Come è cambiata la sicurezza in F1 nel corso degli anni

In oltre settant'anni di storia, la F1 ha fatto passi da gigante sul fronte della sicurezza. Un processo in continua evoluzione

La sicurezza in uno sport come la F1 è uno dei fattori più importanti e che non può mai essere lasciato al caso.

Dagli anni ’50 ad oggi essa si è evoluta in ogni campo, iniziando dai circuiti per finire con l’abbigliamento dei piloti e le monoposto.

Nei tempi passati i circuiti non rispettavano le norme odierne e per il pubblico non c’era nessun tipo di protezione. In caso di incidenti gravi il più delle volte perdevano la vita sia i piloti che gli spettatori.

Le piste, inoltre, non erano dotati di un centro medico o un elicottero di soccorso, si doveva aspettare l’arrivo di un’ambulanza per essere trasportati in ospedale. Su questo fronte il motorsport è radicalmente mutato traendo insegnamento dai tanti eventi catastrofici che l’hanno segnato.

F1 - Gp Spagna 1970, Jackie Stewart
F1 – Gp Spagna 1970: Jackie Stewart “scappa” dal fuoco causato dall’impatto di un collega

Agli albori l’abbigliamento del pilota consisteva in una polo e pantaloni, l’uso del casco non era obbligatorio.

Alla fine degli anni ’70 si prende la decisione di intervenire per cambiare le cose: complice fu il grave incidente di Niki Lauda nel 1976.

I circuiti finalmente iniziano a essere dotati del centro medico e dell’elicottero e si inizia anche un restyling dei tracciati per aumentarne gli standard di sicurezza.

Per i posti destinati al pubblico invece vengono installate delle reti metalliche molto alte a protezione delle persone in caso di impatti violenti. (Ricordiamo l’incidente di Zhou a Silverstone nel 2022 per fortuna senza conseguenze per lui e per gli spettatori).

Carlos Sainz sale a bordo della sua Ferrari

Un cambiamento significativo avviene anche a livello di abbigliamento, al giorno di oggi i piloti usano una tuta fabbricata con strati di Nomex che sono testate a temperature tra i 600 e 800 gradi.

La caratteristica principale sta nei tempi di trasmissione del calore che non deve essere inferiore ai 12 secondi.

Ma questo cosa vuol dire?  La tuta deve garantire che la differenza della temperatura tra il corpo del pilota e quella esterna non superi i 24 gradi centigradi in caso di incendio, questo fa si che si ha un margine di 17 secondi per abbandonare la monoposto senza bruciarsi.

Inoltre, ogni tuta è dotata di maniglie sulle spalle che permettono di poter estrarre fuori il pilota in caso di necessità, sul collo c’è una scadenza ricamata per garantirne sempre la massima efficienza.

I caschi sono realizzati in fibra di carbonio con visore a prova di proiettile e sono sottoposti a dei test che ne verificano l’efficacia e la resistenza.

Nel 2003 diventa obbligatorio anche l’hans (head and neck support), un dispositivo che si aggancia al casco e alla cintura della vettura e limita i movimenti di testa e collo negli impatti violenti.

F1: nel corso degli anni sono stati introdotti dei dispositivi obbligatori


Crediti foto: F1

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