È stato un Gran Premio del Belgio molto turbolento per il pilota della Ferrari, Lewis Hamilton. Un evento iniziato con le polemiche per le parole rilasciate nella conferenza pre-evento che hanno fatto storcere il naso alla stampa italiana.
Ma cosa ha detto di preciso Lewis Hamilton per far attivare le misure di sicurezze – che potrebbero far concorrenza al WWF – attorno al “Cavallino Rampante”? Nulla di eclatante, se vogliamo essere precisi. Hamilton vuole tornare alla vittoria e lo vuol fare con la Ferrari. C’è qualcosa di sbagliato in questo?
Ma cosa ha fatto drizzare le antenne alla stampa per attaccare un sette volte campione di Formula 1? Il fenomeno di Stevenage, in sintesi estrema, vuol provare a cambiare metodologia di lavoro in quel di Maranello. Provare a percorrere una nuova strada, visto che le ultime hanno portato solo ad agguantare un un pugno di mosche, tanto da essere surclassati dalla rivale storica, la McLaren, che negli ultimi 1dieci anni era considerata una nobile decaduta e che oggi è la dominatrice incontrastata del Campionato Mondiale.
Adrian Newey, a differenza di Hamilton, ha scelto la salvezza
Dopo le due eliminazioni in Q1 della Ferrari di Lewis Hamilton nelle qualifiche sprint e in quelle “canoniche”, la stampa s’è presa la “sua” rivincita, con tanto di sbeffeggiamento, prima in diretta tv da chi trasmette la F1 in Italia e poi sui social.
La stessa stampa che attaccò Adrian Newey per non aver accettato Maranello, per la sua prima avventura post-Red Bull, preferendo il progetto ambizioso di Lawrence Stroll per la sua Aston Martin.
Ma se Newey giunto a Maranello ed avesse impostato un nuovo metodo di lavoro, per poi sentirsi dire “ma noi non facciamo così”, cosa sarebbe venuto a fare? Lewis Hamilton non è un pilota come tutti gli altri: vuol incidere nel team, non solo guidare e basta. Non intende fare la “marchetta” pubblicitaria tanto cara a John Elkann. A questo punto sarebbe stato meglio imitare la Mercedes con l’operazione Antonelli mettendo Oliver Bearman come titolare senza ricevere le “rotture di scatole” da parte di un sette volte campione del mondo di F1.

Ferrari e Lewis Hamilton: “Il libro Cuore” lasciamolo a De Amicis
In un recente nostro articolo (i dettagli qui), vi abbiamo parlato dei comportamenti avuti dagli ultimi piloti Ferrari venuti prima di Lewis Hamilton. Tutte belle storie strappalacrime in cui, grazie al potere dell’amicizia e alle prelibatezze della tavola, da Raikkonen in poi, la Rossa ha totalizzato solo un titolo piloti e due titoli Costruttori. In 18 anni. Una miseria.
Se a Spa-Francorchamps, come provocatoriamente scritto dalle nostre colonne, è finita la musica per Hamilton, parimenti si può affermare che anche per il Cavallino Rampante si sia interrotta. La musica non suona da quando la Ferrari decise di puntare su Massa, in nome di una “deschumacherizzazione” della scuderia. Non suona da quando ingaggiò Alonso, uno degli attori principali dell’affaire di Singapore e di quando, al Gran Premio d’Abu Dhabi, si decise di marcare Webber e rimanere piantati dietro Petrov consegnando un titolo già di fatto vinto a Sebastian Vettel.

A Maranello, il jukebox non funziona da quando si decise che tutte le colpe della mancata vittoria del titolo mondiale nel 2018, uno dei pochi anni in cui la Mercedes di Hamilton aveva qualche parvenza di battibilità, andavano attribuite a Vettel, colpevole di essersi schiantato ad Hockenheim quando era in una situazione di netto vantaggio.
L’unica musica proveniente dalla Ferrari è quella classica del valzer che riguarda i team principal. Quella danza che ha messo in discussione Arrivabene e Binotto e che ora rischia di defenestrare Vasseur, un manager bersagliato dalla stessa stampa e che ha il contratto in scadenza senza sapere se sarà rinnovato oppure no.
Lewis Hamilton ha ancora margine contrattuale con la Ferrari e si troverà a guidare nella Formula 1 della rivoluzione regolamentare. Il campione inglese dice di aver dato alcune indicazioni sulla monoposto del 2026. Bene, si seguano. Se le cose andranno come tutti sperano (forse non proprio tutti), la Ferrari tornerà alla vittoria. Altrimenti sarà un ennesimo anno di sofferenza. Ma almeno ci sarà del buon cibo tipico della cucina italiana servito su una tavola alla quale si accomodano molti buoni amici.
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