Se cercate diplomazia e concetti espressi con troppi filtri Ralf Schumacher non è la persona che fa per voi. L’ex pilota, ora parte dello staff di Sky Sport Germania, ha disquisito sul futuro di Lance Stroll e sulle prospettive di Leonardo Fornaroli. E non ha evitato giudizi taglienti. Ralf, al podcast dell’emittente per la quale lavora, ha messo apertamente in discussione uno dei sedili più “protetti” della Formula 1 contemporanea, utilizzando come termine di paragone il neo campione di Formula 2.
“A rigor di logica, non è più accettabile. Ad essere onesto, quando vedo quanto bene ha fatto il campione di Formula 2, penso che meriti mille volte di più di essere in una macchina del genere“, ha puntualizzato alludendo a Leonardo Fornaroli e al livello espresso nella stagione che lo ha portato al titolo nella categoria propedeutica e, di conseguenza, all’ingaggio da parte della McLaren che lo ha voluto nella sua line-up piloti. Un’affermazione che va oltre il semplice elogio: il riferimento implicito è a un sistema che, secondo il tedesco, fatica sempre di più a giustificare alcune permanenze in griglia a discapito del merito sportivo.

Il bersaglio è Lance Stroll. Il canadese, al nono anno in Formula 1, continua a essere al centro di un dibattito mai realmente sopito. Schumacher non usa giri di parole: “Sono curioso di vedere cosa succederà, perché se siamo onesti, nemmeno Lawrence Stroll può chiudere un occhio su questa questione. Secondo me, è un pilota [Lance, ndr] che non dovrebbe più essere in Formula 1. Senza dubbio“. Parole forti, che chiamano in causa non solo il rendimento del conducente canadese, ma anche la posizione del padre Lawrence, proprietario e figura chiave del progetto Aston Martin.
Il tema è strutturale. Stroll non è più un giovane in fase di formazione e l’argomento dell’inesperienza, spesso utilizzato nelle prime stagioni, ha perso progressivamente peso fino a svanire del tutto. Dopo nove campionati, la Formula 1 è un ambiente che non concede più alibi temporali. Schumacher intercetta un sentimento diffuso: la percezione che alcune carriere siano arrivate a un punto di saturazione tecnica e sportiva e che si siano sviluppate solo grazie a condizioni particolari. Avere un padre proprietario di un team non è un fattore secondario.
In questo contesto si inserisce la figura di Leonardo Fornaroli. Il titolo in Formula 2 rappresenta, per tradizione e per valore sportivo, una credenziale diretta per l’accesso alla massima categoria. Tuttavia, il collo di bottiglia dei sedili disponibili e la presenza di figure “istituzionalmente protette” rendono il percorso un dribbling tra gli ostacoli. Schumacher non parla da osservatore esterno: la sua critica tocca il principio fondante della piramide normativa FIA, ovvero la promozione del talento sulla base dei risultati.

Lo sguardo si sposta inevitabilmente al 2026. Il cambio regolamentare è un’opportunità per le giovani leve che possono contare su un quadro operativo radicalmente mutato che potrebbe ridurre il gap esperienziale. Sarebbe questo il tempo per un affondo, per affidare volanti a chi è in rampa di lancio. Invece si punta ancora su chi ha dimostrato di non possedere velocità pura. Fatto che rende sempre meno sostenibile il concetto della permanenza di chi non è supportato da performance convincenti.
Per il pilota piacentino, le parole di Schumacher rappresentano una legittimazione importante, ma anche il simbolo di una battaglia più ampia, che riguarda il rapporto tra merito sportivo e potere decisionale all’interno della Formula 1 moderna. Una tensione che, con l’avvicinarsi del nuovo ciclo regolamentare, è destinata a diventare sempre più centrale.
Crediti foto: F2, Aston Martin
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