Domenica siamo stati fortunati testimoni di un’edizione storica della 24 Ore di Le Mans perché abbiamo potuto assistere al terzo trionfo consecutivo della splendida 499P di Kubica/Ye/Hanson, gestita magistralmente da AF Corse, che ha saputo portare anche le altre due Ferrari in gara nella classe Hypercar al terzo e quarto posto (perso poi per squalifica, ma poco importa).
Nessuno, chiaramente, vuole gettare discredito sul lavoro e i meritatissimi successi di questo team e della Hypercar più nuova ed evoluta del lotto. Però, come avviene sistematicamente da qualche anno, si può discutere sull’unico aspetto negativo di una categoria bellissima come il WEC: le scelte relative al Balance of Performance (BoP).
Uno strumento che fa parte della storia delle gare Endurance, perché questa categoria ha la caratteristica di accomunare vetture che seguono regolamenti diversi e possono differenziarsi per diverse scelte tecniche su motore, sistema ibrido, potenza e modalità di erogazione della stessa, peso e altre caratteristiche progettuali.

Sta poi all’organo tecnico cercare di equiparare al meglio le prestazioni di vetture così diverse, in modo da rendere possibile una competizione ad armi pari. Chiaramente è un esercizio molto complesso, che spesso passa per tentativi più o meno riusciti fino ad arrivare a una definizione che accontenti tutti e che è sempre soggetta ad affinamenti.
Con l’avvento delle Hypercar, il BoP ha dovuto armonizzare le prestazioni tra due categorie: le LMDh (acronimo di Le Mans Daytona H, poiché questi prototipi corrono anche nella serie americana IMSA) e le LMH (acronimo di Le Mans Hypercar, poiché nascono esclusivamente per la 24 Ore di Le Mans e WEC), e successivamente colmare differenze tra vetture all’interno della stessa categoria cercando di garantire il massimo spettacolo in pista.
Ma i valori di Balance of Performance che sono stati usati in questi anni hanno davvero livellato le prestazioni tra auto diverse?
Il punto della questione è che, negli ultimi anni, si è fatto un uso poco saggio di questo strumento, che ha inciso pesantemente sia in varie gare del WEC che in alcune edizioni della 24 Ore di Le Mans, in particolare quella del 2023 (probabile refuso su “2015” nel contesto), dove la Ferrari si presentava ai nastri di partenza con una vettura nuova di zecca e per certi versi acerba, contro l’Hypercar della Toyota che era molto più avanti nello sviluppo e stava dominando nel WEC.
Ebbene, il BoP in quella edizione ribaltò i valori in campo, dando un vantaggio evidente alla Ferrari che la vinse. Questo fu evidente a tutti gli appassionati che seguono il WEC, ma la favola era troppo bella per rovinarla con certe considerazioni. Ma, tutto sommato, ci sta, perché il BoP non è uno strumento perfetto e talvolta può anche creare squilibri anziché eliminarli.
I giapponesi di Toyota, con grande signorilità e senso sportivo, non si sono mai lamentati. Però, a chi segue regolarmente gli appuntamenti del WEC, questo continuo cambiare il BoP ossessivamente dà fastidio. Ricordo agli smemorati che, dopo quella vittoria rossa a Le Mans, il BoP fu subito rivisto e la Toyota riprese a dominare nelle restanti gare del WEC.
Nei successivi due anni non si sono più visti squilibri così evidenti, ma molte vittorie figlie delle modifiche sul BoP purtroppo sì, e questo continuo rimaneggiare i valori in campo lascia un po’ perplessi e, a mio avviso, rappresenta l’unico vero neo di una categoria stupenda come il WEC: un uso molto più invasivo e ingiustificato rispetto a quello che si è sempre visto in endurance.

Ferrari – Quanto ha inciso il Balance of Performance nell’ultima edizione della 24 Ore di Le Mans?
Anche l’edizione di quest’anno mi ha un po’ deluso, perché, al di là della gioia per la vittoria della Rossa (o meglio, gialla in questo caso), non abbiamo visto una vera battaglia, ma solo un dominio. Dopo sei ore avevamo già tre Ferrari saldamente in testa e non c’è stata più storia.
Con tanti marchi blasonati in pista, ci si aspettava ben altra lotta e, comunque, appare strano che scuderie come la Ferrari apparissero in difficoltà nelle prove libere per poi esplodere in gara, segno che furbamente hanno giocato a nascondino per celare le prestazioni e beneficiare di un migliore BoP.
Va detto che la 499P è la vettura più evoluta in pista, rispetto a chi ha un progetto datato come la Toyota. Hanno una squadra molto efficiente e un parterre di piloti di prim’ordine, e tutto ciò può giustificare una vittoria meritata, ma un dominio con tre vetture nei primi tre posti dopo poche ore di gara, sinceramente no.
Le altre squadre, pur avendo mostrato competitività nelle altre gare che hanno preceduto Le Mans, si sono sciolte come neve al sole in maniera troppo evidente fin dalle prime ore.
Posso dire con grande serenità che questa considerazione l’avrei fatta per qualsiasi altro team, perché se si applica un BoP e quest’ultimo domina in lungo e in largo, allora qualcosa di sbagliato forse c’è. Bene la vittoria, ma riflettere su quanto certe decisioni tecniche possano influire nel determinare una gara senza rivali non è lesa maestà verso nessuno, né sminuisce il grande lavoro fatto.

Personalmente amo molto il WEC, ma visti i precedenti mi chiedo sempre più spesso se quel che vedo in pista siano i valori reali delle vetture o il frutto di scelte più o meno azzeccate in sede di BoP. E questo un po’ allontana da una categoria dove serve grande amore e motivazione per stare attaccati alla TV per ore.
Il mio vuole essere solo un ragionamento nell’ottica di vedere gare sempre meno dipendenti da certe dinamiche, di vedere più stabilità nelle modifiche prestazionali e una Le Mans dove il risultato resti in bilico almeno fino al mattino, il che sarebbe prova di equilibrio, così che nessuno abbia nulla da obiettare, portando questa categoria allo stato dell’arte.
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Non mi sembra proprio che Toyota “con grande signorilità” non si sia mai lamentata, anzi…. per non parlare di Porsche e Peugeot…