Nelle ultime settimane, i rapporti tra i due Paesi si sono ulteriormente deteriorati a causa del presunto sostegno del Ruanda all’organizzazione paramilitare congolese M23 (Movimento del 23 marzo), ostile al governo di Kinshasa e già monitorata dall’ONU. Il gruppo, composto in gran parte da membri di etnia Tutsi, è storicamente considerato filo-ruandese.
Lo scorso gennaio, l’M23 ha assaltato la città di Goma, nell’area orientale del Congo, aggravando ulteriormente le tensioni.
Il boicottaggio sportivo al Ruanda
Nel mondo dello sport si sta diffondendo un movimento di boicottaggio nei confronti del Ruanda. La ministra degli Esteri congolese, Thérèse Kayikwamba Wagner, ha chiesto ai club calcistici che collaborano con il Ruanda, come Arsenal, Paris Saint-Germain e Bayern Monaco, di interrompere i contratti di sponsorizzazione con “Visit Rwanda”, ente turistico del Paese. Al momento, solo il Bayern Monaco sta valutando la possibilità di rescindere l’accordo.
Negli ultimi mesi, diversi calciatori di origine congolese, tra cui Nico Williams dell’Athletic Bilbao e Romelu Lukaku del Napoli, hanno preso posizione sulla questione, esortando le istituzioni a intervenire.
Il Ruanda è uno dei due Paesi africani, insieme al Sudafrica, in corsa per ospitare un Gran Premio di Formula 1 nei prossimi anni. Tuttavia, l’attuale crisi diplomatica e il rischio di un boicottaggio politico e sportivo potrebbero favorire il Sudafrica, che attende il ritorno della Formula 1 da oltre 30 anni.
Lo scorso dicembre, il Ruanda aveva compiuto un passo importante ospitando la cerimonia di premiazione della FIA a Kigali, rafforzando la sua candidatura per un futuro GP. Ma, alla luce degli ultimi sviluppi, l’intero progetto potrebbe naufragare. Il Ruanda rischia di dire addio alla F1 prima di entrarvi, mentre il Sudafrica osserva e ringrazia.