La Formula 1 proseguirà con le normative previste per il 2026, escludendo qualsiasi ipotesi di proroga del regolamento attuale per introdurre i motori V10 nel 2028. Questa la brutale sintesi – già anticipata da noi qualche settimana fa – di quelle che sono le volontà del legislatore della serie che ricaccia via tutte le speculazioni fatte in questi giorni.
Una possibilità affascinante, quella di tornare alle architetture plurifrazionate e aspirate, ma che appare sempre più remota, tanto che il ritorno di queste unità propulsive sembra irrealizzabile persino nel 2030, quando ci dovrebbe essere l’ennesima revisione normativa nella politica dei piani quinquennali voluti da Liberty Media che servono ad evitare l’instaurazione di regimi di monopolio come quello osservatosi dal 2014 al 2021 con Mercedes a dominare la scena.

La F1 non può permettersi un ritorno al passato
Il dibattito sulla possibile estensione delle attuali regole c’è stato, inutile negarlo, ma è contestualmente stato oggetto di numerose valutazioni – alcune anche polemiche – che hanno fatto sorgere difficoltà irrisolvibili. Audi si è nettamente rifiutata e il monito di Toto Wolff, secondo cui Mercedes High Performance Powertrains non sarebbe in grado di fornire motori ai propri team clienti (strategia per scongiurare il passo indietro), hanno rappresentato ostacoli insormontabili.
Qualsiasi modifica alle normative tecniche richiede l’unanimità, un obiettivo irraggiungibile considerando l’opposizione delle suddette case tedesche. Ma pare esserci stato anche il veto silenzioso di Ford, che, pur senza dichiarazioni ufficiali, sta lavorando dietro le quinte per bloccare ogni possibile cambiamento. E c’è da crederci poiché gli americani sono entrati in Formula Uno accanto a Red Bull Powertrains proprio per sfruttare le loro competenze sulla parte elettrica dei propulsori turbo-ibridi.

F1: Nikolas Tombazis blinda le power unit turbo-ibride
Nikolas Tombazis, direttore tecnico della FIA per le monoposto, ha ribadito la necessità di mantenere il regolamento stabilito e a cui si è arrivati dopo molte peripezie: “Se non avessimo introdotto queste regole, oggi la Formula 1 avrebbe solo due fornitori di motori: Ferrari e Mercedes, e nessun altro“. L’obiettivo della nuova configurazione propulsiva era attrarre nuovi costruttori senza sacrificare la componente ibrida ma alleggerendo la generale complessità tecnica estromettendo il motogeneratore MGU-H. “Sono fiducioso che l’introduzione delle nuove power unit nel 2026 porterà benefici“, ha aggiunto l’ex Ferrari.
Per Tombazis, le preoccupazioni sui motori di nuova generazione sono esagerate. “È normale che emergano sfide quando si cambia regolamento, ma stiamo lavorando con team e motoristi per affrontarle al meglio“, si legge dalle colonne di SoyMotor. Il dirigente FIA ha ricordato il panico diffuso prima dell’introduzione delle regole aerodinamiche del 2022, quando si temeva che le monoposto sarebbero state molto più lente. “Non è stato tutto perfetto, con il senno di poi ci sono aspetti che avremmo potuto migliorare, ma il quadro generale è positivo“.
In virtù di quella lezione, si ritiene che stavolta le cose siano state fatte per bene e per tal ragione quella del passo indietro ai motori di vecchia generazione risulta essere una boutade che non si può sovrapporre alla parabola tecnica descritta dalla Formula 1 né tanto meno dell’automotive in cui si tende a compattare i propulsori che sempre meno spesso sono endotermici puri.

F1: si va avanti almeno fino al 2030 con le PU turbo-ibride
Di conseguenza, la Formula 1 non sconfessa se stessa e si avvia verso un’era dominata dai motori ibridi di nuova generazione, con una suddivisione di potenza stimata tra il 50/50 e il 55/45 tra Internal Combustion Engine (ICE) ed elettrico.
Questi propulsori, definiti da alcuni “semi-elettrici” o “super ibridi”, resteranno in vigore almeno fino al 2030. L’ipotesi di ridurre ulteriormente la durata del regolamento è stata quindi scartata, consolidando così la direzione intrapresa. D’altro canto Liberty Media, col suo programma Net Zero 30 sposato dalla FIA e dai team, difficilmente avrebbe avallato la “svolta a U”.
Chi sperava in un ritorno ai V10 dovrà pertanto rassegnarsi: l’orizzonte del 2030 è l’unico spiraglio possibile, ma ogni anno che passa questa eventualità appare sempre più improbabile. Molto dipenderà dal successo dei biocarburanti drop-in, l’unico elemento che potrebbe permettere di avere motori così grossi e pesanti ma non inquinanti.
Il dibattito su una loro reintroduzione continua a generare interesse attorno alla fanbase della F1 che resta legata a quei suoni straordinari prodotti dai V10 e dai V8 aspirati. Ma, nella realtà dei fatti, la restaurazione dell’ancien régime non è né un’opzione primaria né un piano alternativo concreto. Ci si rassegni: il V6 turbo-ibrido è saldo sul suo trono e non intende abdicare.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, FIA, Renault