Ted Kravitz, esperto giornalista di Sky Sports F1, ha offerto una chiave di lettura della situazione interna alla Ferrari, alla luce delle difficoltà accumulate nelle stagioni recenti e delle sfide in vista del 2026. Il suo ragionamento non si limita a commenti generici: mette in evidenza possibili frizioni tra il management del team e la gestione tecnica guidata da Fred Vasseur, sollevando dubbi sul reale potere decisionale del team principal.
“Se non partiranno bene nel 2026, apporteranno dei cambiamenti. E forse queste intenzioni sono solo il primo segnale, il segnale che il management è irritato da queste prestazioni”, ha affermato Kravitz, sottolineando come la pressione sulle prestazioni della scuderia rossa sia già tangibile, anche prima di scendere in pista. Il giornalista riconosce il valore di Vasseur: “Fred non è stupido, è un eccellente team principal e non riesco a immaginare nessuno migliore di lui per questo incarico. Ma non so se ha il potere di fare ciò che vuole”.

Il punto centrale dell’analisi riguarda l’interazione tra conoscenze tecniche e decisioni strategiche. Kravitz porta l’attenzione sui dossier che Lewis Hamilton ha scritto: raccolte di dati e analisi nate dall’esperienza accumulata in Mercedes, pensate per offrire un modello operativo di riferimento. Questi documenti, secondo Kravitz, rappresentano un tentativo concreto di trasferire best practice strategiche e operative, che in Ferrari potrebbero non essere state pienamente recepite. “Pensate ai dossier che sta scrivendo Lewis Hamilton, una sorta di modello basato su ciò che ha imparato in McLaren e Mercedes. La Ferrari si è sentita offesa da questi dossier? Forse hanno pensato: ‘Ok, grazie. Ma puoi concentrarti solo sulla guida della macchina?’”, spiega.
Il nodo della questione sembra essere la capacità di Vasseur di integrare queste informazioni nel processo decisionale della squadra, bilanciando le direttive del management con i suggerimenti strategici provenienti dall’esperienza esterna. Se da un lato Hamilton offre strumenti concreti per ottimizzare assetti, gestione gomme e strategia di gara, dall’altro la struttura interna potrebbe resistere a modifiche significative, per motivi di gerarchia o visione interna.

Kravitz conclude con un interrogativo che apre scenari interessanti per il futuro: “Lewis sta scrivendo questi documenti, ma quante volte la Ferrari ha bisogno di sentirselo dire e perché non lo ascolta?” La domanda racchiude una riflessione più ampia sul gap tra capacità operative interne e potenziale di apprendimento esterno, elemento che nel 2026 potrebbe diventare decisivo per la competitività della Rossa.
In prospettiva, la stagione 2026 della Ferrari non sarà solo una questione di prestazioni in pista, ma anche di gestione interna delle informazioni, poteri decisionali e capacità di adattamento. Se Vasseur riuscirà a mediare tra le indicazioni strategiche di Hamilton e le aspettative del management, la Ferrari potrebbe ritrovare un equilibrio fondamentale; in caso contrario, la pressione sulle prestazioni rischia di generare ulteriori tensioni.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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