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F1 – Quando i piloti si prendono una pausa

Dopo il forfait di Hamilton ai test Pirelli, vi raccontiamo gli aneddoti che hanno visto i piloti saltare un Gran Premio di F1

Giovanni Tito by Giovanni Tito
26 Settembre 2025
in F1, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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Lewis Hamilton pensieroso ai tempi della Mercedes

Lewis Hamilton pensieroso ai tempi della Mercedes

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Nella storia della Formula 1 diversi piloti hanno saltato Gran Premi per motivi personali, come malattie, lutti familiari, traumi psicologici o scelte private, eventi non legati a infortuni in pista o squalifiche sportive.

Nelle ultime ore, sta facendo molto discutere la scelta di Lewis Hamilton di saltare i test Pirelli al Mugello per le condizioni di salute del suo cane Roscoe. L’inglese della Ferrari è stato sostituito dal pilota di riserva Guanyu Zhou. Molti capiscono lo stato d’animo del sette volte campione inglese, altri invece tendono a criticarlo per la sua mancanza di professionalità, eppure ci sono stati casi di piloti che hanno saltato dei diversi Gran Premi di F1 per motivi personali.

Hamilton con il bulldog Roscoe

Il lutto di Jackie Stewart

Jackie Stewart, tre volte campione del mondo, decise di ritirarsi dalla F1 dopo aver conquistato il titolo 1973, saltando l’ultima gara per motivi personali e familiari. La morte del suo compagno di squadra François Cevert durante le qualifiche a Watkins Glen fu un fattore decisivo, spingendolo a chiudere la carriera anzitempo.

Stewart aveva già pianificato il ritiro, ma il lutto per Cevert, un amico oltre che collega, e il peso emotivo delle corse lo portarono a non partecipare. Era anche preoccupato per la sicurezza dei driver, essendo un pioniere nella lotta per circuiti meno pericolosi.

La Tyrrell corse con un solo pilota, Chris Amon, ma il titolo era già assicurato. L’assenza segnò la fine di un’era per Stewart, icona della F1. Stewart rivelò anni dopo che il trauma per Cevert e la pressione familiare furono determinanti.

Jackie Stewart con François Cevert

Niki Lauda e l’addio anticipato con la Ferrari

Niki Lauda subì ustioni gravissime e danni polmonari nell’incidente del Gran Premio di Germania al Nürburgring Nordschleife. Sebbene l’infortunio fosse legato alla Formula 1, il suo recupero fu un viaggio personale intenso, con pressioni psicologiche e fisiche per tornare a correre. Lauda tornò incredibilmente dopo sole 6 settimane al Gran Premio d’Italia, a Monza.

La sua resilienza divenne leggendaria, ma l’assenza prolungata mostrò quanto i fattori personali, salute fisica e mentale, fossero cruciali anche in un’epoca meno attenta al benessere psicologico.

Dopo aver vinto il titolo con Ferrari nel 1977, Lauda decise di lasciare il team per divergenze personali e per prendersi una pausa. Saltò le ultime due gare in Canada ed in Giappone, per prepararsi al passaggio alla Brabham nel 1978. Lauda era emotivamente stanco dopo anni intensi con Ferrari e il dramma del 1976 fu segnante. La sua decisione fu una scelta personale per “staccare” e pianificare il futuro.

Ferrari sostituì Lauda con Gilles Villeneuve, e l’assenza non influì sul campionato già deciso. Fu un raro caso di un campione che si ritira volontariamente dalle gare finali.

Niki Lauda che festeggia il suo secondo titolo in F1, nel 1977

Michael Schumacher e la bandiera nera di Silverstone

Un caso controverso è quello di Michael Schumacher nel 1994. Squalificato ufficialmente per Italia e Portogallo dopo un incidente con Damon Hill al Gran Premio di Gran Bretagna per aver ignorato una bandiera nera, Schumacher visse un periodo di forte stress personale.

Le critiche e la pressione psicologica influirono sulla sua assenza, rendendola in parte legata a motivi personali, anche se tecnicamente era una penalità. Tornò vincendo il titolo, ma ammise anni dopo che il 1994 fu uno degli anni più difficili, con una lotta vinta solo con un punto di vantaggio su Hill, e la tragica scomparsa di quel che doveva essere il suo principale avversario, Ayrton Senna, ad Imola.

Michael Schumacher che festeggia il suo primo titolo da campione del mondo di F1

Fernando Alonso ed il sogno della Tripla Corona

Nel 2017, Fernando Alonso, all’epoca in McLaren, saltò il Gran Premio di Monaco per correre alla 500 miglia di Indianapolis, spinto dalla frustrazione per l’inaffidabilità della sua monoposto e dal sogno di completare la Triple Crown (Monaco, Le Mans, Indy). Alonso, rookie a Indianapolis, si preparò in due settimane, qualificandosi 5° e correndo una gara solida fino al ritiro al giro 197 per guasto al motore. Ottenne il premio Rookie of the Year. A Monaco, il campione del mondo Jenson Button lo sostituì. La scelta audace rafforzò la fama di Alonso come pilota totale, nonostante le critiche di alcuni puristi della Formula 1. Tornò al successivo GP del Canada, senza rimpianti.

Fernando Alonso, alla 500 miglia di Indianapolis nel 2017.

I motivi delle assenze dei piloti di F1

Negli anni ’60-’70, le assenze per motivi personali erano spesso legate a lutti o alla mancanza di sicurezza. Piloti come Lauda mostrano come il recupero mentale sia cruciale, un tema più discusso nella F1 moderna grazie a una maggiore consapevolezza. Oggi, un eventuale Gran Premio saltato è legato allo stato della propria salute, come i vari piloti che sono stati assenti a causa del virus COVID-19, tra il 2020 ed il 2021. Ma i casi in un pilota possa essere assente ad un Gran Premio per altri motivi sono davvero molto rari.


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Crediti Foto: Getty Images

Tags: F1Lewis HamiltonNews
Giovanni Tito

Giovanni Tito

Non sono asociale. Amo le persone nei film e le serie TV... Anche negli anime 🎥🎬📽️📺

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