Nella F1 moderna, spesso si tende a giudicare il risultato sportivo guardando semplicemente il valore della vettura o, in alcuni casi, quello dei piloti in griglia. Se quanto detto sopra è vero, perché il cronometro è l’unico elemento in grado di stabilire, nel bene e nel male, le prestazioni, è altrettanto vero che le vetture che scendono in pista sono il riflesso di mesi di lavoro, specie nel periodo invernale, e di un’organizzazione tecnica e manageriale di alto livello.
F1: quando l’organizzazione fa la differenza
Guardando i test appena svolti in Bahrain, è evidente che la McLaren sembra essere la vettura più competitiva.
Dando, ad esempio, uno sguardo all’organigramma dei campioni costruttori in carica, emergono diversi aspetti interessanti.
Gli uomini della grande scalata sono Andrea Stella (Team Principal), Neil Houldey (DT Engineering), Rob Marshall (Chief Designer) e Peter Prodromou (DT Aerodinamica). L’altro DT rimasto è Mark Temple (Performance). Per quanto l’organizzazione di Andrea Stella, avviata nel marzo 2023 e completata verso maggio 2024, sia di tipo gerarchico-orizzontale (Prodromou-Houldey-Temple riportano a Stella), ciò che balza all’occhio dal punto di vista tecnico è la presenza, nella struttura di vertice, di una personalità di grande valore come Prodromou.

Peter Prodromou, ingegnere aeronautico cresciuto sotto la guida del “genio” Adrian Newey in McLaren, è stato blindato dalla scuderia di Woking con un contratto pluriennale. Ma perché, nell’ultimo anno, questa figura, insieme a Marshall, è stata elevata come la soluzione ai mali di Woking?
Analizzando il contesto dagli anni 2000 in poi, emerge che i team che hanno vinto almeno un campionato mondiale costruttori o piloti hanno avuto all’apice della propria organizzazione figure di profilo “aerodinamico”, specie a partire dal 2009, quando i test in pista furono banditi e vennero sostituiti dai sistemi di simulazione. Alcuni esempi sono James Allison (Mercedes), Adrian Newey (Red Bull) e il già citato Peter Prodromou (McLaren).
Tra le sole squadre di vertice, il profilo tecnico che più si avvicina a quello della McLaren è indiscutibilmente la Mercedes. Ferrari e Red Bull, invece, presentano molte similitudini, a partire dai DT: Serra e Waché hanno lo stesso profilo tecnico, e i loro rispettivi bracci destri nel reparto aerodinamico sono Diego Tondi ed Enrico Balbo. Tuttavia, a differenza di McLaren e Mercedes, questi ultimi non riportano direttamente al Team Principal né influenzano direttamente le scelte di progetto.
Newey, ad esempio, ha lavorato prima con Prodromou, poi con Fallows e Waché in Red Bull. Allison, in Mercedes, ha lavorato con Aldo Costa e poi con Loïc Serra.

F1: un direttore tecnico di estrazione aerodinamica è la mossa vincente?
Lungi dal voler giudicare l’organizzazione tecnica di questi team, composti da grandi professionalità, è evidente che la carica di Direttore Tecnico, nel corso degli anni, si sia rivelata più adatta a una figura di stampo aerodinamico piuttosto che meccanico. Ciò è dovuto alla visione d’insieme della vettura che il primo profilo sembra avere, nonostante l’affinità tra questi due campi ingegneristici.
Quali figure, allora, potrebbero fare al caso di Ferrari e Red Bull per potenziare il reparto tecnico?
Una di queste potrebbe essere Dan Fallows, ex capo aerodinamico Red Bull ed ex DT Aston Martin. Nel novembre 2024, a seguito degli scarsi risultati dell’Aston Martin, è stato spostato come Chief Engineer nel reparto Performance Technologies.
Tuttavia, Fallows è conosciuto come il pupillo di Newey, avendo ben figurato nella progettazione delle vetture che hanno vinto i mondiali dal 2010 al 2013 e in quelle dell’era ibrida, nonostante il motore Renault. Si sono poi rincorsi rumors secondo cui il rapporto tra Fallows e Newey non sarebbe più stato idilliaco, al punto da spingere Fallows ad accettare, nel 2021, la corte di Lawrance Stroll.
Un’altra figura di rilievo che potrebbe interessare i team citati è Mike Elliott. Per quanto la sua filosofia degli “zero sidepods” non abbia pagato in Mercedes, portando prima alla sua sostituzione con Allison e poi alla sua uscita dalla squadra, Elliott è stato una figura chiave nei successi Mercedes dell’era ibrida. Dal 2012 al 2016 è stato capo aerodinamico della scuderia di Brackley, dove ha lavorato a stretto contatto con i vari DT, prima Paddy Lowe e poi James Allison, contribuendo alla progettazione delle Frecce d’Argento che hanno monopolizzato i mondiali dell’epoca.

È fondamentale sottolineare, ovviamente, che un team capace di vincere un mondiale di Formula 1, sia piloti che costruttori, eccelle non solo per le competenze delle figure chiave, ma anche per aspetti non secondari legati a tecnologie e perfezionamenti sviluppati da ogni singolo membro della squadra, senza dimenticare il capitolo Power Unit, spesso colonna portante delle vetture moderne.
Alla luce dell’inizio di un mondiale che precede un cambio regolamentare, ci auguriamo e ci aspettiamo che i dettagli organizzativi appena menzionati rimangano tali e non vadano a influenzare lo spettacolo in pista.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP, McLaren F1