La stagione 2025, dopo soli 2 Gran Premi, ha già dato risposte a interrogativi che si trascinavano dal 2024 e che hanno sorpreso molti dei tanti “esperti all’amatriciana” che popolano il web e commentano solo sulla base dei risultati, non guardando mai al di là del proprio naso.
Sì, perché per molti, un pilota valido (non un campione), capace di vincere con una monoposto di seconda fascia come la Racing Point e comunque sempre abbastanza vicino a Max Verstappen nei primi tre anni in Red Bull, culminati con il fondamentale apporto offerto alla conquista del titolo mondiale 2021 da parte del caposquadra olandese e dell’allora direttore di corsa Michael Masi, merita di essere deriso e sbeffeggiato per delle prestazioni troppo imbarazzanti per non pensare ad altre motivazioni rispetto alla sola capacità di pilotaggio.
Red Bull Junior team: qualcosa si è rotto
Un leitmotiv già visto per illustri colleghi come Daniil Kvyat, Daniel Ricciardo, Pierre Gasly e Alex Albon, che nella loro esperienza in Red Bull hanno visto crollare drasticamente il livello delle prestazioni e compromettere carriere fino a quel punto più che promettenti, riscattandosi poi in altri team o in altri contesti.
Ma come si può pensare che fior di piloti disimparino a guidare con prestazioni talmente ridicole da non apparire verosimili? Eppure, ogni volta tutti a citare idiozie come la forza di Max, la vettura che solo lui sa guidare, ecc., ma è chiaro che il problema va al di là del solo materiale tecnico fornito alla seconda guida.
Appare incredibile come la squadra di Milton Keynes abbia rappresentato per anni il principale vivaio di tanti giovani piloti, seguendoli e allevandoli dai kart fino a condurli in F1 o comunque ai massimi livelli del motorsport, eppure, tranne Max Verstappen, sono stati quasi tutti bruciati nel passaggio al team ufficiale, rilanciandosi poi in altre squadre di F1 o in altre categorie. Ricordiamo che dei 20 piloti sullo schieramento, ben 7 vengono dal vivaio Red Bull.
Oggi però tutto sembra crollare con una strategia suicida che rappresenta una sorta di pietra tombale su questo storico programma. È assurdo come un giovane talento del vivaio che comunque l’anno scorso ha ben figurato in VCARB (cibiribì Kodak!, non ce la faccio, mi parte spontanea), di fatto battendo al debutto un pilota esperto come Yuki Tsunoda, venga scaricato dopo soli due Gran Premi nei quali ha talmente sottoperformato da chiedersi il perché, anziché bollarlo come rincitrullito.
Da sempre si sa che, per rendere al meglio, i giovani talenti vanno messi nelle condizioni di crescere, dandogli il tempo giusto anche per sbagliare. Che senso ha triturare giovani piloti che hai finanziato dalle formule minori? Spero che qualcuno lo sappia, perché per quanto mi sforzi non trovo una logica, anche perché quale credibilità può avere un programma che supporta al meglio i ragazzi nelle formule minori e li manda poi allo sbaraglio al debutto nella massima formula?

Un ulteriore elemento di follia in questa politica è che appare molto probabile che l’anno prossimo Max Verstappen saluti la compagnia per accasarsi in Mercedes o Aston Martin, lasciando il team senza punti di riferimento. Per cui la logica vorrebbe trovare e promuovere un giovane sostituto per rimpiazzare il blasonato campione olandese, ma la realtà dice l’esatto opposto.
Sappiamo che, dopo aver masticato e sputato Liam Lawson, il prossimo sarà Yuki Tsunoda, che debutterà già in Giappone senza la minima conoscenza del mezzo. Ma è probabile che a lui andrà meglio, e non perché abbia più talento, ma perché si vocifera di una generosa donazione di 20 milioni da parte di Honda per “aiutare” il suo pigmalione.
E chissà che tutte le difficoltà delle seconde guide spariscano d’incanto. Ma mentre i saggi risultatisti ci vedranno solo il talento del giovane giapponese che in tanti anni di Formula 1 ha fatto vedere poco o niente, chi invece vuole andare un po’ oltre capirà che le dinamiche sono tante e che spesso i risultati ne sono semplicemente il frutto.
Una cosa è certa: l’era dei giovani torelli allevati dalla scuola austriaca sembra alla frutta, perché se l’approdo in F1 significa poi la fine della carriera, i giovani piloti ci penseranno due volte prima di sedersi su quel sedile. Ed è un vero peccato, perché il programma è sempre stato uno dei migliori di sempre nella promozione di nuovi talenti. Ma l’augurio è che ci sia presto un cambio di rotta deciso per non far morire questa fucina di talenti.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing