Hanno fatto parecchio discutere appassionati ed addetti ai lavori della F1 le parole pronunciante dal Presidente e CEO della Formula 1, Stefano Domenicali, in un noto podcast italiano. Il manager imolese ha spaziato in lungo e in largo sul futuro che attende la categoria che dirige, parlando soprattutto di una parte ben precisa di pubblico, quella dei più “smemorati”: i giovani.
Profilo demografico del pubblico della F1
La categoria conta approssimativamente 827 milioni di tifosi a livello globale, parola di Domenicali. Tuttavia, l’età media dei suoi seguaci si attesta intorno ai 42 anni, indicando una prevalenza di un pubblico maturo. Circa un quarto dei tifosi ha meno di 35 anni.
Negli Stati Uniti, la situazione appare leggermente più favorevole, con un’età media di 38 anni e circa un terzo dei seguaci under 35, grazie all’interesse crescente generato dalla pandemia. Nel Regno Unito e in Italia, invece, l’età media sale a 45-47 anni, con una quota di giovani pari a circa uno su cinque. In Asia, ad esempio in Cina, il profilo è più dinamico: età media di 35 anni e oltre il 40% di seguaci under 35, favorito dall’integrazione con il mondo dei videogiochi e della tecnologia.
Questi dati derivano da indagini sistematiche e sottolineano come la F1 sia spesso trasmessa per via ereditaria, simile a una tradizione familiare. Tra i giovani della fascia 18-24 anni, noti come Generazione Z, solo circa uno su otto segue lo sport con regolarità, a fronte di quasi quattro su dieci che privilegiano il calcio.

Le sfide strutturali nei confronti dei giovani
La classe all’apice del motorsport incontra ostacoli intrinseci che ne limitano l’attrattiva per il pubblico under 35. Si identificano tre fattori principali.
In primo luogo, l’elevato costo di accesso. Un biglietto per un Gran Premio varia tra i 300 e gli 800 euro, esclusi spese di viaggio e alloggio, rendendolo un lusso inaccessibile per un giovane con un reddito medio mensile di circa 1.200 euro nell’Unione Europea. Gli abbonamenti televisivi, come quelli offerti da Sky o DAZN, ammontano a cifre blu. Di conseguenza, molti giovani scoprono la F1 attraverso contenuti gratuiti su piattaforme come YouTube o Instagram, anziché seguendo le gare complete. Al Gran Premio d’Italia del 2024, ad esempio, solo uno spettatore su sette aveva meno di 30 anni, mentre la maggioranza proveniva da famiglie con pacchetti premium.
In secondo luogo, la complessità tecnica e regolamentare. Le norme richiedono una conoscenza specialistica, paragonabile a un manuale tecnico avanzato. Le sessioni di gara, della durata di circa due ore, più le prove e le qualifiche, esigono un impegno prolungato, in contrasto con formati più concisi come le partite di basket o i video brevi sui social media. Secondo uno studio del 2024, oltre la metà dei giovani che tentano di seguire la categoria abbandona dopo tre eventi, citando una difficoltà di comprensione e un senso di disimpegno.
In terzo luogo, l’immagine percepita come elitaria. I piloti viaggiano con jet privati, gli sponsor includono marchi di lusso, e i circuiti sono spesso situati in località esclusive come Monaco. Tale percezione allontana un pubblico giovane che vive in contesti urbani condivisi, mancando di narrazioni come quelle di atleti emergenti nel calcio.
Le responsabilità del pubblico giovane
Il rapporto non è unilaterale: i giovani affrontano distrazioni che riducono l’interesse per questa tipologia di sport. Non si tratta di una mancanza di predisposizione, bensì di una competizione accesa con alternative più immediate, quali videogiochi come Fortnite, serie televisive in streaming o discipline come l’UFC e il calcio, che favoriscono un coinvolgimento sociale e virale. La Formula 1 richiede pazienza per l’apprendimento delle regole e un impegno a lungo termine, elementi meno allineati con le aspettative di emozioni rapide e condivisibili.
Un’indagine del 2024, condotta su migliaia di individui under 24, conferma che il 38% considera la Formula 1 “poco coinvolgente”, il 25% “eccessivamente costosa”, mentre solo il 12% la segue con costanza. Tuttavia, una volta introdotti allo sport, il 70% sviluppa un interesse duraturo, attratto dall’adrenalina, dalla strategia e dalle rivalità.

Le iniziative di rinnovamento della F1
Liberty Media ha adottato misure strategiche per invertire questa tendenza. Dal 2017, la serie documentaria “Drive to Survive” su Netflix ha generato 20 milioni di nuovi tifosi, di cui il 60% under 35, enfatizzando aspetti umani come le rivalità e le storie personali. Nel 2024, il totale delle ore di visualizzazione globale ha raggiunto 1,5 miliardi, con un incremento del 15% tra i giovani.
Per il 2026, l’introduzione di circuiti urbani come quello di Madrid e l’espansione di contenuti gratuiti su applicazioni mobili prevedono un incremento del 10% tra i tifosi under 25. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la quota di giovani ha già raggiunto il 35%.
Questo sport presenta ancora significative barriere per il pubblico giovane, necessitando di maggiore accessibilità economica, semplificazione comunicativa e narrazioni inclusive. I giovani, dal canto loro, non manifestano un’avversione intrinseca, ma richiedono un approccio più dinamico e integrato con i media contemporanei. La Formula 1 rimane uno sport di eccellenza, caratterizzato da innovazione ingegneristica, tensione drammatica e velocità estreme; il suo successo futuro dipenderà dalla capacità di adattarsi a un pubblico in evoluzione.
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Crediti foto: Getty, McLaren