F1: testi disarmonici per proteggere il cerchio magico

Andretti pressa alle porte della F1 con il supporto della FIA. I team, con la protezione della FOM, resistono e potrebbero definire un nuovo Patto della Concordia che entra in collisione con le regole vigenti. Ecco cosa sta accadendo nel Circus iridato

Azione – reazione. Quella che si sta consumando in F1 sembra una guerra di posizione, tattica e sfiancante. Una parte fa una mossa? La controparte si adegua a rilancia con più forza. L’altra reagisce e stimola una controreazione ancora più veemente. 

Si procede in questo modo da molto tempo tra FOM e FIA, da un lato, e Andretti e gli altri team, dall’altro. Pochi giorni fa il gruppo americano, dopo essersi visto sbattere le porte in faccia da chi detiene i diritti commerciali della serie, ha inaugurato una nuova sede a Silverstone.

Un atto simbolico che riconduce all’immagine della costruzione di una fortificazione in pieno territorio nemico. Un avamposto dal quale far partire gli eserciti alla conquista di un posto tra i dieci.

Non è passato molto per vedere le dieci sorelle reagire. Lo strumento che queste hanno in mano è il Patto della Concordia.

F1
La nuova sede del team Andretti inaugurata a Silverstone

FOM-team vs FIA-Andretti

Andretti Global si è mossa all’interno delle regole esistenti definite dalla Federazione Internazionale dell’Automobile. Il testo di riferimento prevede che in griglia possano esservi dodici squadre. In virtù di questa evidenza gli americani si sono messi all’opera e hanno superato il bando di accettazione impostato da Place de la Concorde. 

Fin qua nessuno ha potuto eccepire nulla. Per bloccare la pratica è dovuta intervenire la FOM che ha sollevato dubbi di natura tecnica (e non ne avrebbe facoltà perché è la FIA che si occupa di questa fattispecie) e in materia commerciale. E qui sì che può determinare.

Anche se c’è una certa fumosità sulla presunta incapacità di Andretti-Cadillac di generare ulteriori profitti, la FOM ha usato quest’arma per bloccare l’ingresso del gruppo statunitense pensando che potesse bastare

Dal canto suo, Andretti, dopo una pausa di riflessione, ha deciso di andare avanti e di affiancare alle due sedi americane anche l’antenna inglese per dare corpo e sostanza alla sua candidatura. 

Più che un atto di forza, si tratta di un messaggio per dimostrare che si fa sul serio e che si pensa di meritare la massima serie più di realtà agonizzanti come Alpine, Haas e Williams. O di una Visa Cash App a fare da comparsa muovendosi nell’ombra della sorella maggiore, la superstar Red Bull.

Ma Liberty Media Corporation e il cerchio magico delle dieci sorelle proprio non ne vogliono sapere di apportare modifiche a un modello di business che sta funzionando benissimo e per questo usano gli strumenti in loro possesso per fortificare le mura e piazzare altri strumenti difensivi.

Englewood (USA), sede di Liberty Media Corporation

La F1 va verso il numero chiuso

Come una facoltà universitaria d’elite, la Formula Uno, che si auto-pesa ritenendosi molto esclusiva, vuole chiudere gli accessi e rimanere basata sulla decina.

La proprietà, “in combutta” con le scuderie, non potendo agire sulle normi federali (servirebbe l’avallo di tutte le componenti della F1 Commission: FOM, team e FIA) intende usare lo strumento che ha tra le mani: il Patto della Concordia.

Nella sua versione attuale non si fa menzione al numero di partecipanti, ma si parla solo di clausola anti-diluizione per chi entra (200 milioni di dollari). All’inizio si era pensato di portarla a 600 per scoraggiare i potenziali entranti.

Quando si è capito che qualcuno può pagare anche questa cifra enorme si è passati alla fase due: inserire una dicitura che vieta l’allargamento. Ed è ciò a cui, pare, si stia lavorando.

F1: discrasia regolamentare

Se il Patto prevedesse una chiusura si arriverebbe a due testi diversi, divergenti nella sostanza, ma che dovrebbero coabitare: da un lato le regole FIA che prevedono fino a un massimo di dodici squadre, dall’altro il Patto della Concordia che limita a dieci i team.

Forse un tentativo di fare da apripista alla riscrittura del testo federale? La sensazione è che finché in sella ci sarà Mohammed Ben Sulayem questo non accadrà. Ma cosa succederebbe con un presidente più amico della FOM?

Il quesito è scontato ed è ciò a cui la Formula Uno vuole arrivare. Con calma, a fuoco lento, si sta cucinando la riscrittura delle norme per chiudere definitivamente il cerchio magico.  

Le corse nelle vene: Mario e Michael Andretti

Andretti: che fare?

A questo punto, se le indiscrezioni che trapelano dall’Inghilterra sono corrette, ad Andretti non resterebbe che percorrere la via del subentro. Quali i team potenzialmente in vendita? 

Alpine se Renault si stanca di partecipare senza vincere. Cosa probabile. Haas, se non trova una vera dimensione chiamandosi fuori da un torpore atavico. Williams i cui proprietari, gli americani del fondo Dorilton Capital, sono tutt’altro che soddisfatti della china presa a Grove. 

E poi c’è lei, la “cenerentola” Visa Cash App che, almeno stando a quanto ha riferito Helmut Marko un paio di giorni fa, potrebbe passare la mano a fronte di offerte interessanti. Che Andretti, vistosi sbattere la porta in faccia, possa entrare dalla finestra faentina per piazzare tende in Inghilterra?


Crediti foto: F1, Andretti, Liberty Media

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