Al termine del Gran Premio d’Arabia Saudita, sul circuito semipermanente di Jeddah che sorge sulle sponde del Mar Rosso, abbiamo assistito a una scena evitabile. Facciamo un passo indietro, allo spegnimento dei semafori.
I piloti in prima fila: il poleman Max Verstappen si è visto sfilare dal pilota della McLaren, l’australiano Oscar Piastri, ma pur di non perdere la testa della gara, ha tagliato la prima curva, rimanendo davanti al suo principale avversario.
La penalità di 5” è arrivata quasi subito, con un commento sarcastico del talento di Hasselt, censurato dalla FOM, verso i giudici di gara. Verstappen ha potuto beneficiare di uno “sconto di pena”, visto che l’increscioso evento è avvenuto durante la fase di partenza.
Lo stesso non è avvenuto per il suo ex compagno di squadra, il pilota neozelandese della VISA CashApp Racing Bulls, Liam Lawson, che, dopo aver effettuato un sorpasso ed essere andato largo in curva 1, si è visto comminare la penalità “piena” di 10 secondi.
Al termine dell’evento, il Presidente della FIA, l’ex rallista emiratino Mohammed Ben Sulayem, con l’indice puntato verso Verstappen, gli ha probabilmente intimato di non rilasciare commenti inappropriati in conferenza stampa contro i commissari di gara. Verstappen, seguendo il “consiglio” del n.1 della FIA, non ha commentato la vicenda.
Come ben sappiamo, con la nuova dottrina tanto voluta da Place de la Concorde, che ha bandito il linguaggio d’odio verso i giudici di gara, i piloti rischiano, oltre a una multa salata, perfino la squalifica per un Gran Premio.

Ma se in F1 si punta il dito, il Rally ha trovato una soluzione quasi per tutto
Il mondo del Rally è stato il primo a essere colpito dal codice di condotta voluto da Ben Sulayem, quando ad Adrien Fourmaux scappò una parolaccia durante un’intervista al Rally di Svezia, venendo poi punito con una multa di 10.000 euro.
La WoRDA (World of Rally Drivers’ Alliance, il sindacato dei rallisti, ndr) ha chiesto una revisione delle sanzioni, sottolineando la necessità di proporzionalità, trasparenza sulla destinazione delle multe e il riconoscimento del contesto emotivo delle gare. La FIA, inizialmente rigida, aveva respinto queste richieste, portando i piloti a un’azione collettiva di silenzio durante il Safari Rally Kenya.
Dopo settimane di negoziati, descritti come “positivi e incoraggianti” da Julien Ingrassia, ex navigatore e portavoce, la FIA e la WoRDA hanno trovato un compromesso.
L’accordo, annunciato poco prima del Rally Islas Canarias 2025, stabilisce che:
- Le espressioni usate impulsivamente al termine delle prove speciali non saranno considerate violazioni dell’Appendice B del Codice Sportivo Internazionale FIA, che regola il comportamento dei piloti. Questo permette ai piloti di esprimersi con maggiore spontaneità, preservando l’autenticità e l’emotività apprezzate dai fan.
- Restano in vigore regole più rigide per il linguaggio nelle aree ufficiali, come le zone stampa e le conferenze stampa post-evento, dove i piloti devono mantenere un comportamento consono.
- L’Appendice B non è stata alterata, poiché ciò non è possibile per il 2025. L’accordo si basa su un’intesa tra FIA e WoRDA, che bilancia il rispetto del regolamento con la necessità di lasciare spazio alle emozioni.
- La WoRDA ha ribadito che l’accordo riguarda solo le parolacce e che comportamenti violenti o scorretti restano inaccettabili.
L’accordo è stato accolto con favore, come una vittoria del “buonsenso”, che consente ai piloti di parlare liberamente senza timore di sanzioni, mantenendo però un quadro di regole chiaro per le situazioni ufficiali. Emilia Abel, rappresentante FIA, è stata lodata per il suo ruolo chiave nei negoziati.
L’intesa si ispira alla specificità del rally e mira a preservare l’autenticità del WRC senza compromettere la professionalità richiesta.
Questo accordo rappresenta un passo avanti nel dialogo tra piloti e FIA, rispondendo alle esigenze di un motorsport che vive di passione e adrenalina. Con il Rally Islas Canarias alle porte, i piloti hanno ripreso a rilasciare interviste post-prova, segnando la fine della protesta e l’inizio di una nuova fase di maggiore libertà espressiva nel WRC.

La F1 dovrebbe prendere esempio dal Rally
La GPDA (Grand Prix Drivers’ Association, il sindacato dei piloti di F1, ndr) ad oggi non ha trovato soluzioni che possano mitigare il problema della libertà di parola, ma piuttosto preferisce che il suo pilota di punta, Max Verstappen, venga pubblicamente redarguito in mondovisione dal Presidente della FIA.
Che il mondo del Rally sia da monito per quello della F1, per non rivedere più scene simili all’interno di un Gran Premio di F1.
Crediti foto: FIA, F1