La F1 conferma quella ciclicità di cui faremmo volentieri a meno. La premessa, la notizia la conoscete tutti, è che la McLaren dovrà rinunciare a quell’alettone posteriore che flette in rettilineo, creando un mini effetto DRS (così scrivono gli esperti) anche quando l’ala mobile è chiusa. Il sistema è stato analizzato e valutato in ogni dettaglio, e la FIA ha deciso di intervenire con una stretta sulla questione.
La McLaren ha emesso un comunicato in cui afferma che, dopo un confronto con i delegati tecnici federali, ha deciso di fare un passo indietro e di non utilizzare più l’ala “incriminata”. Nel farlo, ha anche sottolineato che si aspetterebbe la stessa attenzione per quanto fanno gli altri team con le rispettive monoposto, come a dire: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
A proposito di citazioni bibliche e riferimenti religiosi, chiudiamo il cerchio con quanto scritto all’inizio: la Formula 1 continua ad adottare un atteggiamento quasi pilatesco. Ancora una volta si osserva una linea decisionale poco chiara e anticonvenzionale, se paragonata alla più semplice applicazione del diritto.
Sì, perché in Formula 1 non è la prima volta che vediamo decisioni strane, incomprensibili e irrituali. Oggi si è scritta una pagina non proprio trasparente nella storia del motorsport: si è stabilito che un pezzo che supera tutti i controlli previsti dal regolamento possa essere considerato illegale perché fa qualcosa che il regolamento stesso non definisce.
F1: politica preponderante sul diritto codificato
Lasciamo perdere lo “spirito del regolamento“, una boutade giornalistica di cui si è già parlato troppo: stavolta la decisione è politica. E non è la prima volta che accade. La singolarità del sistema Formula 1 sta nel fatto che i testi scritti, che codificano il diritto, hanno meno rilevanza dell’umoralità del momento.
Per evitare conseguenze sgradite a chi scrive le regole — ossia che gli altri team possano replicare il comportamento dell’ala McLaren — si preferisce bloccare un elemento aerodinamico che il regolamento, di fatto, non vieta chiaramente.
Il problema, lo abbiamo sollevato e lo ribadiamo con forza, è un regolamento scritto male, pieno di buchi che aprono a diversi ventagli interpretativi. La McLaren, come altri team in passato (ad esempio con le ali anteriori flessibili), ha sfruttato questi spazi.
Ora è partita la solita tiritera tra tifosi che chiedono la squalifica della McLaren dal GP dell’Azerbaigian e chi, invece, difende Woking, sottolineando che il regolamento consente certe scappatoie. La verità è che tutti dovrebbero smettere di ragionare da tifosi e chiedersi come sia possibile che un quadro normativo definito porti a decisioni arbitrarie, che non rispettano lo stesso regolamento.
Stavolta è toccato alla McLaren, in passato è successo con altri team, e domani chissà chi altro sarà colpito dalla scure federale, un ente che si smarca dalle norme che esso stesso ha scritto e si affida alla “luna” del momento per prendere decisioni. L’ala McLaren non è illegale, e non lo sarà, anche se non verrà più usata. La FIA dovrebbe riscrivere quella parte del regolamento piena di buchi e chiarire ciò che ora resta fumoso e aleatorio.
Ancora una volta, la Formula 1 non ha dato prova di coerenza giuridica, dimostrando ai protagonisti e ai tifosi che le lotte politiche e di potere possono addirittura superare la sacralità di un testo scritto. Ne saranno felici i garantisti a orologeria, quelli che esultano per uno sport con regole ferree che tali sono finché non intervengono fattori esterni e bloccarne l’applicazione…
Crediti foto: Chiara Avanzo