Se il Gran Premio dell’Arabia Saudita è stato quello della speranza, Miami è stata la gara delle certezze. E non ne sono emerse di positive dopo un weekend in cui si sono palesate difficoltà tecniche evidenti e in cui la tensione è deflagrata in una gestione delle operazioni di pista che ha del ridicolo. Che la Ferrari SF-25 sia un catorcio è un fatto ormai acclarato e non più celabile. A un certo punto bisogna urlare la verità senza trincerarsi dietro buonismi di facciata o di comodo.
Ne avevo scritto in un editoriale pubblicato nella giornata di ieri, 4 maggio 2025, in cui definivo la creazione di Maranello come un oggetto da cestinare. La gara ha confermato le sensazioni e non serviva un profeta per prevedere un mezzo disastro sportivo. Perché una settima e ottava posizione non possono essere ricamante diversamente visto che davanti si è issata anche quella Williams da molti tifosi vituperata e diventata oggetto di scherno per un Carlos Sainz che aveva abbandonato il rosso facendo, secondo loro, la più grande cavolata della sua carriera. E invece…

Ferrari: la crisi non è solo tecnica
Le prime sei gare del Campionato del Mondo 2025 hanno detto che la Rossa è in piena crisi tecnica e soprattutto che non è riuscita a mettere una toppa su un progetto scucito e che si sta strappando. Il fondo introdotto in Bahrain ha avuto l’effetto che potrebbe generare una Tachipirina su un malato terminale: nullo, non pervenuto.
A queste evidenti deficienze progettuali si va ad associare un’altra dinamica che è venuta a galla in maniera prorompente durante i 57 giri che hanno caratterizzato il Gran Premio di Miami e che, invero, aveva dato contezza di sé con qualche avvisaglia durante la Sprint Race in cui il muretto poco ci aveva capito, visto che era servito Lewis Hamilton per imporre la scelta delle gomme quando la pista andava ad asciugarsi.
La gestione della gara è stata ridicola. Il doppio swap tra Hamilton e Leclerc è il manifesto di una squadra confusa, incapace di imporsi, senza un piano strategico efficace. Ravin Jain e il suo staff hanno costretto i due piloti a una serie di team radio pregni di rabbia e frustrazione. Chi ha torto tra Lewis e Charles? Nessuno, hanno entrambi ragione” Il primo switch andava fatto, ma la tempistica è stata del tutto sballata. La n°44 “calzava” gomme media C4, il cliff prestazionale del finale era prevedibilissimo. Lewis non doveva attendere tre giri per avere la posizione e provare ad andare a prendere Antonelli.
Quando si è capito che le gomme erano ormai cotte, la Ferrari ha perso altro tempo per il contrordine, limitando stavolta la rimonta (difficile comunque) di Charles Leclerc. Risultato: due driver incavolati che in radio non si sono risparmiati lanciandosi in parole di fuoco.

Ferrari: primi problemi di coesistenza tra Hamilton e Leclerc
La coppia è scoppiata? Calmi, non creiamo narrazioni sensazionalistiche e decentrate. Ma di certo, ieri, i primi nodi sono giunti al pettine. La Ferrari ha deciso di impostare un modello basato su due piloti molto forti. Ma che, quando c’è da lottare, non possono sempre essere aziendalisti. È ridicolo che Charles e Lewis duellassero per un modestissimo settimo posto, roba che un team blasonato come la Ferrari non dovrebbe nemmeno contemplare. E ne è andata in scena una scadente rappresentazione teatrale che non faceva né ridere né piangere.
Ai vertici di Maranello restano solo gatte da pelare dopo il Gran Premio di Miami: a una vettura indecente che dovrà essere oggetto di pesanti revisioni che non si sa se è possibile fare con un quadro normativo che si avvia allo spegnimento, si abbina a un clima interno non più sereno e nel quale Lewis Hamilton ha già preso a sbottare, forse pentendosi per la scelta fatta un anno fa. Ma sicuramente non può essere più felice Leclerc che, al settimo anno di permanenza in rosso, credeva e sperava di avere finalmente tra le mani una macchina che lo esaltasse e che gli permettesse di inserirsi nella lotta iridata. Macché: la SF-25 deve vedersela addirittura con la Williams, che in Florida sembrava generalmente più performante.
57 secondi. Questo è il disavanzo che la Ferrari numero 16 ha pagato rispetto alla McLaren di Oscar Piastri, che ha vinto la quarta gara in campionato. Signore e signori, parliamo di un secondo al giro di ritardo: una vergogna totale. Una sconfitta senza appello. Un’onta che non può essere negata. E qui si apre un altro fronte.

Ferrari e i lacchè di professione
Uno dei problemi della squadra modenese è la presenza di tutta quella schiera di lacchè e comunicatori funzionali, soggetti che non vanno a disturbare il manovratore. Alain Prost, al termine della stagione 1991, fu messo alla porta perché definì la F1-91 un camion. L’azienda reagì come se il Professore avesse bestemmiato in Vaticano. Ma le sue erano parole di verità assoluta. E infatti, negli anni a venire, la rossa conobbe umiliazioni e sconfitte cocenti finché non si decise di resettare tutto fino ad arrivare alla straordinaria fase dei record. Servirono anni di lavoro e un cambio di mentalità che oggi, ahinoi, non si vede.
Questo piccolo esempio per affermare a voce alta che bisogna avere il coraggio – anzi la rettitudine e l’onestà intellettuale – di affermare che la SF-25 è un WC, sì, un cesso con le ruote. E bisognerebbe dirlo a chi, in inverno, l’ha venduta come fosse la Venere di Milo. Perché le dichiarazioni strombazzate a tutto volume io non le ho scordate. Come non sono dimentico di chi, cronometri alla mano, parlava di vettura dominante dopo il filming day di Fiorano. Patetici sobillatori in cerca di comodo consenso.
La questione è purtroppo molto semplice: in questo Paese le verità pruriginose vengono espresse solo da chi non ha la necessità di guadagnarsi un posto alla cena di Natale del Cavallino Rampante. I mammasantissima dell’informazione se ne stanno buoni, adoranti e adulanti, a fare da spalla a chi invece andrebbe picconato a suon di domande taglienti. Un team gestito male è sempre accompagnato da una classe di narratori mediocre. Bisognerebbe spezzare questo meccanismo, una volta e per tutte.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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Se nemmeno Vasseur era convinto della scelta di stravolgere il progetto, è evidente come i progettisti abbiano toppato di brutto
Il Vasseur anno 2025 sembra una copia sbiadita di quello arrembante arrivato due anni fa a raccogliere i cocci della gestione precedente. Ricordo ancora, e forse l’ho già scritto in altri miei commenti qui, quando nel 2023 tuonò contro lo staff tecnico a suon di “non raccontatemi str***” dopo le prime, imbarazzanti uscite della SF-23. Questa schiettezza arrivava come una ventata di freschezza dopo gli stucchevoli “dobbiamo capire” di binottiana memoria. Fast forward al presente e ci ritroviamo quello stesso distopico stile comunicativo che speravamo di esserci tolti dai piedi con la fuoriuscita di Binotto.
Anche volendo concentrarsi sui contenuti delle ultime dichiarazioni di Vasseur, mi urta i nervi il fatto che secondo lui sia solo una questione di “estrarre meglio il potenziale” della monoposto. Sono passati 6 GP, su circuiti con caratteristiche radicalmente diverse tra loro, e in tutti questi i risultati sono sempre stati mediocri a voler essere buoni, tranne il lampo della sprint in Cina che è rimasto un fatto isolato, a conferma che una rondine non fa primavera. La squadra è tornata a casa con le pive nel sacco in praticamente tutti i GP finora disputati, i piloti sono sostanzialmente concordi nel dire che questa monoposto di più non ne ha e che servono aggiornamenti. Dico io: cos’altro serve che succeda per rendersi conto che la monoposto è fondamentalmente sbagliata e non c’è nulla di prestazione in più che si possa estrarre da ‘sto carciofo?
Vorrei che la Scuderia ammettesse con onestà intellettuale che la situazione è questa, e avesse il coraggio di dirlo in faccia ai tifosi: “la SF-24 aveva limiti di sviluppo, abbiamo osato per superarli, abbiamo fallito. Il campionato 2025 è ormai andato, sacrifichiamo questa stagione e usiamola come laboratorio per (ri)trovare la quadra con metodologie e strumenti di sviluppo, sperando di fare un lavoro sufficientemente buono per presentarci nel 2026 in una posizione più dignitosa.” Dopodiché sorge il secondo problema che ormai si trascina da anni: ma lo staff tecnico Ferrari, quanto vale *DAVVERO*? Simulatore all’avanguardia, galleria del vento potenziata con tappeto scorrevole in materiale innovativo, e i risultati sono questi… che garanzie abbiamo sul progetto 2026?? Magari qualcuno comincerà a rimpiangere di non avere fatto abbastanza per convincere Newey?
Inappuntabile!