Ci risiamo. È difficile da credere ma è successo ancora, come se nulla fosse: la FIA, a giochi fatti, irrompe a gamba tesa imponendo direttive tecniche che impatteranno pesantemente sulle prestazioni delle monoposto ormai completate, che stanno per mettere le ruote in pista.
Un nuovo “controllo” che metterà fine alla flessione delle ali sui tracciati veloci – ove la downforce fa sentire maggiormente i suoi effetti – e che penalizzerà quei team che hanno investito in questa tecnologia già dallo scorso anno, modificando le monoposto per far rendere al massimo questo “stratagemma”.
Diciamo subito che questa direttiva, emanata a questo punto della stagione, ha il sapore della manipolazione, perché lo sanno anche i sassi che team come McLaren, in primis, ma anche Ferrari e Mercedes, hanno sviluppato progetti in cui queste flessioni fanno rendere al meglio i flussi intorno al corpo delle vetture, mentre altre squadre come Red Bull e la sua succursale, Visa Cash App RB, hanno seguito strade diverse.

F1, ali flessibili: il tempismo sospetto della FIA
Quale sarebbe il senso di intervenire a poco più di un mese dall’inizio del mondiale su una questione già ampiamente conosciuta e tollerata alla fine dello scorso? Da malpensante, mi viene da immaginare che ai piani alti sia arrivata qualche velina da parte di amici che temevano per le loro prestazioni rispetto a scuderie che invece erano molto più avanti con gli studi.
Questo modus operandi poco corretto non è comunque una novità: pescando tra i ricordi, viene subito in mente il 2005, quando la FIA bocciò il mass dumper in piena stagione nella speranza di fermare la cavalcata della Renault. O quando, con la scusa della sicurezza, si modificarono le mescole che facevano volare la Ferrari per passare a un prodotto più congegnale a Mercedes, che così, da metà stagione, riprese quota vincendo il mondiale a mani basse.
Quello che però differenzia i tempi moderni è che queste direttive sono diventate troppo frequenti e troppo orientate. È dal 2021 che osserviamo manipolazioni (o, in alcuni casi, solo tentate manipolazioni) dei valori in campo da parte di un organo di governo che dovrebbe solo limitarsi a garantire il rispetto delle regole e il giusto svolgimento degli eventi.
Con i numeri sempre in crescita, si crede di poter fare i propri comodi, con la possibilità di fare e disfare in qualsiasi momento, ma la credibilità, una volta persa, non si riconquista più. Le magagne esistono in ogni ambito della vita e, a maggior ragione, nello sport di alto livello, ma se queste passano dall’essere eccezione a diventare normalità, allora non è più sport, bensì un reality show. E come tutti gli eventi di questo tipo, bisogna alzare costantemente l’asticella del degrado per mantenere il pubblico di fronte alla TV.

Registriamo comunque un’altra vittoria della premiata ditta Horner & co., nel silenzio (o quasi) di tutti gli altri team, e continuiamo con il “volemose bene” tipico della gestione attuale, in cui i soldi entrano a gonfie vele nelle tasche e tutti stanno attenti a non rompere il giocattolino.
Staremo a vedere come e quanto questa direttiva, che ha aspettato il completamento dei progetti per essere emanata, impatterà sui valori in campo, ma probabilmente non lo sapremo mai, perché chi partirà davanti riceverà solo elogi da tutti e non sarà più il tempo di fare polemiche. Tutto passa e tutto si dimentica velocemente.