F1 – Riflessioni estive

F1 – La pausa estiva, come ogni anno, offre ai team l’opportunità di finalizzare le trattative iniziate nella prima parte della stagione per pianificare il futuro. A noi appassionati, invece, dà modo di fare mille congetture sui progetti futuri delle squadre, in particolare sul mercato dei tecnici (i nuovi protagonisti, visto che quello dei piloti ha poco da dire).

Tuttavia, va detto che la stampa “specializzata” ha dato il peggio di sé in questo periodo, pubblicando una miriade di articoli basati su speculazioni e scoop inventati, incentrati sul grande protagonista ambito da ogni team: Adrian Newey.

Per fortuna, qualche tempo fa Autosprint ha messo fine a questa indegna confusione, confermando l’approdo del tecnico inglese alla corte di Lawrence Stroll. Tuttavia, subito sono emerse le più disparate interpretazioni sul motivo per cui Newey abbia preferito trasferirsi a Silverstone piuttosto che a Maranello, con processi sommari a Fred Vasseur, accusato di non aver soddisfatto le richieste economiche e tecniche di Newey e di non essere riuscito a convincerlo a indossare la casacca rossa.

Si è ipotizzato che il team principal abbia rifiutato di assumere una serie di tecnici richiesti dal guru inglese per non destabilizzare il reparto tecnico, o che non abbia accettato di soddisfare richieste economiche spropositate.

In realtà, si tratta di ricostruzioni fantasiose, prive di fondamento, create unicamente per riempire pagine di giornali e attirare lettori, sperando magari di azzeccare la previsione. Non esiste una sola prova che possa corroborare tali ipotesi.

Come ribadito in altre occasioni, la verità è molto più semplice ed è stata espressa da persone realmente vicine a Newey: il vero ostacolo che lo tiene lontano da Maranello è l’ambiente altamente politicizzato, le dinamiche interne da rispettare, la pressione costante della stampa e dei tifosi, tutti desiderosi di rivedere al più presto la Ferrari trionfante.

Al contrario, il progettista inglese ha sempre preferito ambienti “sani”, dove potersi esprimere liberamente, scegliendo le persone, i tempi e i modi per portare avanti i progetti senza finire sotto accusa dopo un paio di Gran Premi deludenti.

Non è un segreto che molti anni fa, tra lo stupore generale, Newey lasciò un top team come la McLaren per approdare in una squadra appena nata, la Red Bull, che partiva da una base tecnica disastrosa, ereditata dal team Jaguar, la cui esperienza in F1 fu costellata da sonore sconfitte e da episodi curiosi come la perdita di un prezioso diamante incastonato sul muso di una vettura durante un banale incidente a Monaco.

Nei suoi anni in Red Bull, il genio inglese ha lavorato duramente, ma ha anche goduto di ampie libertà per coltivare la sua passione per le auto gran turismo, le supercar stradali, e persino per dedicarsi alla progettazione di catamarani per la Coppa America.

Un approccio simile sarebbe impossibile da replicare a Maranello. Nonostante sia stato sicuramente ricoperto d’oro e abbia ricevuto tutte le rassicurazioni possibili, Newey ha preferito aderire a un progetto nuovo e stimolante, ma sempre alle sue condizioni, scegliendo la libertà alla gloria. Questo è il vero motivo, il resto sono speculazioni per vendere giornali o aumentare i contatti sul web. Tuttavia, nella vita e in F1, mai dire mai: finché non ci sono comunicazioni ufficiali, tutto può ancora accadere.

Ma se Atene piange, Sparta non ride, perché a Milton Keynes sanno benissimo che il prossimo anno potrebbe essere l’ultimo al vertice, non tanto per la perdita del capo progettista, ma per via del motore, che dai primi dati al banco sembra essere più indietro del previsto.

Tuttavia, ciò non sorprende: per quanto abbiano ingaggiato eccellenti motoristi e costruito infrastrutture all’avanguardia, creare dal nulla un motore competitivo come quelli di Mercedes, Ferrari e Honda è sempre stata un’impresa estremamente ottimistica, considerando che la gestazione di questi propulsori ha richiesto anni per raggiungere gli attuali livelli di prestazioni e affidabilità. Tutti ricordiamo il team radio di Alonso a Suzuka, quando definì quello giapponese un “motore da GP2”.

Christian Horner, team principal Oracle Red Bull Racing

Horner ostenta calma, ma sa benissimo che anche il campione del mondo potrebbe abbandonare la nave alla fine del 2025, non per cercare nuovi stimoli altrove, ma perché ha capito che con la power unit creata in collaborazione con Ford sarà praticamente impossibile competere per il mondiale almeno per un paio di anni, un tempo che l’olandese non è disposto a spendere.

Al momento, quindi, sembra che il futuro sia più favorevole a Mercedes e Aston Martin, ma nulla è ancora scritto. Per ora, tutte queste ipotesi non fanno altro che alimentare i pensieri di noi appassionati, sotto l’ombrellone in questa afosa estate.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, F1

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