La rinascita tecnica della Ferrari, dopo un 2025 altamente deludente, dovrà passare anche attraverso figure poco conosciute al grande pubblico, ma decisive nella Formula 1 moderna. Tra queste spicca il nome di Shaid Farzand, nuovo Tyres Engineering Specialist del Cavallino Rampante, arrivato a Maranello in questi giorni dopo un percorso di quasi sette anni all’interno del reparto performance della Mercedes. Non si tratta di un semplice acquisto, ma di una scelta tattica che riflette la volontà di costruire una Ferrari più predittiva e finalmente in grado di interpretare il comportamento delle gomme con la stessa lucidità dei team dominanti degli ultimi anni.
L’esperienza di Farzand inizia, si legge sul suo profilo LinkedIn, nel 2017 a Brackley, nel settore dinamica veicolo. È il primo passo dentro una struttura dove nulla è lasciato all’intuizione e dove ogni decisione di pista passa attraverso modelli matematici raffinati. In questa fase embrionale lavora sulle simulazioni pre-evento, sulla modellazione dei freni e sul supporto tecnico nei weekend di gara, entrando così a contatto diretto con la complessità del fine settimana di Formula 1. È un banco di prova fondamentale, perché permette di comprendere non soltanto come una vettura si comporta su un banco simulativo, ma come quel comportamento si traduce in realtà tra il venerdì e la domenica.
Il vero salto di qualità arriva però nel 2019, quando viene inserito nel gruppo dedicato alle performance e alle simulazioni. Qui Farzand affronta il cuore pulsante della competitività della scuderia della Stella a Tre Punte: la correlazione tra modelli virtuali e comportamento reale della vettura. Si concentra sugli pneumatici, e in particolare sulla loro integrazione negli ambienti di simulazione. È un lavoro estremamente tecnico e delicato, perché richiede di prevedere come una gomma reagirà a variazioni minime di assetto, condizioni ambientali, carichi verticali e variazioni di temperatura.
Negli anni in cui Red Bull e Mercedes si sono alternate al vertice, gran parte della differenza l’ha fatta proprio la capacità di leggere in anticipo la vita dello pneumatico. Farzand, in questo contesto, diventa uno degli ingegneri più coinvolti nello sviluppo dei modelli termici e meccanici, contribuendo alla costruzione dell’intelligenza interna con cui il team di Brackley ha affrontato alcuni dei campionati più serrati dell’era ibrida.
La promozione a Senior Performance and Simulation Engineer nel marzo 2023 segna la sua maturità professionale. In questo ruolo guida direttamente il Tyre Modelling Group, un reparto chiave in Mercedes perché rappresenta l’asse attorno al quale si sviluppano molte delle scelte tecniche decisive durante un weekend di gara.
La sua responsabilità va dalla pianificazione dei programmi di sviluppo alla guida del gruppo di modellazione, passando attraverso la correlazione tra i modelli matematici e i dati raccolti al simulatore, al banco e in pista. È una posizione che richiede non soltanto competenza tecnica, ma una visione strategica capace di individuare le tendenze nella gestione gomme prima ancora che emergano in pista.
Shaid Farzand: un uomo chiave per la Ferrari
Con l’arrivo in Ferrari, Farzand entra in un progetto che ha bisogno esattamente di questo tipo di figura. La Scuderia ha infatti sofferto, negli ultimi anni, di una finestra operativa troppo stretta e di un comportamento delle gomme spesso imprevedibile tra sessioni anche molto ravvicinate. A Maranello c’è la consapevolezza che la chiave per tornare stabilmente competitivi non risiede soltanto nella potenza della power unit o nell’efficienza aerodinamica, ma nella capacità di rendere prevedibili i fenomeni che influenzano la prestazione reale. E gli pneumatici, per complessità e sensibilità, sono l’elemento più difficile da dominare.
La presenza di Loïc Serra in Ferrari rende questo trasferimento ancora più significativo. Farzand ha lavorato per anni al fianco del tecnico francese, condividendone il metodo, le priorità e il modo di interpretare la dinamica del veicolo. Serra, che conta di introdurre a Maranello l’approccio ingegneristico che aveva contribuito a plasmare lo strapotere Mercedes prima dell’era a effettuo suolo, aveva bisogno di persone che conoscessero già la sua filosofia. Farzand si può considerare è uno dei suoi fedelissimi, un ingegnere abituato a quel tipo di cultura tecnica basata sulla correlazione tra dati e pista, sull’affidabilità dei modelli e sulla capacità di anticipare il comportamento della monoposto attraverso strumenti matematici avanzati.
Il suo contributo – questa l’idea – dovrebbe avere un impatto diretto sulla competitività della Ferrari. Una simulazione più accurata permette infatti di arrivare al venerdì con un assetto più vicino alla realtà, riducendo il numero di correzioni necessarie e dando ai piloti una base più stabile. Una previsione più precisa del degrado e del comportamento termico della gomma permette strategie più efficaci, con minori sorprese e una maggiore flessibilità nel reagire ai cambiamenti di pista. Una modellazione più affidabile amplia la finestra operativa della vettura, rendendola meno dipendente dalla natura del circuito o dalle condizioni ambientali. Tutto ciò porta a una monoposto più costante, più gestibile e meno soggetta a oscillazioni di prestazione, un aspetto che ha spesso condizionato le stagioni recenti.
La Ferrari del nuovo corso tecnico sa che per colmare il gap dai team dominanti servono profili capaci di cambiare l’infrastruttura interna prima ancora del progetto aerodinamico. L’acquisizione di Shaid Farzand va letta esattamente in questa prospettiva: non un rinforzo appariscente, ma un investimento strutturale, destinato a influenzare il modo in cui Maranello interpreta la prestazione sin dalle fondamenta. È un segnale che racconta una Ferrari matura, più metodica e più consapevole delle proprie debolezze.
In un campionato in cui il valore assoluto della vettura conta quanto la sua capacità di restare dentro la finestra ideale di utilizzo delle gomme, l’arrivo di Farzand è il tipo di mossa che, a fine stagione, può pesare come un aggiornamento aerodinamico “pesante”. È uno degli uomini che lavora nell’ombra, lontano dai riflettori, ma che può trasformare la realtà tecnica della Scuderia più di quanto qualunque tifoso possa immaginare.
Questo è il futuro che Ferrari sta provando a costruire: una squadra capace di comprendere, prevedere e controllare la variabile più instabile della Formula 1 moderna. Con Shaid Farzand, quella variabile diventa finalmente un campo di battaglia in cui la Scuderia vuole e può tornare protagonista.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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Bellissimo il nome Blog to the edge. Lo dico con il cuore legato a quei giganteschi Yes del 1972
C’è poco da fare: basta riconoscersi tra progger ed è subito emozione.