F1 – Correlare o non correlare, questo è il problema

Red Bull avrebbe sviluppato improvvisi problemi di correlazione: verità o congetture giornalistiche? L'estate della F1 potrebbe dare la risposta definitiva

È un dato di fatto sotto gli occhi di tutti che a partire dal gran premio di Miami, in coincidenza con l’addio ufficiale di Adrian Newey, la Red Bull abbia perso parecchio del suo smalto. Un caso fortuito?

Si potrebbe fare facile retorica rispondendo di sì, tuttavia anche i meno esperti di questo sport sanno benissimo che la perdita di un tecnico, anche di primissimo livello, non può incidere sulle prestazioni nel breve termine. Curiosamente si fanno sempre più insistenti le voci di un problema di correlazione tra simulatore e pista per la squadra di Milton Keynes.

Ma com’è possibile che la scuderia che da tre anni domina in lungo e in largo non sbagliando mai un progetto e neanche uno sviluppo possa avere un difetto di correlazione così all’improvviso? La correlazione si è persa strada facendo oppure stiamo parlando di speculazioni costruite ad arte per creare un caso Red Bull orfana della guida tecnica?

Adrian Newey “disoccupato” di lusso in cerca di nuovo impiego

Red Bull: difetti correlativi così gravi?

La seconda ipotesi appare nettamente più credibile e sicuramente i gran premi estivi, come accade ogni anno, scaveranno un solco spazzando via tutti i dubbi sulla fine del dominio dei Torelli almeno per quest’anno. Anche perché nei gran premi lasciati alla concorrenza non ci sono state, per una serie di cause, le condizioni per esprimere il vero potenziale della vettura.

Comunque una riflessione sull’impatto che può avere la partenza del deus ex machina di tutti i progettisti vincenti di questi anni va fatta perché, sebbene alcuni credano alla favola che il l’ingegnere inglese disegni i pezzi seduto al tecnigrafo imprimendo le idee brillanti che via via si formano, la realtà è che le sue abilità vanno ben oltre il trovare soluzioni geniali in fase di progetto e sviluppo.

La grande capacità di Newey è infatti quella di saper plasmare una squadra vincente scegliendo i talenti e facendoli esprimere nel modo migliore creando un ambiente di lavoro aperto e confortevole dove ognuno può apportare idee e contenuti senza vincoli e senza le varie problematiche politiche che da sempre rappresentano una zavorra per team come la Ferrari. Una sorta di brainstorming perpetuo il metodo di chi è capace di tirare fuori il meglio da ognuno.

La Red Bull RB20 in azione nella indigesta Montecarlo

Questo aspetto potrebbe essere già un problema a medio termine perché, anche se la base tecnica della squadra è più che solida, sarà necessaria una riorganizzazione. Trovare un assetto vincente senza la guida dell’inglese non sarà facile, lo sa bene Toto Wolff che sta faticando non poco a riorganizzare una Mercedes che sembrava un’inarrestabile macchina da guerra fino a qualche anno fa e ora arranca dietro la Ferrari e la McLaren (il team cliente a cui fornisce il motore).

Giudicare è comunque difficile perché spesso le vetture si comportano in maniera differente nei vari tracciati e nella Formula 1 dei giudizi istantanei le squadre muoiono e risorgono dalle ceneri più frequentemente di qualsiasi araba fenice.

Ora è il turno della Ferrari che, in grave crisi ad Imola con tanto di progetto fallimentare spiattellato a destra e manca, diventa una solida realtà nel post Montecarlo. Un clima in cui si parla di un reparto tecnico ormai in piena efficienza che può anche privarsi dei servigi del genio di Stratford.

Con un po’ di pazienza ed equilibrio, capiremo nei prossimi mesi il peso specifico di questo cambiamento a cui si sommerà il progressivo disimpegno di Honda ormai proiettata alla nuova avventura con Aston Martin. Capiremo anche se le tensioni con il pilota di punta, la cui posizione all’interno del team non è più granitica come un tempo, peseranno. Non resta che accomodarsi e gustarsi le prossime gare.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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