettabili per il peso storico del Cavallino Rampante – ma soprattutto le sfumature delle dichiarazioni provenienti dai vertici del team. Da un lato c’è la posizione espressa di recente dal presidente John Elkann, fermo nel bacchettare i piloti per aver evidenziato pubblicamente le criticità della monoposto. Dall’altro emerge la filosofia profondamente opposta di Frédéric Vasseur che nel confronto interno vede una leva essenziale per crescere, non una minaccia all’unità della squadra.
Il team principal francese ha spiegato la sua visione mostrando un punto di rottura rispetto alla linea presidenziale. “Continuiamo ad andare avanti. Sarei distrutto se i piloti mi dicessero che stiamo facendo un buon lavoro. Il riassunto della stagione per un pilota è sempre trovare dove possiamo migliorare. Non sono qui per dire che stiamo facendo un buon lavoro. È nel loro e nel mio DNA lottare con la squadra per fare un lavoro migliore. Devono venire da noi e spingere la squadra al limite ovunque”, ha dichiarato delineando, de facto, un concetto chiaro: la critica interna non è destabilizzazione, bensì una forma avanzata di impegno competitivo.

Vasseur non si è limitato a difendere la schiettezza dei piloti; ha anche relativizzato il peso delle loro esternazioni immediate ai media. “Le loro reazioni in tv? Non ci presto attenzione, parlano cinque minuti dopo la sessione e a volte vengono fuori le emozioni. La cosa più importante per me è avere un pilota che spinga la squadra a fare un lavoro migliore, a lavorare tutti insieme e a cercare di ottenere risultati migliori”.
È un messaggio che stride con l’approccio più istituzionale – a modo suo protettivo – adottato dal n°1 di Exor. Il presidente, nelle sue uscite precedenti, aveva enfatizzato la necessità che i piloti evitassero contributi pubblici percepiti come divisivi e dannosi per l’immagine del gruppo. Un’impostazione che richiama a un modello comunicativo verticale, in cui il senso di linea comune prevale sul confronto aperto.
La frattura non è esplicita, ma il contrasto tra le due impostazioni è percepibile se non si osservano i fatti in maniera superficiale. Da un lato un management che chiede disciplina verbale per preservare coesione e soprattutto reputazione (le aziende quotate in borsa vivono di dinamiche psicologiche molto delicate); dall’altro un responsabile tecnico-sportivo che considera il dissenso un elemento vitale del processo di miglioramento. Due filosofie diverse di leadership, entrambe legittime, ma che rischiano nel medio-lungo termine di generare un attrito culturale all’interno della Scuderia.
Ferrari: Elkann – Vasseur, due visioni da armonizzare
In una realtà complessa come quella di Maranello, la divergenza di visione ai vertici può trasformarsi in un punto critico se non viene armonizzata. I reparti tecnici necessitano di indirizzi chiari e coerenti: devono sapere se la cultura dominante invita alla trasparenza totale o alla comunicazione controllata. In assenza di una sintesi, il rischio è la creazione di due correnti interne, ciascuna con un diverso modo di leggere il ruolo dei piloti e la natura del feedback tecnico.
Il confronto fra Elkann e Vasseur non è un conflitto, va chiarito senza indugi. Si tratta di una tensione potenziale. La Ferrari ha già vissuto in passato gli effetti negativi di visioni non allineate fra presidente, direttori sportivi e area tecnica. Oggi, con un 2026 infarcito di novità regolamentari alle porte, la chiarezza endogena diventa un fattore tanto importante quanto la capacità di trovare carico aerodinamico o correlare correttamente la galleria del vento.

Se la Scuderia saprà mettere a sistema queste due filosofie potrà farne un punto di forza: rigore comunicativo da un lato, trasparenza tecnica dall’altro. Se invece le due direttrici dovessero evolvere in un dualismo non governato, l’effetto potrebbe essere corrosivo, soprattutto in un momento storico in cui ogni dettaglio organizzativo incide sulla competitività. La Ferrari è davanti a una sorta di bivio culturale. La prosperità del progetto sportivo e tecnico dipenderà (anche) dalla capacità di trasformare la dialettica interna in un’unica traiettoria strategica. Per vincere serve che ogni ingranaggio sia oleato e giri senza attriti nocivi.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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