Ferrari 2026 – Nel weekend del Gran Premio di Imola si è parlato molto delle responsabilità concettuali legate alla Ferrari SF-25. Fred Vasseur ha fatto il nome di Enrico Cardile, indicandolo come il padre del Progetto 677. Una ricostruzione non convincente, che presenta delle crepe temporali: l’attuale risorsa di Aston Martin è stata allontanata da Maranello all’inizio di luglio, ed era già ai box da alcune settimane anche a causa dell’inefficace pacchetto introdotto in quel di Barcellona, che aveva generato più di un problema sulla vettura 2024.
Dopo la rottura con Cardile, Vasseur aveva assunto ad interim la direzione tecnica, incarico poi affidato – come da programma – a Loïc Serra, che da ottobre ha preso possesso dei propri uffici dopo il periodo di “gardening leave” concordato con Mercedes. La monoposto guidata da Charles Leclerc e Lewis Hamilton ha tanti padri, ma tra questi di sicuro non c’è Cardile, e quella del team principal è sembrata la classica mossa dello scaricabarile: spostare le responsabilità su chi è andato via e non può replicare, visto che è ancora in fase di gardening, che si concluderà tra poche settimane.
Fatto sta che la monoposto 2025 non ha potuto godere delle cure di Serra, intervenuto su un progetto ormai definito. L’ex Mercedes sta provando a lavorare su una nuova sospensione posteriore – o quantomeno diversa da quella attuale – per cercare di superare i tanti problemi emersi in queste prime sette gare.
Gli esiti di questo tentativo li capiremo solo nei prossimi mesi, ammesso che la nuova soluzione venga davvero deliberata in una cornice normativa ormai morente. Ci si interroga, in poche parole, se valga la pena investire risorse – temporali e finanziarie – sottraendole magari al Progetto 678, in una stagione che potrebbe essere già compromessa dopo un terzo del suo cammino.

Ferrari 2026: la fallita corte a Giuseppe Pesce
Nei giorni scorsi è emersa un’indiscrezione rilanciata da Motorsport, fonte autorevole, che dava conto di un abboccamento tra la Ferrari e Giuseppe Pesce. “Pino”, così conosciuto nel paddock, è una vecchia conoscenza maranelliana: sotto le insegne del Cavallino Rampante ha lavorato come project leader dal 2004 al 2011. Oltre sette anni in cui ha dimostrato il proprio valore, tanto da diventare oggetto del desiderio dei team inglesi. E infatti è a Woking che si trasferisce nel 2012, per scalare le posizioni e diventare, nel marzo 2023, direttore dell’aerodinamica e capo dello staff tecnico.
Una figura di rilievo, un ingegnere a cui vanno ascritti molti dei meriti del recupero compiuto dal team dal 2022, primo anno della nuova cornice regolamentare, e che l’ha condotto ai vertici della Formula 1. È normale che ora Pesce diventi materia di mercato per gli ingegneri. E non sorprende che la Ferrari lo abbia cercato.
Le cronache riferiscono di un secco no: Pino resta nella piovosa Albione, preferendo non rimettersi in gioco in un ambiente, quello Ferrari, sempre esplosivo e in cui la ristrutturazione è tutt’altro che conclusa.

Ferrari 2026: c’è poca fiducia sul parterre aerodinamico?
Ma il vero quesito che sorge, osservando le cose dall’esterno, è un altro: perché la Ferrari cerca un aerodinamico di primo calibro? E perché lo fa ora? Lungi da noi voler instillare paure e ansie, ma la tempistica è quantomeno sorprendente.
Le vetture 2026 sono in fase di concepimento. La delibera definitiva è lontana, ma non troppo: entro dicembre i progetti saranno definiti nella loro totalità, poi si passerà ai piccoli aggiustamenti che precedono la produzione dei pezzi e il loro assemblaggio, prima dei test in pista, che stavolta saranno ben sei giorni per provare i propulsori di nuova generazione.
Il Progetto 678 è affidato a Loïc Serra, che in Ferrari – per la prima volta in carriera – si trova a sovraintendere un programma tecnico a tutto tondo. In Mercedes dirigeva un comparto, ma non era a capo di una struttura verticistica. Le questioni aerodinamiche, quindi, non sono appannaggio del francese, il cui compito è far dialogare e integrare al meglio i reparti. In quel ruolo c’è Diego Tondi, ma Ferrari sente la necessità di cercare un professionista più esperto e vincente come Pesce.
Viene naturale riflettere su questa mossa e pensare che, forse, a Maranello non ci si senta in una botte di ferro. Anche e soprattutto alla luce di quanto visto con la SF-25 che, pur avendo problemi sospensivi, certamente non è nata bene nemmeno da un punto di vista aerodinamico.

Non stiamo dando una notizia – lungi da noi costruire informazioni su sensazioni – ma proponendo una semplice costruzione logica, che evidenzia come in Ferrari non si ritenga il reparto tecnico ancora del tutto completo. Pesce, qualora avesse accettato, avrebbe comunque dovuto scontare un periodo di gardening e forse non avrebbe messo mano alla vettura 2026. Anche questo è un dato di fatto. Tuttavia, è evidente che Maranello sa di aver bisogno di altri professionisti, altrimenti non avrebbe fatto una mossa – poi non andata a buon fine – così significativa.
Ferrari è dunque un cantiere aperto, con un comparto tecnico ancora da ultimare. Non è una corsa contro il tempo, ma affiora un pizzico di insicurezza nei confronti di chi è chiamato a delineare le linee concettuali generali del progetto 2026. Maranello non può permettersi errori: il rischio è quello di presentarsi in ritardo all’avvio della nuova era normativa. Dopo il no secco di Giuseppe Pesce, lo sguardo di Vasseur potrebbe essersi già rivolto verso altri – per ora misteriosi – lidi.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Motorsport
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