Andrea Stella osserva la Formula 1 del 2025 con l’occhio duale che lo contraddistingue, a metà tra l’ingegnere e il manager. E ciò che vede, oggi, va oltre la semplice dialettica dei valori in campo o l’eterna rincorsa tra progetti tecnici. Per il team principal della McLaren siamo di fronte a un momento storico sul fronte dei talenti: un crocevia generazionale che la F1 moderna non aveva mai mostrato con questa densità e con questa qualità.
Riflettendo sulla competitività della stagione, il n°1 delle operazioni del team di Woking ha sottolineato come il livello medio della griglia sia cresciuto a una velocità senza precedenti. Secondo lui, non esiste memoria recente di un’annata in cui la concentrazione di piloti in grado di lottare realmente per un titolo mondiale sia così elevata.
La sua stima è netta: sette o otto piloti con il potenziale tecnico e mentale per vincere un titolo, un numero che da solo descrive un quadro di eccezionalità. È una fotografia che va oltre l’analisi dei risultati, perché mette al centro una generazione nuova, cresciuta con strumenti, metodologie e pressioni radicalmente diverse rispetto ai loro predecessori.

Stella insiste soprattutto sul fatto che la preparazione dei giovani piloti contemporanei rappresenti un salto di qualità strutturale. Non è soltanto questione di talento naturale o velocità pura; è la somma di una formazione fisica più avanzata, di una maturità mentale precoce e di una competenza tecnica raffinata fin dalle categorie propedeutiche. Qui si crea il vero delta: le formule minori oggi si giocano letteralmente al millesimo, con vetture standardizzate e un livello di professionalizzazione che costringe i migliori a trovare un surplus invisibile, quell’ultimo centesimo che in un contesto così calibrato vale quanto un upgrade aerodinamico.
In questo scenario, sottolinea Stella, la rivoluzione parte da lontano: nei kart. È lì che la generazione attuale ha mosso i primi passi con un arsenale di dati e strumenti d’analisi che fino a dieci anni fa non appartenevano nemmeno ai team minori di F1. L’esposizione precoce alla telemetria, alla simulazione, al lavoro strutturato su setup e driving style li ha resi adulti agonisticamente molto prima del passato. E quando arrivano in Formula 1, il risultato è una griglia estremamente uniforme in cui la differenza non è più nella base, ma in quel famoso “ultimo uno per cento” evocato dal team principal.

Per Stella, questo allineamento verso l’alto è il tratto più affascinante della Formula 1 moderna: una nuova frontiera del talento in cui ogni errore pesa di più e ogni dettaglio diventa decisivo. Una generazione che cambia i parametri stessi con cui si misurano i piloti e che consegna alla categoria un livello agonistico come raramente si è visto nella storia recente. È questo, secondo il manager italiano, il vero segnale del tempo che stiamo vivendo: un’epoca in cui il talento non è più un’eccezione, ma una norma… e proprio per questo è più difficile emergere che mai.
Crediti foto: F1, McLaren
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