Come dice il saggio Fernando Alonso da Oviedo, settembre è il mese decisivo, quello in cui si capisce quale strada può imboccare il campionato di F1. E, aggiungo, anche il futuro! Che cos’è successo in questo mese? Scopriamo quali sono i verdetti giunti a cavallo tra l’estate e l’autunno.
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L’inferiorità tecnica di Red Bull è ormai appurata, così come il possibile sorpasso di McLaren nei costruttori. Nel campionato piloti la situazione sembra più fluida, con un Norris che si fa superare alla Roggia da Piastri, delle “papaya rules” che non si capisce bene che siano, Piastri che forse è ancora acerbo e poco costante per poter imporsi.
Se Red Bull non è più quella squadra perfetta che abbiamo conosciuto in queste ultime 3 stagioni (come il set up di Verstappen sbagliato nel weekend azero), McLaren sta ancora cercando di raggiungere l’apice facendo alcuni errori, come la strategia in qualifica di Norris. La gestione piloti papaya ovviamente avvantaggia Max. Strategia che, però, non potrebbe essere diversa da questa, considerato che entrambi i driver non hanno vinto un mondiale e ad oggi non è possibile definire chi tra Norris e Piastri sia il “pilota dominante”.
Red Bull deve necessariamente portare sviluppi utili se vuole preservare il mondiale piloti di Max, che in questa stagione sta letteralmente trascinando la squadra. Proprio come i numeri uno.
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A maggio sembrava dovesse essere imminente la sua assunzione, mancava solo la firma. Forse non gli hanno portato la penna. C’è stato un lento e inesorabile dietrofront fino ad oggi, dove si arriva a negare quello che si diceva allora oppure si persegue la linea editoriale giustificandola al limite del ridicolo.
Ora sembra che, un ingegnere abituato a lavorare al tecnigrafo, volesse a tutti i costi fare il super consulente dal Regno Unito attaccato a Team Viewer. Perché non ammettere che si è provato a fare lo scoop – probabilmente dopo aver saputo di contatti che, ovviamente, saranno intercorsi – e semplicemente ti è andata male? Che senso ha ora denigrare un professionista, dandogli del mercenario?
Per i benpensanti Newey è stato “comprato” dall’ingaggio faraonico accompagnato da una quota di azioni dell’Aston Martin. Un ingaggio che, la povera e indigente Ferrari proprio non poteva offrire, al massimo Vigna poteva dargli un incentivo per comprare una Maserati. Il mondo reale è un po’ diverso da quello che la proprietà di Ferrari pensa, acquisti credibilità se fai investimenti seri, quello che viene definito come “rischio d’impresa”.
Comprendo che sia difficile concepirlo quando si è vissuto di aiuti statali, ma le professionalità vanno pagate. Infatti Newey ha deciso di visitare le strutture di Aston Martin e a Maranello non è venuto neanche a mangiarsi un piatto di tortellini. Il voto sulla location ha cambiato il risultato. Ora però bisogna correre ai ripari, e quindi sentiamo Vasseur dire che in fondo conta il gruppo e non il singolo – nondum matura est – e Gene si riduce così a dire che tra Newey e Hamilton preferisce lavorare con quest’ultimo (e grazie Graziella!). Come se Ferrari, dal 2009 ad oggi, avesse realizzato e aggiornato dei telai favolosi – sto ancora aspettando quelli del 2013 da Tombazis – come se in Ferrari i piloti bravi non fossero mai passati. Perché non rispettare la nostra intelligenza ? La coerenza, di questi tempi, è una virtù rivoluzionaria.
Detto questo, Lawrence Stroll – che Dio ce l’abbia sempre in gloria – ha realizzato una collezione di ottimi tecnici, che candida Aston Martin a diventare top team e una seria contendente per i mondiali che arriveranno. Rosiconi e invidiosi vari si stanno pian piano trasformando in gufi, prospettando un possibile terzo mondiale per Fernando. Inutile dire che, per motivi anagrafici, Fernando non potrà stare tanto a lungo in F1 per poter beneficiare dell’effetto Newey.
Perciò tranquilli, non lo vincerà. Quello che potrà fare sarà godersi il viaggio, per quanto la forma fisica gli concederà. Vittorie di tappa, chissà, un pilota così non ha più nulla da dimostrare. Sicuramente finirà la sua carriera in un team che ha l’obiettivo e la determinazione a vincere, non solo a parole. Quell’ambiente che, per molto tempo, Alonso non ha respirato.
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Improvvisamente c’è chi si è reso conto che la Formula 1 dipende troppo dalle gomme. È il caso di dirlo: ben svegliati, siete solo in ritardo di una decina d’anni ! Producono pneumatici con il preciso intento di creare un po’ di casino, è l’eredità del caro Bernie Ecclestone che voleva persino inondare d’acqua la pista a qualche giro dalla fine del GP, con i piloti a correre sul bagnato con gomme lisce…
Il comportamento dei pneumatici è così tanto oscuro che neanche chi li realizza lo sa così bene: a testimonianza di ciò ci sono le previsioni dei pit stop o delle strategie più veloci, quasi sempre diverse dalla realtà. Se la Formula 1 è considerato l’apice dell’ingegneria qualcuno mi sa spiegare che cosa ci sia di ingegneristico in tutto ciò ? Se la macchina non si adatta alle gomme si è già dietro, se la composizione dello pneumatico viene cambiata nel corso della stagione – perché ovviamente di fare test non se ne parla, bastano le simulazioni – possono cambiare anche gli equilibri. Le vetture sono diventate, così, accessori per le gomme.
Non si vuole però trovare una soluzione ai piani alti, convinti che lo “show” dato dall’imprevedibilità possa aumentare l’audience. Ma facendo così – l’abbiamo detto più volte – si snatura la competizione con finzioni che non aggiungono nulla al racconto. Queste gomme, il DRS e il parco chiuso sono i limiti di questo sport: siamo drogati da sorpassi finti senza possibilità di difesa, siamo smarriti di fronte a certe prestazioni e, in caso di bagnato, vediamo le inquadrature di una pista vuota, con i tifosi a ripararsi dalla pioggia.
In molti hanno obiettato a Russell una poca coerenza nelle sue dichiarazioni (molto dure) sulle gomme durante il weekend azero, che ha definito “magia nera”. È un’opinione legittima, tuttavia è importante che i piloti alzino la voce di fronte a una situazione che non ha senso, pur trovandosi in un conflitto di interesse che rende difficile essere coerenti. Più che Formula Uno, una Formula Gomme.
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Sono cosciente di andare contro al pensiero di chi mi ospita, ma è proprio questa la ricchezza di Formulacritica, ospitare – talvolta – anche il dissenso. Verstappen non ha risposto ai giornalisti se non con monosillabi dopo aver ricevuto una multa per aver usato delle parolacce. Questa sanzione arriva dopo le lamentele del presidente FIA riguardo ai piloti che dicono troppe parolacce nei team radio.
Fa piacere sapere che il presidente FIA non ha problemi più urgenti di questo, comunque la soluzione sarebbe molto semplice: non trasmetterli. Farebbe un buon servizio anche alla narrazione popolare, la finiremo finalmente di sentire frasi decontestualizzate, che sogno!
Sulla questione multa Hamilton ha commentato che, nei panni di Verstappen, non avrebbe preso parte alla penalità e che spera che Max faccia lo stesso; non c’è bisogno quindi di commentare oltre.
Il gesto di Verstappen nel post qualifiche di Singapore contro la FIA ha coinvolto loro malgrado giornalisti, con cui ha però interloquito fuori dalla sala interviste. Può sembrare un gesto poco elegante e poco rispettoso nei confronti dei giornalisti, non si può però accettare questo clima da scuola materna. A pensarla male, un clima creato per cercare di dare fastidio a lui che si trova con una macchina non competitiva e che non è mai stato allineato al sistema, come è ad esempio Norris. A lui le sprint race fanno schifo perché non si riesce a mettere a punto la macchina. E ha ragione.
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Probabilmente abbiamo assistito all’ultima gara di Ricciardo in Formula 1. È una fine amara, considerando com’è iniziata. È stato un protagonista degli ultimi 10 anni, ha iniziato nella scuderia HRT, poi in Toro Rosso e l’apice in Red Bull, con 7 GP vinti. La convivenza con Verstappen l’ha spinto a trovare fortuna altrove. Prima in Renault e poi in McLaren dove ha vinto la sua ultima gara a Monza. Dopo Red Bull una luce si è spenta e non si è più riaccesa, il motivo lo conosce solo Daniel. Il suo essere personaggio ha fatto bene all’ambiente, nessuno gli toglierà ciò che ha fatto in questo sport. Grazie di tutto, ad maiora!
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Si sta instaurando una curiosa dinamica tra Leclerc e Vasseur, che in quanto TP rappresenta la squadra. Abbiamo la possibilità di accedere a numerosi contenuti su quello che succede in pista e nei box, i social non fanno che amplificarne la diffusione. Nel post qualifica di Singapore Leclerc afferma che la gomma sinistra anteriore non era in temperatura perché un cavo della termocoperta si era rotto e quindi non è stata correttamente scaldata. Le immagini e i video dimostrano che ciò che sta dicendo Leclerc corrisponde al vero. Vasseur però nega l’evidenza, attribuendo la responsabilità ad un errore di guida del pilota citato. Le veline di regime si attivano, nessun guasto alle termocoperte, è il pilota che non sa scaldarle.
E se pensate che il livello di ridicolaggine sia già ai massimi livelli, è sufficiente sentire le dichiarazioni di Leclerc post gara per capire che dopo aver toccato il fondo non si può che continuare a scavare. Se ragioniamo dal punto di vista di Leclerc, questa dinamica è dannosa e pericolosa, soprattutto in vista dell’arrivo di Hamilton nel 2025. Fare squadra è importante, essere un leader altrettanto, ma ci dev’essere sempre una separazione fra il pilota e quest’ultima, cosa che Leclerc non ha mai fatto e di cui, secondo me, pagherà a breve le conseguenze. E soprattutto non è accettabile che un pilota accetti supinamente di ritrattare delle dichiarazioni rese e corrispondenti alla realtà.
Mi chiedo dove sia il manager di Leclerc in questo momento, se il suo lavoro si limiti a garantire lo status quo e l’aumento di stipendio, o se non sia il caso di iniziare finalmente a gestire la sua carriera consigliandolo su come muoversi. Forse Leclerc dovrebbe pensare di ingaggiare papà Sainz, visto che accanto a sé non ha nessuno che si preoccupi di far fruttare quel potenziale da “predestinato” ma piuttosto il portafoglio, o la gloria. Con la quale però non si vincono i mondiali.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Aston Martin