In questi casi è doveroso andarci coi piedi di piombo e raccogliere certe notizie col beneficio del dubbio. Fatta questa doverosa premessa, ammettiamo che la Ferraristia pensando veramente a ingaggiare Christian Horner. Così fosse, allora a Maranello non avrebbero imparato nulla. Nonostante i proclami sulla continuità, sul “tempo necessario per costruire”, sulle “basi solide per tornare vincenti”, si tornerebbe ancora una volta al punto di partenza: un’altra testa mozzata senza troppi scrupoli, un’altra ghigliottina attivata con la solita fretta, la stessa che negli ultimi quindici anni ha segato ogni barlume di progetto.
Qualcuno eccepirà: la Ferrari sta facendo molto male. Vero, verissimo, innegabile. Ma quando Fred Vasseur si è visto rinnovare il contratto da John Elkann e Benedetto Vigna, le cose non stavano affatto andando meglio che nelle ultime uscite della SF-25. Insomma, non è mutato lo scenario: nulla di nuovo a far cambiare lo status quo. O forse sì, perché due mesi fa Horner non aveva ancora risolto gli ultimi dettagli contrattuali per slegarsi da Milton Keynes.

L’indiscrezione arrivata dalla Germania, firmata dal sempre ben informato Ralf Bach di F1-Insider, è di quelle che fanno rumore: il n°1 di Exor starebbe seriamente pensando di sostituire Fred Vasseur con Christian Horner. Il paradosso è evidente e lo ribadiamo ancora una volta per fissare il concetto: pochi mesi fa il Cavallino Rampante ha rinnovato la fiducia al manager di Draveil, parlando di percorso a medio termine, di costruzione e visione. Ora, come da tradizione maranelliana, la parola “pazienza” sembra già scomparsa dal vocabolario.
Cacciare Vasseur oggi significherebbe sconfessare pubblicamente se stessi. Vorrebbe dire che la Ferrari non crede nemmeno per un istante nel proprio piano tecnico, che ogni annuncio, ogni dichiarazione d’intenti è solo fumo per coprire l’ennesima mancanza di direzione. Horner è un vincente, su questo non ci piove. Ma se davvero fosse lui il prescelto, la domanda da porsi è un’altra: la Ferrari vuole vincere o semplicemente cambiare faccia ogni due anni sperando in un colpo di fortuna?
Perché a Maranello la ghigliottina funziona sempre benissimo, forse troppo. È oliata, rapida, implacabile. Ha già colpito Mattia Binotto, Arrivabene, Domenicali, Mattiacci (se non ricordate chi sia non ve ne possiamo fare un torto), e ora minaccia anche Vasseur. Eppure il problema resta sempre lo stesso: la mancanza di una linea coerente, di una cultura interna capace di proteggere chi lavora per un obiettivo a lungo termine.

Se Horner dovesse davvero arrivare, il messaggio sarebbe chiaro: alla Ferrari non conta costruire, conta ricominciare. Sempre. Ciclicamente, inesorabilmente. Ogni volta da zero, ogni volta con un nuovo volto da esibire. Ma le rivoluzioni non si vincono a colpi di lama. Si vincono con la coerenza, quella che a Maranello, purtroppo, sembra non abitare più da tempo. Dai giorni di Jean Todt. Uno che, non a caso, fu lasciato libero di lavorare e di costruire per molti anni prima di raccogliere i frutti maturi che sfociarono nell’egemonia di Michael Schumacher.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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