F1: velocisti e passisti

Una vittoria di tappa non deve aprire a facili trionfalismi. Il mondiale di F1 è una corsa lunga in cui emergono i passisti

La bellissima vittoria di Charles Leclerc a Monaco è stata un toccasana per questa F1 così artificiale. La storia del ragazzo nato e cresciuto sulle strade del principato che riesce a trionfare a casa sua dedicando il trionfo al papà scomparso che, con mille sacrifici, gli ha permesso di correre e diventare chi è oggi, ci ha regalato una bella pagina di sport.

Ci ha fatto addirittura digerire le quasi due ore di trenino che si aggiungono a quelle di Imola, dove il risultato è stato praticamente lo stesso: gran premi pieni di storia e con una cornice fantastica ma che si svolgono su tracciati senza punti di sorpasso, anacronistici per queste vetture e quasi incompatibili per questa Formula 1 che punta tutto sullo spettacolo in stile circo equestre.

A parte questi aspetti, la vittoria nel principato fa tornare in mente una considerazione espressa più volte in questi anni: è giusto gioire così tanto per una vittoria di tappa? Secondo me no, ma la mia opinione non è condivisa quasi da nessuno e questo è facile capirlo leggendo i titoloni sui giornali, le celebrazioni in pompa magna dall’unico canale televisivo che trasforma i trenini in spettacolo tipo l’acqua in vino e i commenti dei nuovi tifosi della Formula 1 che si entusiasmano e piangono per ogni “impresa” del loro beniamino.

Charles Leclerc
Gli uomini della Ferrari festeggiano dopo la vittoria di Charles Leclerc al Gp di Monaco 2024

Da sempre, per i top team, le vittorie sono funzionali all’unico obiettivo di aggiudicarsi il titolo mondiale. Oggi, invece, la realtà è ribaltata ed ogni gran premio sembra un evento a sé stante da festeggiare e celebrare in maniera eccessiva. Questo impatta non solo sulla percezione dei tifosi ma anche sulla gestione in pista dove spesso si fa all-in per singole vittorie anziché lavorare su risultati a lungo termine.

Se guardiamo alla storia della F1 sono tanti i piloti ad aver vinto uno o più gran premi ma gli unici di cui ci si ricorda sono quelli ad aver portato a casa il titolo iridato che poi è l’unica cosa che conta. Un po’ come nel ciclismo dove ai velocisti vengono lasciate le vittorie di tappa e il giorno di gloria mentre le i giri li vincono i passisti che sulle montagne staccano tutti.

Quindi va benissimo gioire e festeggiare ma non perdiamo di vista il fatto che molto probabilmente queste vittorie rappresentano solo un fuoco di paglia che non mette in discussione il nome di chi si porterà a casa il titolo. Con l’arrivo dei gran premi estivi e l’aumento delle temperature quasi sicuramente il progetto di Newey tornerà a mostrare il vero potenziale.

Ho sempre trovato abbastanza inutili le tappe per velocisti per cui non riesco a provare tutte queste emozioni per una vittoria poco utile nell’economia di campionato che al di là delle tante supercazzole ha ben poco da dire e trovo comunque interessante capire come due gran premi senza sorpassi, con le vetture in fila dall’inizio alla fine, possano rendere felici così tante persone… Però forse sono io a non capire.


Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari

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