La Ferrari non si ferma più. Prosegue la striscia di vittorie annichilenti con avversari incapaci di reagire. Quante volte avreste voluto leggere un incipit simile in riferimento al team di Formula 1 che invece, ancora una volta, naviga in acque tempestose dopo un avvio di stagione veramente difficile e sicuramente al di sotto di quelle attese che lo stesso gruppo aveva creato durante l’inverno.
La Rossa, nel Campionato del Mondo Endurance, è partita a palla di cannone ottenendo l’ennesima vittoria dopo aver già dominato le prime due tappe iridate. E lo ha fatto non solo in maniera perentoria ma anche superando un Balance of Performance che si è fatto sempre meno vantaggioso per le 499P.
Dietro questi successi non c’è una sola persona, è chiaro. Vi sono uomini e donne che hanno creduto in un programma e soprattutto che hanno potuto lavorare senza i soliti assilli della dirigenza, riuscendo anche a superare fasi complicate per arrivare a un 2025 che li sta vedendo assoluti protagonisti contro colossi come Porsche, Toyota, Alpine, Aston Martin, BMW e chi più ne ha più ne metta.
Fatto che dice come la Ferrari, nel giusto contesto e con le professionalità adatte, sappia vincere anche in maniera dominante regalando soddisfazioni ai tifosi che nel contesto Formula 1 non si vedono da troppo tempo. Il Cavallino Rampante si approccia alla 24 Ore di Le Mans – tra l’altro vinta per due anni consecutivi – come assoluta favorita e con tutte le carte in regola per poter calare un clamoroso tris che avrebbe il gusto dello storico.

Chi è Antonello Coletta, il volto della Ferrari nelle corse Endurance e nei programmi clienti
Uno dei personaggi chiave dietro questa straordinaria epopea è Antonello Coletta. Da oltre vent’anni è uno dei protagonisti silenziosi ma fondamentali dell’universo Ferrari. Nato a Roma il 27 febbraio 1967, Coletta ha costruito la sua carriera tra paddock e uffici direzionali con una competenza riconosciuta a livello internazionale. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, ha scelto la strada del motorsport, iniziando nel 1991 come Direttore Sportivo del team Forti Corse, all’epoca impegnato in Formula 3 e Formula 3000.
Seguono esperienze di rilievo in Peugeot Italia e Alfa Romeo, sempre nel ruolo di Direttore Sportivo, prima dell’approdo a Maranello nel 1997. In Ferrari assume inizialmente la gestione del Ferrari Challenge, per poi diventare, nel 2003, il responsabile del dipartimento Corse Clienti. Un incarico chiave che lo mette al centro delle attività racing destinate a collezionisti, gentleman driver e appassionati del Cavallino.
Nel 2014 viene chiamato a dirigere anche le attività sportive della Scuderia Ferrari e ad entrare nel Consiglio di Amministrazione dell’Autodromo del Mugello. L’anno successivo gli viene affidata la responsabilità della neonata divisione Endurance e Corse Clienti, erede delle Attività Sportive GT. Un’area oggi strategica per l’immagine e il business del marchio italiano: gestisce il Ferrari Challenge, il programma Hypercar nel Mondiale Endurance (WEC), le competizioni GT e progetti esclusivi come F1 Clienti, XX Programme e Sport Prototipi Clienti. Sotto la sua direzione anche il circuito di Fiorano e i roadshow Ferrari nel mondo.

Antonello Coletta nel programma Ferrari F1: perché no
S’intenda, il giudizio che avete appena letto nel titolo interno è del tutto personale. Perché ritengo che Coletta – che in questi giorni è tirato per la giacca da un po’ tutti i tifosi che sono insoddisfatti dell’attuale guida di Fred Vasseur – debba restare saldamente al suo posto? Essenzialmente per due motivazioni che vanno a fondersi per diventarne una. Le proverbiali due facce della medaglia.
Ammettiamo che la dirigenza del Cavallino Rampante formata dal tandem John Elkann – Benedetto Vigna decida clamorosamente di silurare Vasseur e di promuovere Coletta. Uno scenario del genere porterebbe a un primo effetto: indebolire il programma ruote coperte, sottraendogli la figura di riferimento, quel soggetto che in questi anni ha modellato la struttura e che fa da catalizzatore sia nelle fasi positive ma soprattutto in quelle negative. Insomma, si renderebbe orfano un programma che, dopo qualche anno di rodaggio – non privo di soddisfazioni – sta producendo effetti clamorosamente positivi.
Si dovrebbe quindi aprire una successione nel comparto WEC, dovendo individuare un nuovo leader che dovrebbe prendere in mano le operazioni sagacemente guidate sinora dal manager romano. E non è detto che i risultati possano essere i medesimi.
Dall’altro lato, Coletta sarebbe catapultato nella realtà della Gestione Sportiva della F1, un ambiente che negli ultimi anni ha letteralmente triturato dirigenti e ingegneri di primo livello. Non che Coletta non abbia le spalle larghe e la capacità di ristrutturare un reparto boccheggiante, ma subentrare in corso d’opera o alla fine dell’anno e prima di una rivoluzione normativa significherebbe che la Ferrari è in affanno e in ritardo.
Quel che serve rivedere sono delle dinamiche operative interne. Direte: servono gli uomini giusti per farlo. Vero, verissimo. Lo dimostra la stessa storia di Maranello che seppe affidare un comparto critico a Jean Todt che lo rivoltò come un calzino fino a condurre il team alla sua stagione più gloriosa, tuttora irripetuta. Coletta potrebbe essere il Todt moderno? Certo, ma prelevarlo dall’ambiente in cui è cresciuto rischierebbe di decostruire quel modello vincente che egli stesso ha definito nelle linee e nei meccanismi di funzionamento.
Ferrari F1: proseguire con Fred Vasseur è la scelta più logica
Sarò impopolare, specie in questi giorni in cui l’onda emotiva porta a far emergere sentimenti forcaioli: Fred Vasseur deve rimanere al suo posto. Il suo operato va valutato nel medio-lungo periodo e soprattutto dopo l’entrata a regime della nuova cornice regolamentare. Roma non fu costruita in un giorno, né tanto meno può esserlo la Ferrari vincente. Lo dimostra proprio Todt, a cui fu concesso un lustro prima che il Cavallino Rampante prendesse a dominare il mondo.
Serve pazienza, quella virtù che i tifosi, per definizione e caratteristiche, non devono avere. Peculiarità che, di contro, devono animare le scelte dei dirigenti. Elkann e Vigna ne avranno? O smonteranno l’ennesimo comparto funzionante per accontentare la piazza umorale?
Crediti foto: Ferrari HP
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