Dopo il Gran Premio di Abu Dhabi 2021, in cui si decise l’assegnazione del campionato del mondo piloti, la Federazione Internazionale dell’Automobile stabilì un netto giro di vite riguardo le comunicazioni tra i muretti e la direzione gara. L’ente parigino intendeva porre fine a quella pratica pressoria per cui un team principal poteva, in qualche modo, influenzare il giudizio del direttore di gara chiedendo pubblicamente di fare o non fare qualcosa.
Ovviamente, ciò che non si può limitare è la comunicazione tra i piloti e i box. Durante il Gran Premio del Brasile, alcuni protagonisti hanno chiesto che la gara venisse fermata a causa di una pioggia che diventava sempre più incessante. Ma non limitante.
Maliziosamente si potrebbe notare che la richiesta è arrivata da chi non aveva ancora montato le gomme full wet. Chi, come Yuki Tsunoda, aveva già fatto il cambio, si è ben guardato dall’aprirsi in radio per invocare lo stop immediato.
La richiesta è invece arrivata da piloti come George Russell, che, tra l’altro, occupa un posto di rilievo nella GPDA e aveva valutato che non ci fossero più le condizioni minime di visibilità per gareggiare. Un fatto su cui si potrebbe discutere all’infinito, considerando che lo scroscio è durato poco e che chi montava le gomme idonee riusciva a girare senza troppi rischi.
Christian Horner è intervenuto su questo tema. Chi, di fatto, ha ottenuto un vantaggio indiretto dalla sosta forzata deliberata dalla direzione gara. “Ci sono state un paio di sorprese per me in quella gara. C’erano molti piloti che ritenevano che le condizioni fossero troppo pericolose“, ha osservato il team principal inglese. “Sembrava troppo ambizioso far ripartire la gara anche dopo la safety car“, ha concluso Horner.

F1, Comunicazione muretto-pilota: team radio, uno strumento di pressione
La sensazione che emerge da questa vicenda e dalle parole di Horner è che, in talune circostanze, le comunicazioni radio durante la gara abbiano lo scopo di indirizzare le scelte dall’alto, esattamente come accadeva prima del giro di vite federale.
Probabilmente succederà ancora negli anni a venire, soprattutto in presenza di giudici che spesso dimostrano di non avere abbastanza polso e di lasciarsi influenzare da eventi passati, applicando protocolli di sicurezza non sempre adeguati alle circostanze.
La direzione gara è tenuta ad ascoltare il parere dei piloti, ma dovrebbe avere la facoltà di discernere se una richiesta è fatta per interessi strategici o perché realmente mancano le condizioni minime di sicurezza. A volte questo confine è molto sottile, e può accadere che le circostanze vengano sfruttate per tornaconti personali. Questo il dubbio che resta dopo l’ultima tappa iridata.
Crediti foto: , Scuderia Ferrari HP, Oracle Red Bull Racing