Non è un gran momento quello che vive la Ferrari. Non ci si lasci ingannare dai segnali di ripresa che emergono da Spa-Francorchamps con un Charles Leclerc che è stato in grado, anche in maniera agevole, di tenere alle spalle la Red Bull di Max Verstappen e le Mercedes che ultimamente si accendono a intermittenza e quando lo fanno emanano una luce fioca, non degna di rappresentare la luminosità che dovrebbe avere una stella… a tre punte.
La nuova sospensione ha fornito segnali incoraggianti, ma nulla che possa lasciare intendere che è stata imboccata la strada della ripresa totale, quel sentiero che porta alla gloria. No, la SF-25 è ancora una macchina che si porta problemi irrisolti e forse irrisolvibili. Nulla di clamorosamente grave, ma proprio per questo limitante. La Rossa 2025 è questa: il potenziale per giocarsela con le McLaren non c’è. Tutto qua.
Il 2025 per il Cavallino Rampante doveva rappresentare l’anno della svolta dopo i progressi netti manifestati durante la scorsa stagione. Le cose sono andate diversamente, l’operazione Hamilton per ora non ha pagato e chi ha imbastito questo affare è stato a lungo messo sul banco degli imputati, specie dalla stampa con cui a un certo punto ha sviluppato un rapporto non proprio positivo.
In queste ore si parla di un rinnovo annuale per Fred Vasseur, un atto che manifesterebbe la volontà della Ferrari di testare ancora il manager di Draveil senza però concedergli quella fiducia e quel tempo necessario per proseguire nel suo programma di ristrutturazione di un team che, è sempre bene ricordarlo, non riesce a vincere un titolo piloti dal 2007 e uno costruttori dal lontano 2008.

La dirigenza della Ferrari, quella che siede su scranni ancora più alti, leggasi Benedetto Vigna e John Elkann, ha consentito affinché si puntasse su Lewis Hamilton. Si intravedevano rose e possibilità di crescita tecnica e organizzativa, ma anche l’opportunità di sfruttare un marchio che, almeno nel mondo dei social – che oggi ha un peso -, supera in fama quello del Cavallino Rampante. Insomma, il sette volte campione del mondo era ed è l’opportunità di aumentare gli introiti per un gruppo che, osservando le trimestrali di cassa, non se la passa affatto male.
Tuttavia, dopo 13 gare e sette mesi di collaborazione, la scintilla non è scattata. Lewis è intento a produrre documenti, a dare suggerimenti, a cercare di cambiare le cose che secondo lui non vanno. Ma dall’altro lato non trova sponda e per tale ragione annega in difficoltà impreviste e accresce una frustrazione interna che lo porta ad avere weekend come quello del Belgio in cui solo in gara – e anche grazie a un assetto più idoneo al maltempo – riesce a trovare parzialmente la quadratura del cerchio. Ma non basta, quella di Hamilton è una crisi a tutto tondo e c’è la sensazione che gli ultimi sviluppi introdotti sulla SF-25 non siano stati in grado di generare quella svolta richiesta e sperata.

Ferrari: puntare su Hamilton è stata una scelta errata?
Si fa strada una riflessione, ossia se era il caso di spendere tutte le fiches su uno straordinario campione o se era meglio fare all-in su un tecnico di grido che avrebbe potuto fare da catalizzatore per altri ingegneri. Luca Baldisserri, uno che conosce bene il mondo Ferrari, parlando ai nostri microfoni (in calce potete recuperare la puntata di CriticaLive), ha fatto un’osservazione sensata, quelle tipiche cogitazioni di chi conosce dall’interno il mondo rosso e sa, per esperienza, quale possa essere la natura delle difficoltà in cui sta incorrendo un Cavallino che sta facendo fatica ad impennarsi.
L’ex ingegnere di pista di Michael Schumacher si è interrogato sulla validità di un’operazione che ha portato un grande pilota in un team che invece aveva bisogno ancora di essere strutturato. E lì è arrivato il riferimento ad Adrian Newey che appunto è stato definito un magnete per altri tecnici di un certo livello. La Ferrari SF-25, così come il modello dell’anno prossimo, nascono sotto la guida di professionisti sicuramente preparati ma che non hanno l’aura della stella luminosa. L’ingegnere inglese attualmente in forza alla Aston Martin sarebbe potuto essere un punto cardinale capace di generare quella spinta ad ingaggiare altre competenze che in questo momento sono necessarie per Maranello.
Si pensi al no ricevuto dalla McLaren quando Vasseur ha chiesto Pino Pesce, un aerodinamico molto preparato che potrebbe far molto comodo per la causa ferrarista. Bene, con la presenza di un totem come Newey le cose sarebbero potute andare diversamente. Ma il problema è che in Ferrari non hanno davvero creduto in questa opzione perché erano ben consci che dovevano affidare totalmente le chiavi della progettazione, ma ancor di più dell’organizzazione, all’ex Red Bull. Insomma, se le figure apicali potevano garantire uno stipendio d’oro a Newey, non potevano di certo offrire quei margini di manovra richiesti e la possibilità di avere uno staff suo di dimensioni importanti.

In questo senso va letta la provocazione – e tale deve rimanere – che porta al concetto del cavallo sbagliato. Hamilton da solo non può ristrutturare un team, nonostante l’esperienza, nonostante provenga da una scuderia che ha scritto la storia recente della Formula 1 e che quindi possedeva dei metodi di lavoro sicuramente vincenti. Lewis poteva e doveva essere un tassello in un muro la cui malta connettiva doveva essere fatta da ingegneri di un livello superiore, quelle competenze che secondo Baldisserri faticano ad accettare le proposte della Ferrari che può contare così su una struttura molto grossa ma nella quale manca un vero punto di riferimento che sappia dettare la linea tecnico-organizzativa.
Il nome, la storia, il blasone non possono bastare da soli per ricreare le condizioni che sono alla base di una struttura competitiva e vincente. La Ferrari vive una contraddizione: è il marchio più famoso al mondo che però non riesce ad avere quell’effetto catalizzante per professionisti di altissimo livello. C’è come la sensazione che determinate figure che stanno scrivendo la storia della Formula 1 recente non subiscano il fascino di Maranello. O piuttosto non valutino positivamente i continui cambi di direzione che si sono manifestati negli ultimi anni e che producono la generale sensazione di un team gestito in maniera schizofrenica.

Se è vero che Fred Vasseur rinnoverà per un solo anno il suo contratto, allora è si fa palese quel che è stato affermato nelle righe precedenti. Con un quadro regolamentare rivoluzionario alle porte, pensare di avere un leader traballante e costantemente in scadenza è un’idea assurda, che rasenta la follia amministrativa. Eppure la Ferrari pare stia percorrendo questo sentiero.
Non si intende generare allarmismo, non si vuole creare preoccupazione. No, questo scritto intende semplicemente evidenziare come probabilmente la Scuderia abbia mancato delle decisioni chiave e che forse continua a non avere una visione d’insieme delle cose. Se c’è fiducia in Vasseur lo si blindi; se non ce n’è, si abbia la forza di arrivare a scadenza puntando su un altro cavallo. Perché in Formula 1 – e in generale nella vita – procedere turandosi il naso porta solo a conseguenze nefaste.
L’intervento a CriticaLive dell’ing Luca Baldisserri
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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