Stefano Domenicali, il CEO della F1, ha concesso un’intervista lunga e sincera al podcast BSMT (Beyond the Speed Limit), dove tocca temi come rendere lo sport più accessibile, il grande cambiamento in arrivo nel 2026 e come evitare che le gare diventino noiose.
Il linguaggio della F1
Domenicali inizia spiegando un problema semplice ma grande: la Formula 1 usa troppe parole tecniche che confondono chi guarda per la prima volta. Parla di termini come “DRS“, “undercut“, “porpoising“. Secondo lui, questo gergo è come parlare in codice tra amici, e allontana i nuovi fan, soprattutto i giovani che arrivano grazie a serie come Drive to Survive su Netflix.
“Uno dei problemi principali oggi è il linguaggio. Pensiamo che tutti capiscano parole come ‘undercut’ o ‘porpoising’, ma non è vero. Mia figlia Sofia, che ha 15 anni, mi ha chiesto: ‘Papà, cos’è questo porpoising? Sembra un delfino che salta!’. E lì ho capito: dobbiamo tradurre tutto in termini normali, come in un film d’azione. La F1 deve essere facile da seguire come una partita di calcio, non un corso di ingegneria. Altrimenti, perdiamo la generazione che scorre il telefono invece di guardare la gara“.
Oggi la categoria ha 827 milioni di fan nel mondo, ma il 70% fa parte del pubblico occasionale. Domenicali vuole espandere lo sport, ispirandosi al successo del Super Bowl o dell’NBA, dove tutto è spiegato in modo comprensibile.

Il cambiamento del 2026
La parte più lunga e tecnica è sul 2026, quando la categoria cambierà radicalmente: motori più ecologici (metà potenza elettrica, carburanti da piante o scarti, zero emissioni), macchine più vicine in pista per favorire i sorpassi (ali più piccole e aerodinamica diversa), e un limite di spesa più basso. Domenicali lo chiama un “cambio di approccio totale”, come se la categoria dovesse rinascere per non diventare obsoleta.
“Il 2026? Mia figlia non sa nemmeno cos’è un cambio di marce, figurati le regole! Va cambiato l’approccio da cima a fondo. Non è solo mettere motori ibridi più verdi o ridurre le ali per far avvicinare le auto, è ripensare i costi, l’ambiente e lo spettacolo. Abbiamo discusso per mesi con i boss dei team: Toto Wolff della Mercedes voleva più potenza elettrica, Christian Horner della Red Bull gridava contro il budget cap. Io passavo notti in bianco su Zoom alle 3 di mattina. Ma serve: così Audi può entrare senza spendere una fortuna, Honda torna competitiva da zero, e squadre piccole come Haas o Williams possono lottare per podi. Immagina: meno distacco in gara, più duelli veri. È come il 1989, quando hanno tolto i motori turbo per salvare lo sport – stavolta salveremo la F1 dal dominio di pochi”.
Queste regole mirano a bilanciare le squadre e attrarre nuovi costruttori. Domenicali prevede un “boom” di sorpassi e competitività, con la massima categoria del motorsport che guida la transizione verde delle auto normali, proprio come gli ibridi degli anni 2010 hanno influenzato le stradali.

Il futuro del format delle gare di F1
Domenicali critica il weekend tipo di un Gran Premio: tre sessioni di prove libere, qualifiche e gara. Dice che è troppo lungo e ripetitivo, come un film con troppe pause, e non si adatta al mondo di oggi dove la gente guarda clip da 8 secondi su social.
“Il formato attuale è datato e rischia di annoiare. Basta tre libere uguali: piacciono solo agli ingegneri con i loro dati e caffè. Propongo sprint in tutti i GP: venerdì qualifiche, sabato una gara breve da 100 km con griglia invertita per i primi 10 . Domenica, GP più corto, 200 km invece di 305, per tenere alta l’attenzione. La F1 non vuole essere noiosa: guarda Las Vegas, con la gara in strada di notte… era uno show, non una routine. I piloti si lamenteranno per meno test, ma il pubblico vuole azione, non ore di giri lenti. Facciamolo: più adrenalina, come nelle sprint di Austin che hanno aumentato gli spettatori del 35%”.
Questo renderebbe i weekend più dinamici e vendibili. Domenicali vuole più imprevedibilità, come una griglia rovesciata che forza sorpassi, per competere con sport come il ciclismo o il football americano.

In conclusione
Domenicali parla della sostenibilità con l’obiettivo del Net Carb Zero, entro il 2030: “Il 2026 non è finto verde: motori al 50% elettrici, carburanti da rifiuti. La F1 deve guidare il futuro delle auto, come ha fatto con gli ibridi“.
Sull’espansione globale della categoria: “Gli USA esplodono: Austin e Miami sono pieni da anni. Asia cresce: la Cina tornerà nel 2026, con l’India in arrivo. C’è spazio anche per la Germania, non solo soldi: dialoghi veri per riportare il Gran Premio“.
Sul ruolo dei piloti: “Campioni come Verstappen sono geni, ma devono raccontare di più la loro vita, con le loro paure e la loro infanzia. L’attivismo come Black Lives Matter (tema portato in griglia da Lewis Hamilton) va bene, ma la pista resta al centro“.
Chiosa finale sul suo futuro: “Resto finché c’è passione. La mia eredità? Una F1 per tutti, non solo per pochi“.
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Crediti foto: Hoc Zwei, Tim P. Whitby/Getty Images, IMAGO/Panoramic, Las Vegas GP