Ferrari: 4,2 miliardi di motivi dietro l’ingaggio di Hamilton

Exor, la holding di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann che controlla anche Ferrari, ha chiuso uno straordinario 2023. Cosa che spiega che, nei fatti, non ha bisogno del ritorno commerciale dell'affare Hamilton

Quanto inchiostro è stato versato per scrivere e provare a spiegare il passaggio di Lewis Hamilton dalla Mercedes alla Ferrari. Un’operazione commerciale senza basi tecniche? Questo è uno dei giudizi più di moda negli ultimi tempi e che, forse, è troppo condizionato dall’avvio incerto di una Mercedes ancora una volta deludente.

La Ferrari è nel pieno di una ristrutturazione interna i cui frutti si sono iniziati ad assaggiare in questo 2024. Le chiavi del cantiere sono state affidate a mastro Frédéric Vasseur da Draveil che sta operando grazie alla sua perizia supportata da un’impresa solida che può sostenerne l’azione con ricche iniezioni di danaro. Se necessarie. 

Il budget cap, istituto legale che disciplina l’attività economica dei facenti parte della Formula Uno, non può imporre limiti a certe spese. Tra quelle extra-vincolo rientrano gli ingaggi dei piloti. 

Per questa ragione la Ferrari ha potuto agire in libertà andando a prendere il più titolato di tutti i tempi. E lo ha fatto perché pensa di aver bisogno della sua cifra tecnica e non del ritorno d’immagine che può offrire. Non siamo noi a spiegarlo, ma i freddi numeri.

Lewis Hamilton - Ferrari
Il matrimonio del destino: Lewis Hamilton e la Ferrari

Ferrari non ha bisogno del ritorno economico del “brand Hamilton”

Vediamoli questi numeri. Exor, la holding di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann, ha chiuso il 2023 con un utile consolidato di 4,19 miliardi. Appena 33 milioni in meno dell’anno precedente.

Nel 2023, la quota del risultato delle controllate e delle partecipazioni è aumentata di 1,7 miliardi. Le prestazioni positive dei fondi di investimento hanno contribuito con 498 milioni. Il dividendo ordinario è di circa 100 milioni, pari a 0,46 per azione (nel 2023 era stato di 0,44, ndr). 

Il NAV (Net Asset Value), ossia il rapporto tra la somma dei valori di mercato delle attività del portafoglio di un fondo comune di investimento e il numero di quote in circolazione, a fine 2023 è salito a 35,5 miliardi.

Insomma, numeri che danno la cifra della forza economica che sta alle spalle della Ferrari che rientra a tutti gli effetti nell’ecosistema Exor. Tra le altre cose, va specificato che anche i risultati fiscali dell’azienda di Maranello sono molto positivi e si incastrano nel contesto di continua crescita della controllante. 

Elementi, quelli sopra citati, che bastano per mettere fine a quell’idea secondo cui l’accordo abbia basi patinate e non contenutistiche.

Se poi l’intesa non produrrà frutti è un altro conto, ma di certo va allontanata l’idea, decentrata, secondo cui Ferrari voleva monetizzare acquisendo il pilota più in vista della storia del motorsport, stando ai numeri che muove.


Crediti foto: F1

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