C’è un punto del paddock di Interlagos che, più di ogni altro, racconta cosa sia diventata oggi la vita di Sebastian Vettel. È giovedì mattina, i meccanici e i tecnici dei team entrano dal cancello principale per prepararsi al weekend brasiliano, ma accanto alle consuete hospitality delle dieci squadre compare una struttura inattesa: una piccola tribuna centrale, colorata, piena di pastelli e fogli bianchi. È la casa di “F1FOREST”, il nuovo progetto de quattro volte campione del mondo, un’iniziativa che sintetizza la sua seconda vita: meno incasellata nella performance, più radicata nella responsabilità.
L’idea nasce da un percorso che Vettel ha iniziato già negli ultimi anni della sua carriera, con gesti simbolici e concreti – dal casco riciclato alle campagne per la parità di genere culminate nell’evento Race4Women in Arabia Saudita – fino alla visita nella foresta amazzonica, che gli ha cambiato la prospettiva. È lui stesso a spiegare come tutto sia nato: “L’idea è raccogliere quanti più alberi possibile, perché molti alberi formano una foresta. È semplice così”, racconta a F1.com accanto al chiosco di Interlagos. “Stiamo coinvolgendo tutti, dai piloti alle persone dentro il paddock e ai tifosi in pista. Siamo anche andati nelle scuole, nei quartieri ricchi e in quelli poveri, e perfino in una casa di riposo. Vogliamo includere quante più persone possibile”.

Il progetto è radicalmente semplice: invitare chi lavora in Formula 1 – e chiunque voglia partecipare online – a disegnare un albero e a spiegare cosa rappresenti. Una foresta fatta di idee, di visioni, di emozioni, un collage globale che attraversi confini e comunità. Per Vettel non si tratta di estetica, ma di consapevolezza. “La foresta pluviale amazzonica è stata il fattore scatenante quando l’ho visitata l’anno scorso. Mi ha ispirato tantissimo, e ho imparato tantissimo. È stato così bello, ma anche così triste, vedere come è minacciato quel luogo”.
L’ex campione arriva a Interlagos dopo un incontro con il Principe William e la partecipazione agli Earthshot Prize di Rio de Janeiro. Non ha bisogno di riflettori, ma di una piattaforma che gli permetta di raccontare e far raccontare: far emergere una sensibilità collettiva, dare un peso nuovo al rapporto tra persone e natura. È per questo che ha voluto essere presente di persona al chiosco “F1FOREST”, accogliendo giornalisti, tecnici, piloti, tifosi e chiunque avesse voglia di sedersi per qualche minuto a immaginare un albero.
Il progetto ha ricevuto l’approvazione della F1, della FIA e del promotore locale di San Paolo. Un sostegno totale, non scontato, ma che riconosce la centralità di Vettel all’interno della comunità del motorsport. E mentre qualcuno potrebbe chiedersi quale impatto reale possa avere un foglio colorato, Vettel ribalta la prospettiva: “Ci si potrebbe chiedere: ‘Qual è il punto? Stai solo disegnando su un pezzo di carta’, ma dove pensi che vadano a finire le tue interviste? Vanno sui giornali, su Internet, sui media. Le persone li leggono, si ispirano, ne traggono qualcosa. Magari alcuni no, ma altri sì. E forse allora pensano: ‘Dovrei piantare un albero? Dovrei piantare un seme?’”.
Non è un atto estetico, è un innesco. Il seme, prima che nella terra, deve cadere nella testa
Tra le centinaia di disegni raccolti nel weekend ci sono anche quelli dei venti piloti della griglia. Un dettaglio non irrilevante, simbolico della credibilità che Vettel conserva tra colleghi e avversari. Ne parla quasi divertito: “I disegni sono molto diversi. Alcuni si sono impegnati molto, altri l’hanno presa più a cuor leggero, ma è fantastico che anche i piloti siano stati di supporto. Non c’è un albero ideale. È il tuo albero, quello che immagini”.

È interessante il modo in cui Vettel racconta la reazione dei piloti: per qualche minuto, persino campioni abituati alla tensione del cronometro riescono a lasciarsi andare. “Penso che per quei pochi minuti i piloti siano riusciti a scappare. Era lo stesso con i bambini nelle scuole: immaginare qualcosa sulla carta ti libera. Stavo scherzando… Credo fosse con la Red Bull, quando Max Verstappen era davvero immerso nel suo albero e la squadra diceva: ‘Abbiamo un’intervista!’. Ma lui era in zona, e questa è la cosa più importante”.
È un aspetto quasi poetico del progetto: restituire un tempo umano a un paddock che vive di tempi artificiali e frenetici. Per Vettel, è quello il valore reale dell’iniziativa: “Le persone prendono l’esperienza, i sorrisi, il momento della loro giornata. Noi lo abbiamo catturato”.
Il tedesco sa che il progetto potrà crescere nella misura in cui riuscirà a ispirare azioni quotidiane. E le storie che racconta ne sono la prova. Una in particolare lo ha colpito: quella di una ragazza olandese che iniziò a raccogliere rifiuti durante ogni passeggiata dopo averlo visto pulire le tribune di Silverstone. “Sono molto felice se è solo quella ragazza che porta via qualcosa per la sua famiglia e forse per tutta la vita”, dice. “Immagini quante passeggiate farà? Un pezzo di spazzatura ogni volta, e diventerà un grande contenitore quando sarà cresciuta”.
È questo, oggi, Vettel: non più il pilota che schiacciava i weekend con una Red Bull dominante, ma un uomo che cerca di lasciare un segno diverso, meno rumoroso e forse più incisivo.
Eppure, ovviamente, la F1 continua a scorrergli nelle vene. Segue il campionato, ne parla con lucidità tecnica, e a Interlagos non può evitare un commento sulla stagione: “Seguo ancora la F1, quindi so cosa sta succedendo! Le favorite sono le McLaren. Sarebbe bello avere anche Max che si avvicina. Tutti e tre se lo meriterebbero”.
Quanto a un eventuale ritorno, Vettel non chiude la porta, ma la lascia socchiusa. “Potrebbe esserlo”, dice quando gli chiedono di un ruolo in F1. “Mi piace l’elemento psicologico, i piloti, i giovani piloti, e ciò di cui una squadra ha bisogno per vincere. Il tempo lo dirà. Se la sfida è giusta e arriva al momento giusto, perché no? Ma non vado bussando alle porte”.
Per ora, il suo ruolo è un altro: far crescere “F1FOREST”, un progetto che racconta più di un’idea. Racconta la nuova vita di Sebastian Vettel. Una vita che non ha smesso di accelerare, semplicemente ha scelto una direzione diversa. Una direzione che prova a piantare radici.
Crediti foto: F1.com, Getty Images
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui




