F1: quando la politica vince sul diritto

Ennesima decisione poco chiara della F1 che bandisce qualcosa che il regolamento non vieta. Uno sport in cui la politica vince sul diritto. Una deriva assurda

La F1 conferma quella ciclicità di cui faremmo volentieri a meno. La premessa, la notizia la conoscete tutti, è che la McLaren dovrà rinunciare a quell’alettone posteriore che flette in rettilineo, creando un mini effetto DRS (così scrivono gli esperti) anche quando l’ala mobile è chiusa. Il sistema è stato analizzato e valutato in ogni dettaglio, e la FIA ha deciso di intervenire con una stretta sulla questione.

La McLaren ha emesso un comunicato in cui afferma che, dopo un confronto con i delegati tecnici federali, ha deciso di fare un passo indietro e di non utilizzare più l’ala “incriminata”. Nel farlo, ha anche sottolineato che si aspetterebbe la stessa attenzione per quanto fanno gli altri team con le rispettive monoposto, come a dire: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

A proposito di citazioni bibliche e riferimenti religiosi, chiudiamo il cerchio con quanto scritto all’inizio: la Formula 1 continua ad adottare un atteggiamento quasi pilatesco. Ancora una volta si osserva una linea decisionale poco chiara e anticonvenzionale, se paragonata alla più semplice applicazione del diritto.

Sì, perché in Formula 1 non è la prima volta che vediamo decisioni strane, incomprensibili e irrituali. Oggi si è scritta una pagina non proprio trasparente nella storia del motorsport: si è stabilito che un pezzo che supera tutti i controlli previsti dal regolamento possa essere considerato illegale perché fa qualcosa che il regolamento stesso non definisce.

Spirito regolamento F1
Comparazione tra l’alettone della McLaren MCL38 in posizione statica e sotto la pressione dell’aria – illustrazione Chiara Avanzo

F1: politica preponderante sul diritto codificato

Lasciamo perdere lo “spirito del regolamento“, una boutade giornalistica di cui si è già parlato troppo: stavolta la decisione è politica. E non è la prima volta che accade. La singolarità del sistema Formula 1 sta nel fatto che i testi scritti, che codificano il diritto, hanno meno rilevanza dell’umoralità del momento.

Per evitare conseguenze sgradite a chi scrive le regole — ossia che gli altri team possano replicare il comportamento dell’ala McLaren — si preferisce bloccare un elemento aerodinamico che il regolamento, di fatto, non vieta chiaramente.

Il problema, lo abbiamo sollevato e lo ribadiamo con forza, è un regolamento scritto male, pieno di buchi che aprono a diversi ventagli interpretativi. La McLaren, come altri team in passato (ad esempio con le ali anteriori flessibili), ha sfruttato questi spazi.

Ora è partita la solita tiritera tra tifosi che chiedono la squalifica della McLaren dal GP dell’Azerbaigian e chi, invece, difende Woking, sottolineando che il regolamento consente certe scappatoie. La verità è che tutti dovrebbero smettere di ragionare da tifosi e chiedersi come sia possibile che un quadro normativo definito porti a decisioni arbitrarie, che non rispettano lo stesso regolamento.

Stavolta è toccato alla McLaren, in passato è successo con altri team, e domani chissà chi altro sarà colpito dalla scure federale, un ente che si smarca dalle norme che esso stesso ha scritto e si affida alla “luna” del momento per prendere decisioni. L’ala McLaren non è illegale, e non lo sarà, anche se non verrà più usata. La FIA dovrebbe riscrivere quella parte del regolamento piena di buchi e chiarire ciò che ora resta fumoso e aleatorio.

Ancora una volta, la Formula 1 non ha dato prova di coerenza giuridica, dimostrando ai protagonisti e ai tifosi che le lotte politiche e di potere possono addirittura superare la sacralità di un testo scritto. Ne saranno felici i garantisti a orologeria, quelli che esultano per uno sport con regole ferree che tali sono finché non intervengono fattori esterni e bloccarne l’applicazione…


Crediti foto: Chiara Avanzo

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