In questi giorni di pausa, lontani dall’hype delle corse, vengono in mente alcune riflessioni su come la F1 stia continuamente evolvendo, trasformandosi ogni giorno di più in uno spettacolo a discapito dell’aspetto sportivo e della competizione.
Qualche tempo fa, un amico che ha trascorso un periodo lavorativo negli Stati Uniti mi raccontava di aver visto dal vivo una partita di Basket NBA e di essere rimasto basito dal constatare che la fase di gioco non era il fulcro dell’evento ma semplicemente una parte di uno spettacolo fatto di canti, balli, mascotte, funamboli e chi più ne ha più ne metta, dove la competizione sportiva era quasi la scusa per radunare quante più persone possibili al solo scopo di divertirsi assistendo ad un evento spettacolare.
Anche la F1 purtroppo va decisamente in questa direzione e lo dimostrano i comportamenti di alcuni team principal come Vasseur che puntualmente va a brindare e festeggiare nei box altrui in nome di un “volemose bene” che in tanti anni di militanza (da spettatore) non avevo mai visto, o come Zack Brown che dispensa parole buone ed è amico di tutti, per non parlare dei finti nemici Horner e Wolff che fanno qualche dichiarazione ad uso e consumo dei media ma poi vanno d’amore e d’accordo e non si pestano mai i piedi (vedi i fatti di Abu Dhabi o la vicenda budget cap da cui la RB è uscita con una sculacciata nel silenzio generale).

Per molti questi sono segni di grande sportività, per me invece sono la prova del degrado in cui versa questa categoria, perché alla fine di un gran premio pieno di sorpassi con DRS tutti sono soddisfatti come una compagnia alla fine di una rappresentazione teatrale, per il fatto che vincere sembra superfluo, va benissimo anche un podio e una bella gara, a cosa serve dannarsi la vita se il pubblico si è divertito? Tanto il pubblico vuole quello e ai vari tifosi va bene tutto e difendono a spada tratta qualsiasi risultato del loro beniamino.
Personalmente non ho mai visto Jean Todt o Frank Williams festeggiare vittorie altrui nei loro box e non ricordo uno Schumacher o un Senna sorridenti per un podio, anzi avevano quasi sempre facce scure e sguardi feroci anche per piazze d’onore, saranno anche stati poco aderenti ai dettami del barone De Cubertin ma questo farsi piacere qualsiasi risultato non mi appassiona e non mi andrà mai giù.
Con questo non voglio certamente dire che bisogna disperarsi ogni volta che non si vince ma questo assuefarsi al “va bene cosi”, siamo felici ugualmente non si è mai visto in un ambiente competitivo come la massima formula, poteva funzionare per una Minardi o una Larousse ma non certo per i team di vertice dove un podio era visto più come una occasione persa che come una buona prestazione.

Che dire poi dei piloti, tutti ad abbracciarsi e a farsi i complimenti, sembrano una comitiva di buoni amici più che un gruppo di avversari pronti a tutto per strappare una vittoria, prendono con filosofia qualsiasi risultato chiudendo le rituali interviste piene di banalità con un laconico e sempre uguale: “Adesso ci concentreremo sul prossimo gran premio”.
Solo Lando Noris si è giustamente lasciato andare a dichiarazioni al vetriolo contro Verstappen per poi subito ritrattarle, scusandosi con la coda tra le gambe e rinsaldando l’amicizia con il suo rivale per il titolo, una volta si correva con il coltello tra i denti e si facevano giochi psicologici fuori e dentro l’abitacolo (la rivalità Senna Prost è celebre per questo), oggi invece corrono e se ne fregano del resto.
Quindi Liberty Media fa e disfa come un grande burattinaio e tutti i vari team principal e i piloti fanno un pò di melina giusto per lo spettacolo ma poi si allineano sempre ai dettami di chi gli garantisce un bel gruzzolo di soldi, il vero motivo per cui si corre e per cui si nega l’accesso a squadre competitive come Andretti, ben più blasonate di qualsiasi Visa Cash App e soprattutto con un nome vero di colui che ci mette la faccia, come avveniva per Williams, McLaren, Tyrrel, ecc.
Riflessioni amare, certamente non da tutti condivise, puntualmente messe da parte quando le monoposto sono in pista perché il fascino rimane sempre ma la deriva verso lo show a discapito di una vera competizione è sempre più evidente.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP, McLaren F1, Williams F1