È da qualche tempo che Mohammed Ben Sulayem, n°1 della Federazione Internazionale dell’Automobile, sta alimentando il dibattito attorno al ritorno dei motori aspirati. Una prospettiva, questa, che fa illuminare le sinapsi e volare i ricordi a un’era non troppo lontana, ma che forse è stata superata dalla storia e dalla parabola tecnica che la Formula Uno – e non solo – ha intrapreso.
Il presidente, a essere precisi, non ha parlato solo di un ritorno al passato, ma di una possibile evoluzione dell’auto da corsa, capace di integrare diversi sistemi di propulsione: elettrica, ibrida, a idrogeno e puramente endotermica, sfruttando la tecnologia dei biocarburanti che fa sempre più progressi e che dal 2026 diventerà lo standard della massima serie dell’automobilismo.

F1 aspirata: tra sogno e realtà
L’auto elettrica, che fino a qualche tempo fa sembrava l’unico modello a cui anelavano politici e burocrati, è ora sferzata da un’ondata di critiche e da un moto reazionario che ne mina il cammino. Ciò non significa che si tornerà indietro, ma che forse l’idea di puntare anche sui carburanti drop-in – ovvero quelli pronti ad adattarsi alle auto già circolanti e che promettono emissioni prossime allo zero – sia più concreta.
La Formula Uno potrebbe fare da apripista su questa materia, sempre che i costi della tecnologia calino sensibilmente, poiché si tratta ancora di una nicchia sperimentale. Tuttavia, a livello prospettico, il potenziale è elevatissimo e Liberty Media, che spinge con il programma Net Zero Carbon, sa di poter giocare un ruolo chiave nel tracciare il futuro della propulsione.
Detto ciò, è verosimile che la Formula Uno, di fronte a questo cambiamento “climatico”, possa sconfessare il percorso attualmente tracciato basato su motori turbo-ibridi di piccola cilindrata e con pochi cilindri? La risposta potrebbe non piacere ai nostalgici.

Una F1 plurifrazionata e aspirata non è in linea col mercato
Il titolo in alto è la sintesi estrema della domanda posta in precedenza. L’industria automobilistica si dirige sempre più verso motorizzazioni compatte, efficienti e dotate di più sistemi integrati per la produzione di potenza. Risulta oggettivamente “fuori traiettoria” immaginare che la Formula 1 possa percorrere una strada tutta sua.
Ciò è ancor più vero perché i vertici di Liberty Media, con la FIA sostanzialmente sulla stessa linea, hanno messo la sostenibilità ambientale al centro della loro strategia. Una politica spinta dai colossi attualmente presenti nel Circus e che è stata decisiva per far rivedere a Honda la scelta di abbandonare la serie. Lo stesso vale per Audi, che ha spinto per una semplificazione della power unit.
Anche Ford è stata attratta dalla F1 per mettere a frutto il proprio know-how sulle componenti elettriche e sugli accumulatori. Cadillac, ancora, non avrebbe investito così fortemente in una categoria nella quale non poteva riversare le competenze acquisite nella produzione, né apprendere tecnologie utili per le sue vetture di serie.
Ormai la Formula Uno ha sposato un credo e non cambierà idea, al di là dei desideri di Ben Sulayem. Anche se i biocarburanti dovessero imporsi, non si tornerà ai V10 aspirati, ma si punterà a ottimizzare ancora di più le attuali unità motrici, che devono durare più gare e non essere più motori da “singolo sparo”, come accadeva fino a qualche tempo fa. Ci si rassegni: la Formula Uno guarda avanti senza rimpiangere il passato tecnico.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Honda F1