Ferrari – “A volte si ha la sensazione che tutto vada male e sia contro di noi, ma non cambiamo approccio. Stiamo lavorando come squadra con i piloti nei momenti positivi e negativi e manterremo lo stesso approccio per il futuro. Non sono affatto infastidito da questo tipo di weekend, è quello che è“.
Con queste parole Frédéric Vasseur aveva commentato i risultati di un amarissimo Gran Premio del Canada chiuso con un doppio zero che dalle parti di Maranello non si registrava da un po’. La vettura che in nove gare aveva sempre visto il traguardo e che era mancata una sola volta dal podio, tra l’altro sfiorandolo, ha improvvisamente mollato una prestazione così brutta da non poter essere considerata vera.
La Ferrari ha pagato per la mancata lettura delle caratteristiche del nuovo asfalto posato di recente e per non essersi adeguata a temperature relativamente basse abbinate a una pista mai del tutto gommata a causa della pioggia intermittente che ha caratterizzato la tre giorni nordamericana.

Ferrari, nelle sue simulazioni pre-evento, non ha forse valutato elementi che, nel concreto, hanno invece fatto la differenza. E contro questi gli ingegneri e i piloti hanno sbattuto testa e muso per tre giorni senza cavare il ragno dal buco. Le analisi sono ancora in corso e l’obiettivo è quello di non ripetere un weekend così disastroso.
Ci sono buone ragioni per pensare che quello canadese sia un evento che fa storia a sé. D’altro canto è questo stesso campionato che lo racconta. Lo si sottolineava in apertura: la SF-24 è un habitué delle zone alte della classifica, quindi non è immaginabile che la vettura si sia di colpo trasformata in un ferro vecchio.
Ferrari non ha superato lo stress test
A Maranello sono incappati nella classica giornata no. Quello che, con i dovuti distinguo del caso, capitò l’anno passato alla Red Bull a Singapore quando persero del tutto la bussola dell’assetto producendosi nel peggior weekend di un mondiale dominato in ogni direzione. Per tale ragione Fred Vasseur non si lascia trasportare dall’isteria pur traendo lezioni su quanto accaduto.
È chiaro che certe cose non possono più verificarsi. Il pit stop di Leclerc per montare gomme slick è stato letteralmente grottesco: così illogico da non sembrare vero. Ecco, sotto stress la Ferrari ha reagito male lasciandosi trasportare dall’umoralità del momento e non facendosi condurre per mano dalla sfera razionale. E su questo il manager francese deve lavorare, insistere, puntellare.
Per tale ragione non è una provocazione affermare che la batosta di Montreal non può che far bene alla squadra che è chiamata subito a serrare i ranghi in vista di un trittico di gare che molto dovrà dire sulla capacità di ripresa della Rossa e sulle generali ambizioni stagionali.
Spagna, Austria, Inghilterra. Montmelò, Red Bull Ring e Silverstone. Piste che daranno il quadro definitivo della situazione e soprattutto diranno se quanto accaduto in Québec sarà stato un caso sporadico o l’avvio di una fase negativa che, onestamente, non sembra scorgersi all’orizzonte.

Le critiche smodate, talvolta efferate, non hanno senso di esistere. Così come non hanno costrutto quelle analisi risibili fatte da pseudo professionisti o dottori senza lauree che raccontavano di una SF-24 pronta a spaccare il mondo (e qualcosa di meno nobile ai rivali) in occasione del nono round del mondiale.
Calma e gesso. Non è da un inciampo che si possono trarre leggi generali. Né si devono postulare dopo una vittoria ottenuta in una gara così particolare come quella di Monaco. La Ferrari è caduta fragorosamente, ma saprà rialzarsi.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP